ROMA «Non creiamo panico sociale, non vogliamo creare nuove tasse». Giuseppe Conte cerca di ridimensionare le polemiche che sono seguite alla proposta del ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, che, alla fine della scorsa settimana, aveva proposto l'introduzione di prelievo sulle bibite gassate e sulle merendine. Un intervento al quale aggiungere anche una imposta di un euro sui voli domestici e di un euro e mezzo su quelli internazionali.
LE RISORSE «L'obiettivo del governo ha spiegato il premier è molto chiaro: non far aumentare l'Iva e liberare risorse per il cuneo fiscale. Questi fondi che andremo a recuperare saranno a favore dei lavoratori: vogliamo fare in modo che i lavoratori abbiano in busta paga più soldi da spendere». Sull'ipotesi di nuovi balzelli il presidente del Consiglio cerca dunque la tregua con Pd e 5Stelle anche se ha riconosciuto il fatto di non aver escluso il via libera a quelle tasse (merendine e voli), specificando che «non escludere una misura non vuol dire che si tratta di una cosa definita». Insomma il capo del governo, parlando da New York, ha di fatto liquidato la doppia ipotesi che in questi ultimi giorni ha infiammato il dibattito politico («Ho scoperto che nella maggioranza sono più vicini alla Cgil e alle nuove tasse, che al taglio di tasse», ha polemizzato il leader della Lega, Matteo Salvini) spostando l'attenzione sulla necessità di neutralizzare l'aumento dell'Iva, per il quale servono 23,1 miliardi, e sull'obiettivo dichiarato di ridurre il carico fiscale sulle buste paga dei lavoratori.
«Lo spread che si abbassa ci consente di recuperare migliaia di risorse e altre arriveranno dalla spending review», ha garantito ancora Conte, alle prese con il complesso recupero delle coperture necessarie per far quadrare i conti della prossima legge di Bilancio. Anche dal ministero dell'Economia la giornata di ieri è stata spesa per rassicurare l'opinione pubblica sulla volontà di di ridurre la pressione fiscale. «Vogliamo nell'arco del triennio ridurre la tassazione sui lavoratori», ha rincarato il viceministro, Antonio Misiani. Mentre il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, è stato ancora più diretto spiegando che «se dovessero essere decise nuove tasse, ma faremo di tutto per non farlo, adotteremo in maniera esplicita la tassazione per una riconversione di sostenibilità ecologica del nostro sistema».
IL CONTESTO Il contesto generale all'interno del quale si muove il governo, peraltro, è reso complicato dai numeri. Proprio nella settimana in cui il governo si prepara a mettere nero su bianco la nota di aggiornamento al Def, pilastro sul quale il governo costruirà la prossima legge di Bilancio, l'Istat ha corretto leggermente al ribasso il tasso di crescita del Pil nel 2018, portandolo da +0,9% a 0,8%. Parallelamente l'istituto ha rivisto al rialzo le stime sul deficit, che nell'anno passato sale al 2,2% in rapporto al Pil dal 2,1% della stima di aprile. Quanto al 2017 restano invece confermate la crescita a +1,7% e il rapporto deficit/Pil al 2,4%. Non positive, anche se determinate da elementi tecnici, le stime sul debito pubblico. Secondo Bankitalia è risultato maggiore di 58,3 miliardi rispetto al dato precedente attestandosi al 134,8 per cento del Pil dal 132,2% stimato in precedenza. La revisione, ha specificato però Palazzo Koch, riflette sostanzialmente l'effetto del differente criterio di valutazione, imposto da Eurostat, dei Buoni fruttiferi postali. Per questa ragione, hanno garantito i tecnici del governatore Ignazio Visco, «la revisione non ha alcun impatto sulla valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche. Gli interessi maturati annualmente sono sempre stati considerati nel conto economico delle Amministrazioni pubbliche e pertanto la nuova contabilizzazione non implica revisioni per l'indebitamento netto».
ROMA Un decreto legge per fare entrare in vigore subito almeno una parte delle misure fiscali, portando quindi a casa le relative maggiori entrate destinate a contribuire alla manovra complessiva. Anche in questa sessione di bilancio il governo si prepara a sdoppiare i provvedimenti legislativi della manovra di bilancio; la distribuzione delle misure tra i vari provvedimenti è però ancora oggetto di valutazione, quando mancano poco meno di quattro settimane alla scadenza prevista per l'invio della manovra alle Camere.
Uno dei nodi da sciogliere è quello del carcere per gli evasori. Uno slogan caro in particolare al Movimento Cinque Stelle, che ha ricevuto un qualche sostegno dallo stesso Giuseppe Conte. Il tema è delicato e si tratta quindi di calibrare un eventuale intervento, ricordando che le sanzioni detentive sono naturalmente già presenti nell'ordinamento italiano. Si tratta semmai di - se questa impostazione sarà accettata dall'intera maggioranza - di abbassare le soglie per la punibilità ed eventualmente di inasprire le pene: scelte essenzialmente politiche che comunque non hanno di per sé un effetto sul gettito.
L'EMENDAMENTO Lo scorso autunno in Parlamento era stato presentato un emendamento pentastellato che andava in questa direzione, intervenendo sulla situazione che era stata definita - in senso opposto - nel 2015 dal governo Renzi. Allora ad esempio la soglia di punibilità per la dichiarazione infedele era stata portata da 50 mila a 150 mila euro di imposta evasa, mentre il valore degli elementi attivi sottratti all'imposizione era passata da 2 a tre milioni. Nell'impostazione del M5S, tutta da verificare con l'alleato democratico, questi limiti potrebbero tornare a scendere verso i 100 mila e i 2 milioni di euro, rendendo quindi sulla carta più facile il carcere per queste violazioni.
LA CORTE Un altro capitolo a cui si lavora è quello del contrasto alle frodi. Laura Castelli, viceministro all'Economia, ha fatto riferimento alle truffe che riguardano l'Iva in particolare nel settore dei carburanti. Anche questa stretta potrebbe trovare posto nel decreto legge. Una misura che di certo il governo deve adottare in tempi rapidi è quella relativa all'Iva per le autoscuole, che in seguito ad un pronunciamento della Corte di Giustizia europea dovrà essere applicata nel settore (al 22 per cento) al contrario di quanto è avvenuto finora. Ieri il viceministro dell'Economia Antonio Misiani (Pd) ha confermato che è in preparazione un intervento legislativo ad hoc per evitare l'applicazione retroattiva del prelievo, eventualità che ha già scatenato la protesta del mondo delle autoscuole. Il decreto fiscale potrebbe essere la sede per questa correzione di rotta, in assenza di altri canali legislativi.
GLI STRUMENTI Più complesso è il discorso sui vari strumenti per il contrasto all'evasione, dagli incentivi per l'uso della moneta elettronica al potenziamento della fatturazione elettronica. Si tratta di un ventaglio di misure che comprendono in una fase iniziale anche maggiori costi, perché si tratta ad esempio di incentivare gli esercenti con più robuste forme di credito d'imposta. L'altro aspetto, quello legato alla riduzione o all'azzeramento (per le transazioni di piccolo importo) delle commissioni è ugualmente problematico, perché si va a incidere sugli introiti delle banche e dei soggetti finanziari. I quali potrebbero avere la tentazione di riprenderseli sotto altra forma, ad esempio aumentando i canoni richiesti ai consumatori per l'utilizzo delle carte.
Con uguale cautela viene affrontato il dossier verde, che nella versione portata avanti dal ministro Costa prevedeva il taglio dei sussidi alle attività inquinanti e dunque un incremento del prelievo fiscale per categorie come agricoltori, o autotrasportatori. Il dicastero dell'Ambiente conta di portare il provvedimento ad un prossimo Consiglio dei ministri ma a questo punto non è nemmeno escluso che la richiesta degli altri ministeri (Economia e Sviluppo economico) di coordinare e condividere le misure si traduca nella scelta di far confluire anche questo pacchetto in quello più complessivo della manovra.