Data: 09/11/2022
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Colpito dal carico sulla nave: operaio cade in mare e muore La vittima è Mark Pepito, 41enne di nazionalità filippina dipendente della Micoperi. I sindacati: è una strage continua Cgil: prevenzione necessaria. Cisl: fatto inaccettabile.
L'imbragatura di una gru ha ceduto e l'uomo è stato travolto: il decesso in ospedale incidente sul lavoro». L'azienda: la sicurezza per noi è cruciale Parla l'amministratore delegato Bartolotti: «Questa vicenda mi ha devastato» ORTONA È morto mentre si guadagnava da vivere. Mark Canete Pepito, 41enne di nazionalità filippina, era un operaio marittimo della Micoperi ed era al lavoro nel porto di Ortona, insieme ai suoi colleghi. L'avrà fatto una miriade di volte, ma ieri mattina qualcosa è andato storto. L'enorme imbragatura di una gru che si sgancia improvvisamente, il carico che travolge Pepito, lo colpisce alla testa e lo scaraventa in mare. Il 41enne è stato ripescato dai suoi colleghi ed è rimasto in vita fino all'arrivo dei soccorsi: morirà un paio d'ore dopo in ospedale a Pescara. Il sostituto procuratore di Chieti Giancarlo Ciani, che coordina le indagini, ha disposto il sequestro dell'area dell'incidente e aperto un'inchiesta per omicidio colposo. Nelle prossime ore potrebbero esserci i primi indagati. In questi casi, normalmente, si procede come atto dovuto nei confronti del datore di lavoro e del responsabile per la sicurezza dell'azienda. LA RICOSTRUZIONE Tutto è cominciato ieri mattina intorno alle 9. Mark Pepito è un dipendente del colosso Micoperi, non vive in Abruzzo (è residente a Manila, ndr), ma di fatto la sua vita è in mare. Lavora per un'azienda internazionale leader dell'industria offshore (cioè specializzata nell'installazione delle strutture sottomarine e nei lavori subacquei). Mark è abituato a caricare e scaricare imbarcazioni in giro per il mondo. Ieri ha fatto tappa a Ortona, senza sapere che sarebbe stata l'ultima della sua vita. L'incidenteIl 41enne era a bordo di una chiatta galleggiante (il Micourier 2), solitamente impiegata come supporto ad altre imbarcazioni, nei pressi della banchina di "Riva nuova". Pepito e gli altri membri dell'equipaggio stavano spostando il carico dalla Micoperi Trenta alla Micourier 2, ma ad un certo punto l'imbragatura per il trasporto del materiale, agganciata a una grossa gru, ha ceduto. Le fasce dell'enorme imbragatura, e i cavi d'acciaio che erano all'interno, colpiscono Mark in pieno, provocandogli un trauma cranico probabilmente subito fatale (dovrà accertarlo l'autopsia). L'uomo viene scaraventato in mare. I suoi colleghi si tuffano in acqua nel disperato tentativo di salvarlo. Quando Mark viene riportato in superficie è effettivamente ancora vivo: un barlume di speranza resiste nonostante la violenta dinamica dell'incidente. I soccorsiParte la chiamata ai soccorsi: gli operatori del 118 di Chieti arrivano sul posto ma chiedono l'intervento dell'elisoccorso da Pescara. Il personale sanitario trasporta Mark all'ospedale Santo Spirito e le tenta tutte pur di salvarlo: ma intorno alle 11.30 il suo cuore smette di battere. È il quarto incidente fatale sul lavoro nel giro di 48 ore in Italia: secondo i dati dell'Inail, il nostro Paese viaggia alla media di quasi due morti bianche ogni giorno. Le indagini Sul luogo dell'incidente è arrivato il personale della capitaneria di porto di Ortona, coordinato dal comandante Francesco Scala insieme al suo vice Stefano Luciani: toccherà a loro, insieme al servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro della Asl, ricostruire cause e responsabilità dell'incidente. L'ispettorato sta già valutando la posizione lavorativa del 41enne filippino. Bisognerà anche accertare il motivo per cui l'imbragatura della gru si è sganciata di colpo. Intanto il pubblico ministero ha disposto il sequestro dell'area dell'incidente e di alcune dotazioni (tra cui la gru da cui si è sganciata l'imbragatura). Come atto dovuto è stata aperta un'inchiesta per omicidio colposo e dovrebbe essere disposta anche l'autopsia. L'ambasciata filippina in Italia è stata informata dell'incidente e si occuperà di avvisare la famiglia del 41enne originario di Manila. «CITTÀ SCONVOLTA»«È un incidente che sconvolge tutta la città», dice il sindaco di Ortona Leo Castiglione, «questo ci deve responsabilizzare tutti. Voglio rivolgere il cordoglio dell'amministrazione alla famiglia della vittima, la vita umana non ha nazionalità». L'azienda: la sicurezza per noi è cruciale Parla l'amministratore delegato Bartolotti: «Questa vicenda mi ha devastato» l'impresa che nel 2012 recuperò la costa concordia dopo il naufragio
ORTONA«Siamo distrutti, non ci meritavamo una tragedia simile e ora stiamo facendo di tutto per aiutare la famiglia di questo ragazzo che era venuto a lavorare in Italia dalle Filippine».Silvio Bartolotti risponde al telefono con la voce quasi commossa. Ha 77 anni ed è l'amministratore delegato dell'azienda Micoperi dal 1996, un colosso dell'industria navale da oltre 1.500 dipendenti di tutte le nazionalità, sparsi in tutto il mondo. Rilevò l'azienda (che oggi fa parte del gruppo Protan) dal ministero dell'Industria che l'aveva commissariata sul finire degli anni Ottanta. L' azienda era stata leader mondiale nel settore offshore tra il 1960 e il 1980. Negli ultimi trent'anni è diventato un riferimento in Italia e nel mondo per la vasta gamma di servizi altamente qualificati che offre nel campo dell'industria petrolifera. La Micoperi è entrata nella storia per diverse operazioni di recupero dei mezzi navali: dall'incrociatore Trieste nel 1948 alla bonifica del Canale di Suez nel 1957, fino al recupero della nave da crociera Costa Concordia, naufragata il 13 gennaio 2012 all'Isola del Giglio. «Non so davvero cosa dire», dice Bartolotti, «provo soltanto una sensazione di angoscia totale. In questi ultimi mesi abbiamo fatto sacrifici immani per salvaguardare i nostri dipendenti in un momento di grande crisi. La sicurezza è sempre stata una priorità per la nostra azienda: se c'è una cosa a cui teniamo è la salvaguardia di chi lavora con noi».
I sindacati: è una strage continua Cgil: prevenzione necessaria. Cisl: fatto inaccettabile. Ugl: intervenga il governo
CHIETICosternazione, rabbia e vicinanza. Sono le reazioni dei sindacati dei lavoratori alla morte di ieri al porto di Ortona. «La Cgil provinciale esprime vicinanza alla famiglia del lavoratore coinvolto nell'ennesimo infortunio mortale sul lavoro a Ortona. Come sindacato», dice Francesco Spina, segretario generale Cgil Chieti, «continuiamo a ribadire la necessità che si facciano attività di prevenzione e si potenzino i servizi di controllo. Abbiamo ribadito al tavolo regionale ex art. 7 del decreto 81, che finalmente si è riunito lo scorso 2 novembre dopo anni di inattività, che serve più concertazioni tra i soggetti preposti alla tutela, prevenzione e informazione, formazione continua sui rischi e investimenti sull'ammodernamento delle attrezzature. Occorre fare sul serio, attivare ogni azione per rimettere al centro il diritto al lavoro e quello alla salute e alla vita. Oltre 12mila infortuni dichiarati e 12 morti in Abruzzo fino ad oggi, sono numeri spaventosi che non ci possiamo permettere, dietro ogni numero ci sono persone. Serve agire con convinzione, ci auguriamo ci si attivi ciascuno per parte di propria competenza per prevenire simili tragedie».Per la Cisl «non si può perdere la vita sul lavoro: dobbiamo fermare questa emergenza», sostengono Giovanni Notaro, segretario generale AbruzzoMolise e Amelio Angelucci, segretario generale Fit AbruzzoMolise. «La sicurezza», riprendono, «non è un costo, dobbiamo fare qualcosa di più concreto per fermare questa terribile serie di infortuni mortali, una strage che riguarda ormai tutti i settori economici e produttivi ed ogni fascia di età. Un fatto grave ed inaccettabile. C'è una piattaforma sindacale unitaria, "Patto per la salute e la sicurezza sul lavoro", nella quale chiediamo un rafforzamento delle misure di contrasto, con più controlli e investimenti nella formazione a cominciare dalle scuole, per far crescere la cultura della prevenzione e sicurezza insieme alla cultura della legalità, per garantire la salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori».Secondo la Ugl, intervenuta con Paolo Capone, segretario generale e Gianna De Amicis, segretario regionale, «è in atto una strage continua che non può essere accettata in un Paese civile come il nostro. Invitiamo il governo a inserire il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro tra le priorità dell'agenda politica. Inoltre, chiediamo di favorire una maggiore cultura della sicurezza sul lavoro».
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