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Data: 24/08/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Cena tra Di Maio e Zingaretti «Conte bis». «No, discontinuità». I due leader si vedono a casa di Spadafora dopo una giornata di veleni e di sospetti. Per la sforbiciata degli onorevoli serve una nuova legge elettorale Ora si lavora sul proporzionale

ROMA «Passi in avanti», «no, il percorso è ancora molto lungo e accidentato». Benvenuti sulle montagne russe della trattativa tra Pd e M5S che prima appare vicino alla conclusione positiva, poi sembra saltare perché Di Maio alza la posta e paventa di tornare a parlare con Salvini, irritando i Dem. Infine, nuovo colpo di scena alle 21: Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si vedono a cena a casa del sottosegretario grillino Vincenzo Spadafora, il quale fa entrare i suoi ospiti e li lascia soli in salotto a parlare. L'abitazione è in centro, dalle parti di piazza Navona, e l'incontro è avvenuto su proposta di Di Maio. Il quale lancia un ultimatum: chiede che entro 24 ore Zingaretti dica sì a Conte come presidente del Consiglio. In caso di risposta negativa, è pronto a tornare con Salvini. Zingaretti replica: «No, serve discontinuità». Nel pacchetto Di Maio mette anche il taglio dei parlamentari e le dieci condizioni stilate dal M5S. Il Pd aveva già detto che era disponibile alla riduzione dei parlamentari, ma c'è il problema dei tempi: senza una riforma elettorale complessiva, secondo il dem, la semplice sforbiciata avrebbe effetti negativa. Sintesi: la chiarezza chiesta da Mattarella per ora non c'è. L'unica cosa certa è che si sono parlati.
Il tavolo con le delegazioni del M5S e del Pd si riunisce a Montecitorio alle 14.13. Obiettivo: valutare se vi siano le condizioni per una maggioranza rosso-gialla. Si parte dalle cinque indicate da Zingaretti e dai dieci impegni richiesti dal M5S. Inizia l'ennesima corsa sulle montagne russe: da quel momento fino a tarda serata è un susseguirsi di dichiarazioni, prese di posizione, retroscena, frasi fatte trapelare, cene quasi segrete, che vanno dall'ottimistico «è quasi fatta» al pessimistico «salta tutto, Di Maio va con la Lega». Di certo, l'incontro tra Zingaretti e Di Maio non è ancora stato fissato quando le due delegazioni si vedono alla Camera, mentre sui sei gruppi tematici proposti dalla delegazione dem quelli del Movimento 5 Stelle hanno preso tempo: se ne riuniranno sei per stilare un programma, ma soltanto all'interno del Pd. Per il Partito democratico al tavolo si siedono i presidenti dei gruppi di Senato e Camera, Andrea Marcucci e Graziano Delrio, e i vicesegretari Andrea Orlando e Paola De Micheli; per il Movimento 5 Stelle i capigruppo e vicecapigruppo, Francesco D'Uva, Stefano Patuanelli, Francesco Silvestri e Gianluca Perilli. Il vertice dura due ore, nel frattempo Di Maio fa passare messaggi di scarsa disponibilità al dialogo. Riferito al Pd: «Questi già litigano, li conoscevamo abbastanza, purtroppo, si chiarissero un po' le idee». Non proprio un ramoscello d'ulivo. Dopo poco Di Battista: «Tutti ci cercano. Alziamo enormemente la posta sulle nostre idee e soluzioni per il Paese. Via 345 parlamentari». Infine Grillo rilancia il nome di Giuseppe Conte: «Ora ha pure un valore aggiunto... l'esperienza di avere governato questo strano paese... benvenuto tra gli Elevati». Dai Dem replicano che su Conte non ci sono margini.
REAZIONI Eppure, al termine dell'incontro tra le due delegazioni si sparge prudente ottimismo. Il capogruppo M5S alla Camera, Francesco D'Uva: «Il confronto è stato costruttivo e abbiamo chiesto garanzie sul taglio dei parlamentari Non abbiamo confronti con altre forze politiche». E dal Pd suonano i violini Orlando, Marcucci e Delrio: «Noi siamo sempre stati a favore del taglio dei parlamentari. Siamo disponibili a votare la legge ma va accompagnato da garanzie costituzionali e da regole sul funzionamento parlamentare». Tutto bene? No, Di Maio fa trapelare che è pronto a riaprire il forno con Salvini mentre, al contrario, i gruppi M5S in maggioranza vogliono scaricare la Lega. Alla sera altro tavolo, anzi tavola. Quella della cena tra Zingaretti e Di Maio.

 

Per la sforbiciata degli onorevoli serve una nuova legge elettorale Ora si lavora sul proporzionale

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