L'AQUILA Il lunedì dell'Angelo ha concesso una tregua sul fronte coronavirus solo apparente: nel giorno di Pasqua il laboratorio dell'Istituto zooprofilattico non ha processato tamponi e, dunque, per l'Aquilano e il Teramano non ci sono state comunicazioni di nuove positività. Discorso diverso per il resto della regione. L'andamento del contagio resta piuttosto costante: la percentuale di positivi sui tamponi esaminati è risalita attorno al 10 per cento (9,6), con 53 casi nuovi su 552 test. L'altro giorno si era fermata al 4,6%, con 40 contagi e 873 tamponi. Dunque si registra, almeno su questa base, un incremento. In aumento, per il terzo giorno di fila, anche i ricoveri: altri cinque quelli ordinari, che portano il totale a 351, numero che si era raggiunto intorno al 4 aprile. Un salto indietro, insomma, di una decina di giorni. L'unica luce, in una Pasqua in chiaroscuro, è quella dei pazienti in terapia intensiva, fermi a quota 54 ormai da tre giorni dopo una settimana intera di calo. A tutto questo vanno sommati ulteriori 12 morti, arrivati ormai a quota 224, con un tasso di letalità che, seppure impercettibilmente, è addirittura in aumento, avendo superato il 10 per cento: gli ultimi deceduti sono un 72enne di Loreto Aprutino, un 73enne di Francavilla al Mare, un 65enne di Notaresco, un 86enne e un 87enne di Penne, una 82enne di Cappelle sul Tavo, una 96enne di Vasto, un 80enne di Lanciano, un 80enne di Ortona, un 56enne, un 90enne e un 66enne di Montesilvano. Nel bilancio giornaliero vanno aggiunti anche cinque nuovi guariti che ora in totale sono 211. Del totale dei casi positivi, 220 si riferiscono alla Asl L'Aquila (invariato rispetto all'altro giorno), 465 alla Asl Chieti (+13), 929 alla Asl di Pescara (+40) e 599 alla Asl di Teramo (invariato). Il trend, insomma, pare confermarsi: l'epidemia non sfonda come a metà marzo, ma la curva scende con lentezza e questo rischia di dilatare i tempi della sua fine.
IL PROVVEDIMENTO Nel frattempo proprio ieri il presidente della Regione, Marco Marsilio, ha emanato una nuova ordinanza, la numero 36. Il provvedimento dispone alcune misure di contenimento. Sono chiusi al pubblico i aprichi acquatici, gli stabilimenti balneari e le relative aree di pertinenza. L'accesso è consentito solo al personale impegnato in comprovate attività di manutenzione e vigilanza, anche relative alle aree in concessione o di pertinenza. Gli operatori turistico balneari e le il personale, «al fine di tutelare le risorse naturali del mare e della costa», sono autorizzati però ad effettuare i necessari e urgenti lavori nelle aree demaniali in concessione per avviare a smaltimento e recupero i rifiuti che si sono in questo frangente accumulati a seguito del maltempo. Una facoltà che, comunque, come recita l'ordinanza, resta vincolata alla preventiva attuazione delle azioni e modalità sicure e protette rispetto ai rischi di contagio attivo e passivo» come dispongono già le norme nazionali e regionali. E' consentita anche l'attività di manutenzione di aree pubbliche e private: orti, vigneti e ortofrutticole in genere, per interventi urgenti anche finalizzati alla manutenzione e alla prevenzione dei danni all'incolumità personale e al patrimonio arboreo naturale. Ovviamente con le stesse precauzioni. Le misure sono valide fino a nuova ordinanza.