ROMA Hanno ripreso da dove avevano lasciato nell'ultimo incontro. Quasi. Perché da quel giorno, era il 5 agosto scorso, è cambiato tanto. A fare gli onori di casa a Palazzo Chigi ricevendo i leader di Cgil Cisl e Uil, è sempre il premier Giuseppe Conte con la sua ormai usuale cortesia e gentilezza nei modi e nei toni. Però i colori della sua casata sono diversi, accanto al giallo non c'è più il verde, ma il rosso. La nuova maggioranza del Conte bis è plasticamente rappresentata dai due ministri che siedono ai suoi lati, la pentastellata ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e il ministro dell'Economia, il dem Roberto Gualtieri. Nell'agenda dei sindacalisti, poi, non c'è nessun appuntamento fissato a breve sulle stesse materie con l'inquilino del Viminale, come invece era accaduto - creando malumori e molto disorientamento - nei due precedenti incontri a Palazzo Chigi.
Sgombrato il campo dal fuoco amico, il clima ieri è stato «positivo», come ha riferito il numero uno della Cgil, Maurizio Landini. Da subito il governo ha precisato che i provvedimenti devono essere inquadrati in un «orizzonte triennale, fondamentale per rilanciare la crescita e l'occupazione». Ovviamente adesso c'è la manovra da varare a breve. E sarà una manovra che - ha sottolineato Conte - rispetterà i vincoli europei: «Abbiamo un quadro di finanza pubblica che ci impegna con vincoli ben precisi. Vogliamo tenere i conti in ordine». Niente fughe in avanti, niente tentativi di sforare la barriera del 3%, tanto per intenderci. «Remiamo insieme per il bene del Paese» ha esordito Conte.
Su un altro punto il governo ha voluto sgombrare il campo da equivoci: Reddito di cittadinanza e Quota 100 non saranno toccati. Secondo quanto riferito dai sindacati non è allo studio nemmeno un allungamento delle finestre di uscita per la pensione anticipata. L'ipotesi «non è stata prospettata» ha detto il numero uno Cisl, Annamaria Furlan. Per il Reddito invece il governo si è detto pronto a passare alla fase due, quella che con l'aiuto dei navigator dovrebbe incrociare domande e offerte di lavoro.
LE MISURE Tornando alla manovra, ai primi posti delle priorità resta «un sostanzioso taglio delle tasse» che non significa flat tax, ma riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori. In realtà Conte lo aveva già detto ai sindacati nel terzo e ultimo incontro del precedente governo: occorre affrontare l'«emergenza salariale», causata da una crisi che nell'ultimo decennio ha fatto perdere ai salari netti cinquemila euro. Per poter pagare meno tasse «sarà fondamentale una seria lotta all'evasione fiscale». Al centro della prossima manovra economica ci sarà anche «una nuova agenda di investimenti green e un piano strutturale di interventi per il Mezzogiorno». La rivoluzione verde annunciata dal ministro dell'Ambiente e contenuta in un corposo provvedimento, dovrà però attendere e non arriverà oggi in consiglio dei ministri, come auspicava il ministro Costa, sotto forma di decreto. Oltre a problemi di coperture che vanno trovate nella manovra di fine anno, anche dubbi nel Pd sulla norma che regola l'end of waste, ovvero le regole per definire il fine vita dei rifiuti, gli inceneritori ad esempio o i trattamenti che dovranno fare le aziende.
Tra i prossimi provvedimenti - e a questo proposito la ministra del Lavoro ha annunciato convocazioni a breve dei sindacati al suo ministero, forse già la prossima settimana - ci sarà poi «un piano straordinario sulla sicurezza». Nessun dettaglio è stato ancora fornito sulle coperture finanziarie, né sulla gradualità degli interventi. Il salario minimo, ad esempio: se n'è parlato al tavolo, ma non è stato chiarito se farà parte della manovra o continuerà il suo percorso parlamentare autonomo. A ogni modo i sindacati hanno ribadito che può avere senso solo a fronte di una validità erga omnes dei contratti nazionali. Adesso partiranno i tavoli tecnici, e solo allora Landini, Furlan e Barbagallo daranno un vero e proprio giudizio.
Bonus per detersivi alla spina e auto rottamate: il piano green
ROMA Spesa al supermercato meno cara, per chi dà la precedenza ai prodotti sfusi o alla spina. Oltre ai maxi-sconti del 20% si risparmierà pure sulle consegne a domicilio. Chi rottamerà l'auto vecchia potrebbe ricevere un bonus del valore di 2 mila euro da utilizzare per pagare meno l'abbonamento al trasporto pubblico.
Per le strade circoleranno anche più scuolabus a zero emissioni e alle famiglie che ne usufruiranno sarà garantita una detrazione fino a 250 euro sulle spese sostenute. Questi gli obiettivi di una bozza di decreto legge sull'ambiente che conta 12 pagine, ma il cui destino è ancora da definire. L'ambiente è al centro del programma del governo giallorosso che conta di fare leva sugli investimenti green per ottenere da Bruxelles una significativa tranche di flessibilità, da 12 miliardi di euro circa, in vista della prossima legge di Bilancio. Agli automobilisti farà gola il bonus per la rottamazione delle autovetture omologate fino alla classe euro 4. Avrà un valore di 2 mila euro e sarà destinato a chi risiede nelle città metropolitane interessate dalla procedura di infrazione europea per il mancato rispetto delle norme sulla qualità dell'aria. L'incentivo sarebbe corrisposto tramite un credito fiscale da utilizzare nei successivi cinque anni per l'acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico o per pagare i servizi di car sharing elettrico o a zero emissioni. Potranno usufruire del bonus pure i familiari conviventi del beneficiario. Tra gli obiettivi anche un fondo ad hoc con una dotazione di 10 milioni di euro al fine di promuovere il trasporto scolastico per gli studenti della scuola dell'obbligo e limitare così le emissioni inquinanti in atmosfera. Il governo punta inoltre a incentivare il trasporto a domicilio di prodotti tramite il riconoscimento di un credito di imposta pari allo sconto praticato al consumatore, fino al 20 per cento del costo del servizio e fino a un importo massimo di 5 mila euro a esercente. Per il consumatore finale il costo del servizio sarà fiscalmente detraibile al 100 per cento. Nella bozza del decreto legge sull'ambiente c'è spazio poi per i maxi-sconti del 20 per cento su saponi e alimentari sfusi, ovvero privi di confezione di plastica. L'obbiettivo è di ridurre la produzione di imballaggi per i beni alimentari e i prodotti detergenti. L'incentivo sarà introdotto in via sperimentale per tre anni e andrà a beneficio anche dei venditori. Se da un lato gli acquirenti usufruiranno dello sconto direttamente sul prezzo di acquisto, dall'altro il contributo verrà riconosciuto agli esercenti sotto forma di credito d'imposta fino a un importo massimo annuale di 10 mila euro.
LE RISORSE Sul fronte della gestione dei rifiuti, sono previste disposizioni per velocizzare la pianificazione di emergenza. Verrà istituita a Palazzo Chigi una piattaforma ad hoc per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria. Le agevolazioni fiscali inquinanti sono da tempo nel mirino dei pentastellati. La bozza traccia una roadmap per eliminare i sussidi dannosi per l'ambiente. «Le spese fiscali dannose per l'ambiente indicate nel Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi sono ridotte nella misura almeno pari al 10 cento annuo a partire dal 2020 sino al loro progressivo annullamento entro il 2040», recita il testo. Il 50 per cento delle risorse così recuperate alimenterà uno specifico fondo destinato al finanziamento di interventi in materia ambientale, alla revisione dei sussidi ambientalmente favorevoli, alla diffusione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili.
In arrivo sgravi in busta paga ai redditi fino a 36 mila euro
ROMA Un piano articolato su tre anni, a partire dal 2020, con uno stanziamento iniziale di circa 5 miliardi di euro. Governo al lavoro per ridurre il cuneo fiscale, vale a dire per alleggerire quegli oneri tributari e contributivi che appesantiscono la busta paga allargando il divario tra salario lordo e netto. Una misura che vuole avere un impatto politico e caratterizzare l'azione dell'esecutivo, ma che naturalmente dovrà essere inquadrata nell'insieme degli impegni finanziari, che comprendono in primo luogo l'annullamento dei previsti aumenti Iva.
LA PROGRESSIVITÀ «È prioritario attuare un sostanzioso taglio delle tasse da accompagnare con una seria lotta all'evasione» ha ribadito ieri il premier, Giuseppe Conte, confermando quanto espresso nel chiedere la fiducia al Parlamento a inizio Settembre. Palazzo Chigi, su indicazione della maggioranza giallo-rossa, punta a un taglio del cuneo ad esclusivo vantaggio dei lavoratori, nel rispetto del principio costituzionale della progressività. Si prospetta quindi una riforma che, cancellata dall'agenda la Flat tax cara alla Lega, tragga ispirazione e risorse da un riordino delle tax expenditures: la giungla degli sgravi fiscali. Il precedente governo aveva ipotizzato di assorbire gli 80 euro proprio nella Flat tax del Carroccio e, chiaramente, lo scenario si è ribaltato rispetto a un mese fa: il bonus 80 che porta la firma di Matteo Renzi potrebbero essere potenziato e trasformato per alleggerire il fisco in favore della fascia di lavoratori dai redditi medi e bassi. Una delle ipotesi più probabili è quella di un'estensione del bonus 80 euro (oggi riservato ai redditi tra 8 mila e 26 mila euro) alle fasce più basse sotto la soglia della no tax area (gli incapienti) e a quelle medie, come minimo fino ai 28 mila euro del secondo scaglione Irpef, ma probabilmente anche fino ai 36 mila, sotto forma però di detrazione. Sulla base di questo schema, sarebbe stato calcolato un beneficio netto da 1.500 euro all'anno per i redditi più bassi, con vantaggi robusti fino alla soglia dei 30 mila euro lordi all'anno. Occorre ricordare che ogni punto tagliato di cuneo per tutto il lavoro dipendente pesa per 2,5 miliardi sui conti pubblici, dunque al momento si sta ragionando su una riduzione di due punti. All'interno della maggioranza si ipotizza anche un'altra soluzione: riduzione mirata dei contributi sociali a carico del datore di lavoro per lavoratori a bassi salari. Una strada sperimentata con successo in Francia. Ma questa pista è meno probabile, in questa fase.
LA SFORBICIATA Alcuni giorni fa, invece, Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha suggerito di realizzare una sforbiciata al costo del lavoro di natura selettiva. Il numero uno dell'Istituto di previdenza ha spiegato che gli sgravi «dovrebbe andare nella direzione di una sostenibilità socio-ambientale». Le statistiche, ad ogni modo, sembrano confortare un taglio del cuneo fiscale. Secondo il più recente rapporto dell'Ocse (Taxing Wages 2019), nel 2018 in Italia la busta paga di un lavoratore medio (circa 30 mila euro lordi) era tassata del 47,9 per cento. Quindi su 100 euro di lordo in busta paga, a un lavoratore italiano medio arriva un netto di 52,1 euro.
Quasi la metà. Nella classifica europea, Roma è terza e davanti ha il Belgio, primo in classifica con un cuneo fiscale e contributivo pari al 52,7 per cento, e la Germania con il 49,5 per cento. Subito sotto al podio si trova la Francia, con il 47,6 per cento, appaiata con l'Austria. Seguono poi Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Lettonia e Finlandia.