ROMA Nuovo giro di vite contro il virus. A notte, dopo che i governatori della Lombardia e del Piemonte avevano bruciato sul tempo il governo, Giuseppe Conte è stato spinto a varare - a seguito di videconferenza con i suoi ministri - un nuovo Dpcm con altre misure restrittive per l'intero Paese. L'Italia si ferma: sbarrate fabbriche e chiusi anche gli uffici non essenziali fino al 3 aprile. Sono le 23.30 quando Conte, volto tirato, appare in diretta Fb: «E' la crisi più difficile dal Dopoguerra. Dobbiamo resistere, bisogna restare a casa per tutelare se stessi e i nostri cari», è l'incipit. Poi l'annuncio che il premier non avrebbe voluto dare: «Oggi abbiamo deciso di compiere un altro passo. Chiudiamo nell'intero territorio nazionale ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantire beni e servizi essenziali. Continueranno a rimanere aperti tutti i negozi di generi alimentari e di prima necessità. Evitate perciò la corsa agli acquisti, mantenete la calma. Continueranno a restare aperti farmacie, servizi bancari, postali, finanziari. Assicureremo i servizi pubblici essenziali, dunque anche i trasporti. Al di fuori di ciò, consentiremo solo le attività produttive ritenute rilevanti per la produzione nazionale e il lavoro in modalità smart-working. Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo. E' una decisione non facile, ma che ci predispone ad affrontare la fase più acuta del contagio e contenere la diffusione dell'epidemia. L'emergenza sanitaria sta mutando in piena emergenza economica. Ma lo Stato c'è, lo Stato è qui. E ci rialzeremo quanto prima».
L'APPELLOIl finale è una sorta di appello: «Mai come ora la nostra comunità deve stringersi forte a protezione del bene più importante, la vita. Quelle rinunce che oggi ci sembrano un passo indietro, domani ci consentiranno di prendere la rincorsa». A innescare l'accelerazione verso il nuovo giro di vite è stato il bollettino di guerra precipitato su palazzo Chigi a metà pomeriggio. Il peggiore dall'inizio dell'epidemia: 792 morti in un solo giorno, di cui 546 in Lombardia e 4.821 nuovi contagi. Roba da far tremare i polsi. Così il pressing sul premier si è intensificato.
Questa volta a spingere per la nuova stretta non è stato solo il ministro della Salute, Roberto Speranza, allarmato dall'impennata di decessi e contagi. I 5Stelle hanno sollecitato «provvedimenti drastici e coraggiosi». I leader sindacali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo hanno chiesto di riaprire il confronto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: «Va valutata la necessità di misure ancor più rigorose di sospensione delle attività non essenziali». E il premier è corso a riunirli in videoconferenza assieme a Vincenzo Boccia (Confindustria) e Maurizio Casasco (Confapi), più i ministri Speranza e Nunzia Catalfo (Lavoro). «Chiediamo al governo un atto di responsabilità: evitare che la paura della gente si trasformi in rabbia. Per questo vanno chiuse tutte le attività che non sono necessarie», ha tuonato al termine il segretario della Cgil.
LA SVOLTALa svolta è avvenuta intorno alle otto di sera. Il governatore lombardo Attilio Fontana, dopo aver provato inutilmente e ripetutamente a contattare il premier impegnato nella videoconferenza con le parti sociali, ha deciso di non attendere il via libera del governo. E ha firmato l'ordinanza che fino al 15 aprile di fatto chiude la Lombardia con misure severissime. Un vero e proprio sgarbo, che segue le tensioni tra palazzo Chigi e governatori leghisti degli ultimi giorni. «Spero che il mio gesto dia una mossa a quei signori titubanti che stanno a Roma», ha confidato Fontana.
In tarda serata, anche per il pressing sempre più asfissiante guidato da Speranza, Paola De Micheli e da Luigi Di Maio, il premier ha accettato di varare il Dpcm. E pensare che ancora in mattinata Conte - che tra l'altro si è dovuto sottoporre a un tampone (negativo), in quanto un agente della sua scorta è risultato contagiato - predicava calma: «Non dobbiamo avere un approccio isterico o istintivo. Bisogna procedere con prudenza e gradualità per garantire la tenuta sociale ed economica del Paese», aveva detto nella consueta videoconferenza con i ministri Speranza, Lorenzo Guerini, Francesco Boccia, Di Maio, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli e il commissario Domenico Arcuri. Poi la nuova valanga di decessi e l'ennesima impennata dei contagi hanno cambiato radicalmente e repentinamente l'intero scenario.
ROMA Il premier Giuseppe Conte lo annuncia a tarda sera in una conferenza stampa che va in diretta anche sui social, con oltre mezz'ora di ritardo: l'Italia chiude. Una scelta difficile, maturata dopo un pressing che va avanti da giorni. Tutte le attività che non siano strettamente necessarie, cruciali, indispensabili per garantirci beni e servizi essenziali per la vita del Paese si interromperanno. Tutti gli esercizi commerciali e le fabbriche. Resteranno aperti solo i supermercati, le farmacie e le parafarmacie, le edicole e tabaccai. Così fino al prossimo 3 aprile. Il nuovo decreto varato dal governo, in extremis, alla luce dell'ultimo disastroso bilancio sul contagio e sulle vittime del Coronavirus, prevede misure severe «per tutelare dice il premier - il bene più importante, la vita. Un sacrificio indispensabile per affrontare la crisi più difficile dal dopoguerra». Ma tutti gli esercizi alimentari e la filiera produttiva che riguardi i beni essenziali continuerà a rimanere attiva. Il premier rassicura il Paese: non ci saranno limitazioni di orario nei negozi di alimentari. E invita gli italiani alla calma, ad evitare l'accaparramento dei prodotti e il panico nei supermercati. Stop anche a molti cantieri. Tutti coloro che non siano coinvolti nei settori nevralgici per la sopravvivenza del Paese dovranno lavorare da remoto.
Le misure di Palazzo Chigi arrivano a poche ore da quelle varate dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, che da giorni sollecitava il premier Giuseppe Conte ad imporre una stretta sui divieti per limitare il contagio da Covid-19. Fontana, dopo l'appello inascoltato, aveva aggirato l'ostacolo, facendo proprie le prerogative che sarebbero spettate al governo attraverso un accordo con le parti sociali, i sindaci e i rappresentanti di categoria. Le riserve dovute alla preoccupazione sulla tenuta psicologica degli italiani e, ancora di più su quella dei conti pubblici. Come il decreto della Lombardia, che ha previsto ammende fino a 5mila euro, in caso di violazioni sulle prescrizioni relative alle distanze di sicurezza tra le persone, anche quello del governo, il cui testo sarà diffuso oggi, potrebbe prevedere multe per chi non rispetterà le prescrizioni.
SUPERMERCATI Tutti i negozi alimentari, rimarranno aperti, senza nuovi limiti di orario. Sono stati i sindaci dei diversi comuni a imporre le chiusure anticipate, ma il nuovo decreto, non dispone alcuna stretta sugli orari. Con l'invito esplicito a evitare assembramenti.
FARMACIE Le farmacie rimarranno aperte, così come le parafarmacie per assicurare l'approvvigionamento di farmaci a chi ne abbia bisogno. Saranno operative anche tutte le attività produttive che abbiano a che fare con il settore sanitario.
I SERVIZI In base al nuovo decreto, continueranno ad essere operativi i servizi essenziali. Tra questi rientrano, secondo il decreto, i servizi bancari, postali, assicurativi e finanziari, che continueranno a funzionare. Così come le attività di smaltimento dei rifiuti
LO SPORT Il decreto varato ieri potrebbe prevedere anche un limite all'attività sportiva, così come ha disposto la Regione Lombardia. Ieri il governatore Fontana ha infatti vietato l'attività fisica all'aperto, anche da soli, se non nei pressi della propria abitazione.
I TRASPORTI Non ci saranno limiti neppure ai trasporti, in molte città gli orari sono stati ridotti, ma i mezzi pubblici continuano a funzionare, anche se alcune corse sono state soppresse. Il decreto non prevede alcuna limitazione. Continueranno a lavorare anche i taxi e rimarrà operativo il comparto del trasporto aereo.
I TABACCHI Rimarranno aperti anche i tabaccai e continueranno a funzionare i distributori automatici di sigarette.
LE FABBRICHE Rimarranno operative le fabbriche chimiche, petrolchimiche e petrolifere. Anche quelle che riguardano i trasporti, così come le aziende che si occupano di fornitura di energia elettrica, gas acqua.