Le ipotesi di reato sono sempre le stesse: inadempimento nei contratti di pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti e altre contestazioni minori. Dopo la procura dell'Aquila, che appena qualche giorno fa ha ordinato una perizia sui piloni di sua competenza, con l'ipotesi di reato di omessa manutenzione ordinaria e utilizzazione di fondi pubblici per finalità estranee al suo presupposto, e quelle di Pescara e di Teramo, arriva anche quella di Sulmona a mettere sotto accusa i vertici di Strada dei Parchi.
Il procuratore capo di Palazzo Capograssi Giuseppe Bellelli ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per i vertici della holding di Carlo Toto, tra cui figurano Cesare Ramadori, oggi consigliere di amministrazione del gruppo e presidente di Strada dei Parchi, di cui è già stato amministratore delegato, Igino Lai, responsabile di esercizio di Strada dei Parchi e Gianfranco Rapposelli, amministratore delegato di Infraengineering, altra società del gruppo specializzata nella progettazione. Stesse ipotesi di reato, ma con una diversa mappa del rischio, ovvero di viadotti e piloni che non sarebbero stati sufficientemente manutenuti nel corso degli anni. Come invece avrebbe previsto la concessione. Se la procura dell'Aquila ne ha individuati nove, quella di Sulmona sta lavorando invece su sedici viadotti (e relativi piloni) ricadenti sul suo territorio di competenza.
I PILONI A BUGNARA In particolare su quello di Bugnara che fu al centro di una delle prime ispezioni dell'allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli dopo il vaso di Pandora aperto dal crollo del ponte Morandi a Genova. La vicenda giudiziaria delle autostrade A24 e A25, però, parte da molto prima, quando cioè già nel 2018 la procura dell'Aquila avviò un'inchiesta sulla gestione dell'infrastruttura, ammalorata a tal punto che lo stesso gruppo Toto tentò, qualche anno prima, la via della variante per evitare, con la scusa di voler velocizzare la tratta, di intervenire su alcuni tratti realizzando un tracciato alternativo alla Sulmona-Cocullo, con ingresso a Bussi e uscita a Pescina. Ipotesi poi bloccata dalla contrarietà all'opera da parte delle comunità e della politica, ma anche e soprattutto del governo che, invece, aveva chiesto a Starda dei Parchi di intervenire sulla sicurezza delle autostrade in modo deciso, così come era previsto d'altronde dal piano economico e finanziario sin dal 2012. Da allora sotto i ponti non è passata solo tanta acqua, ma anche una serie di lavori ritenuti improcrastinabili per la sicurezza dei milioni di viaggiatori che attraversano l'arteria viaria, considerata non solo una via di collegamento con la Capitale, ma anche una fondamentale infrastruttura di protezione civile: dopo il terremoto dell'Aquila nel 2009, infatti, tanto la A24 che la A25, sono state riconosciute autostrade strategiche in caso di calamità naturale. Una contraddizione in termini a giudicare dallo stato di salute che la stessa infrastruttura presentava. Un degrado visibile anche ad occhio nudo, con i ferri armati dei piloni arrugginiti e scoperti, il cemento eroso dal tempo e dalle intemperie, infiltrazione strutturali e, di sovente, cedimenti di pezzi dai viadotti. Per Strada dei Parchi, oltretutto tra le autostrade più costose in Italia, si apre ora un nuovo fronte giudiziario, destinato probabilmente a confluire in un unico fascicolo.