ROMA Debutto con strappo, per il Conte bis, che ieri ha giurato al Quirinale e, subito dopo, riunito il primo Consiglio dei ministri. Tra i primissimi atti del nuovo esecutivo c'è infatti, oltre all'attivazione della golden power sul 5G, la bocciatura della legge del Friuli Venezia Giulia sui migranti: disposizioni che eccedono le competenze regionali e risultano anche discriminatorie in contrasto con alcuni principi costituzionali. Per questo, su proposta del neo responsabile del dicastero per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, il Cdm ha deciso di impugnare la legge regionale «Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale».
Nella nota del Cdm si ritiene che «talune disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie, in contrasto con i principi di cui all'articolo 3 della Costituzione e in violazione della competenza esclusiva statale». «Bell'esordio, rispettoso dell'autonomia delle popolazioni, dei governatori, dei territori, degli italiani per il governo Pd-M5s e Leu. E anche Leu perché non dimenticatevi di Fratoianni e Boldrini», il commento a caldo di Matteo Salvini.
Il leader leghista ha deciso di scendere in piazza lunedì al fianco di Fratelli d'Italia, per un sit in davanti a Montecitorio nel giorno della fiducia. «È giusto che gli italiani facciano sentire la loro indignazione contro questo governo che nasce come una truffa ai loro danni», spiega Giorgia Meloni. «Sono molte le adesioni che riceviamo anche da ex elettori del Pd ed ex elettori M5S: insomma, monta una protesta trasversale in tutta Italia, che coinvolge la società civile, le associazioni e i cittadini».
Il governatore leghista del Friuli, Massimo Fedriga annuncia ricorso alla Corte Costituzionale e si sfoga: «Sono felice di dare fastidio a questi traditori». «Si tratta di un'attività ordinaria, corrente e oserei dire anche banale», replica Boccia. «I termini per impugnare la legge scadevano in giornata e il Cdm aveva già deciso di impugnarla», replica Boccia. «Se il Friuli Venezia Giulia si adeguerà si potrà pensare anche di ritirare il provvedimento». «Fedriga telefoni al suo ex vicepremier in vacanza in Trentino», gli fa eco Deborah Serracchiani, «e gli chieda com'era stata fatta dal suo governo l'istruttoria che ha portato all'impugnazione della legge regionale.... Un presidente di Regione, che è stato capogruppo alla Camera, dovrebbe sapere che questi non sono provvedimenti che si costruiscono da un giorno all'altro».
I NUMERI DEL SENATO Intanto il governo avvia la sua navigazione, preparandosi la prossima settimana al tour de force dei voti di fiducia: lunedì Conte presenterà il suo programma alla Camera, martedì al Senato. A Montecitorio la nuova maggioranza può contare su un margine ampio, con 341 deputati tra Movimento 5Stelle (216), Partito Democratico (111) e Leu (14): un margine di almeno 25 voti ai quali si aggiungeranno certamente altri, a partire dai tre di +Europa. Meno brillante la situazione a palazzo Madama, dove la somma delle tre forze di maggioranza lascia solo un margine risicato di sopravvivenza. 107 i senatori grillini, 51 i dem e 4 di LeU per un totale di 162, dove l'asticella per la maggioranza assoluta è 161. In realtà anche i 4 senatori della Svp hanno già annunciato il loro sì alla fiducia, così come Pier Ferdinando Casini e Gianclaudio Bressa del gruppo Autonomie, oltre a due senatori del Maie, il socialista Nencini e almeno 4 ex grillini. Portando l'asticella decisamente più in alto.
Lamorgese frena: più umani ma i porti restano chiusi
ROMA Il primo test lo offre la Alan Kurdi, la nave umanitaria della ong tedesca Sea Eye che naviga da giorni e che ora è davanti a Malta senza avere il permesso per entrare in porto. «Abbiamo chiesto al ministero dell'Interno - dicono i capi missione - se ora che l'Italia ha un nuovo governo il cosiddetto decreto Salvini sia ancora valido. E il ministero, in tarda mattinata, ce lo ha confermato. Apparentemente, anche questo esecutivo mantiene una posizione di fermezza contro gli sforzi dei salvataggi di civili».
NESSUNA INVASIONE Nessuna concessione, dunque, almeno per il momento. Perché la linea del neo ministro Luciana Lamorgese non sarà certamente uguale a quella del suo predecessore, anzi. Ma deve comunque fare i conti con un'opinione pubblica ormai nettamente schierata sul tema dell'immigrazione. Niente porti aperti in maniera indiscriminata, quindi - indietro non si torna - ma certamente più umanità. E poi i casi verranno analizzati volta per volta, a seconda della situazione e sempre di concerto con il premier Conte, partendo dal presupposto che l'Italia non sta subendo invasioni. Sarà un lavoro non facile, anche perché l'ex prefetto subentra a un ministro che ha esasperato i toni con un'Europa che ha colto così l'occasione per continuare a non occuparsi del problema. E ora ci si aspetta molto da Bruxelles, a cominciare da una revisione della gabbia del Trattato di Dublino che impone al Paese di primo arrivo di farsi carico dei migranti sbarcati. Anche se è più facile immaginare che un contributo concreto arrivi con la ricollocazione dei migranti.
Nel frattempo, Lamorgese, ieri mattina, dopo aver giurato davanti al presiedente della Repubblica, ha salutato i giornalisti presenti augurando buon lavoro. Nessun'altra dichiarazione. Poi si è recata al ministero dove ha incontrato i capi dipartimento e il capo della Polizia Franco Gabrielli, con il quale ha ottimi rapporti. Bisognerà aspettare la fiducia al governo che avverrà nei prossimi giorni, prima che il neo ministro definisca un'agenda.
Cosa succederà alla prossima nave umanitaria che tenterà di entrare in acque italiane con a bordo i migranti? Diverse le ipotesi possibili, tutte da concertare con Palazzo Chigi. Sebbene il neo ministro avrebbe anche la possibilità di non firmare il divieto, al contrario di quanto faceva il leader leghista in base all'articolo 1 del suo dl che gli concedeva la facoltà di «limitare o vietare l'ingresso» a navi «per motivi di ordine e sicurezza pubblica». È una facoltà, non un obbligo, ma potrebbe essere il primo modo per disinnescare gli effetti della legge salviniana. Lamorgese dovrà comunque far ricorso a tutte le sue riconosciute doti di mediazione e ascolto per trovare un punto di equilibrio tra le esigenze dem - che sono per una cesura netta con le politiche del precedente Governo - e quelle di una parte dei Cinquestelle, che puntano a mantenere una linea rigorista. In ogni caso, la stella polare del nuovo ministro, come recita il 15° dei 26 punti contenuti nelle linee programmatiche del nuovo Governo, sarà aggiornare la normativa «seguendo le recenti osservazioni formulate dal presidente della Repubblica».
I RILIEVI AL DECRETO Il riferimento è alla lettera che Sergio Mattarella ha inviato lo scorso 8 agosto con i rilievi al dl sicurezza bis. Il capo dello Stato aveva sollevato «rilevanti perplessità», in particolare, sulle sanzioni a carico delle navi che violano il divieto di ingresso in acque italiane: multe fino ad un milione di euro e confisca. Serve, ha spiegato, «la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti», ricordando che il divieto può essere disposto «nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia». Anche sul primo decreto sicurezza, quello dell'ottobre 2018 che conteneva una stretta sui richiedenti asilo, il presidente aveva scritto per sottolineare che restano «fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato».
Da prefetto di Milano Lamorgese aveva bacchettato le ordinanze anti-migranti dei sindaci leghisti: «È importante accettare la diversità, che è ricchezza e procedere con l'integrazione. Io dico che bisogna accogliere nelle regole e non respingere il diverso che può essere un arricchimento per il territorio». E c'è da attendersi proprio un impulso alle politiche dell'integrazione, depotenziate da Salvini. Il nuovo ministro punterà anche a ricucire l'essenziale rapporto con Bruxelles e con le altre capitali europee, da Parigi e Berlino, nella convinzione che occorre trovare alleanze per cambiare le cose.