Caso Bellachioma scatta l'ipotesi del commissario. In attesa delle dimissioni formali del coordinatore della Lega la guida del partito potrebbe passare a un “esterno” come in Puglia
Marsilio resta in attesa di Salvini la tentazione: Fioretti subito fuori
PESCARA Prima lo sfogo con i suoi, poi quell'annuncio: «Pronto a dimettermi» con cui il deputato Giuseppe Bellachioma ha manifestato l'intenzione di lasciare la guida del partito di Salvini in Abruzzo. Adesso si aspetta solo l'atto formale delle dimissioni da coordinatore regionale della Lega, con cui Bellachioma aprirebbe di fatto le porte al commissariamento del Carroccio. Un commissario esterno, secondo una prassi consolidata nella Lega. L'esempio più vicino è quello della Puglia, dove dopo la cacciata di Andrea Caroppa da segretario del partito, i vertici nazionali della Lega hanno spedito a ricoprire il ruolo di commissario l'aquilano Luigi D'Eramo, eletto deputato in Abruzzo alle politiche del 2018. Dunque è verosimile che in caso di dimissioni di Bellachioma, a prendere il suo posto alla guida della Lega Abruzzo sia un emissario proveniente da fuori regione: le vicine Marche o un esponente della Campania, del Lazio, persino del Veneto o della Lombardia. FEDELISSIMO Comunque un fedelissimo di Matteo Salvini, che dopo la strigliata fatta ai suoi domenica sera, in un hotel del Teramano, non accetterà più incidenti di percorso da queste parti. Come quello sul voto del referendum per la riforma elettorale, dove la Regione che tante soddisfazioni gli aveva regalato alle ultime elezioni (4 assessori su 6 della Lega nella giunta Marsilio) non lo ha omaggiato neanche della soddisfazione di essere tra le prime cinque a chiedere il referendum, ritrovandosi sesta dopo avere illuso il leader di poter fare addirittura da apripista in campo nazionale. E poi il resto: le risse sulle nomine, le indennità extra large ai manager delle Asl e il caso Fioretti, l'assessore regionale al Lavoro e alla formazione professionale indicato come esterno dalla Lega all'epoca della composizione della giunta Marsilio e che poi, proprio su delibera firmata dal presidente, ha incassato anche la nomina della moglie, l'avvocato Caterina Longo, nella Commissione per le adozioni internazionali, mettendo in grave imbarazzo lo stesso Bellachioma e il suo partito. ANNOTAZIONI Salvini deve avere annotato tutto e domenica sera è piombato in Abruzzo per un chiarimento a quattr'occhi con i suoi e per riportare la barra dritta. Per molti è però chiaro che la faccenda non si chiude qui, con quella strigliata in albergo. L'arrivo di un commissario esterno dovrebbe comportare subito una prima mossa della Lega, che a questo punto potrebbe essere salvifica per lo stesso Marsilio: un rimpasto nella giunta regionale che dovrebbe comportare una girandola (se non un vero e proprio vortice) sia sui nomi che sulle deleghe, almeno per quel che riguarda le caselle in quota Lega. Meno probabile, a meno di non interrompere una prassi consolidata nel Carroccio, che Salvini decida per un commissariamento interno in Abruzzo, anche se i nomi di esperienza su cui fare affidamento non mancano: dall'ex assessore regionale Gianfranco Giuliante, grande tessitore di rapporti sul territorio, oggi alla guida della società dei trasporti Tua; all'ex parlamentare Fabrizio Di Stefano, proveniente come Giuliante dalla destra storica abruzzese; allo stesso Luigi D'Eramo, che il 1. aprile scorso fu catapultato in Puglia per rimettere ordine nel partito.
Marsilio resta in attesa di Salvini la tentazione: Fioretti subito fuori
L'AQUILA La crisi interna della Lega sta provocando ovvie e scontate ripercussioni anche sull'attività di governo della Regione. Lo si è toccato con mano in occasione dell'ultima riunione di giunta, quella in cui il governatore Marco Marsilio ha dovuto stoppare sul nascere un paio di provvedimenti proposti dall'assessore nel mirino, Piero Fioretti. Presente, ma nella sostanza, ad oggi, sfiduciato. Sebbene il caso della nomina della moglie Caterina Longo in seno alla commissione internazionale adozioni, casella di competenza regionale, non sia stato affrontato direttamente da Matteo Salvini nel vertice di Martinsicuro, è questo certamente il nodo più urgente da sciogliere a palazzo Silone. Non è pensabile che assessore esterno e presidente non comunichino più da qui al prossimo futuro. E che non passi più alcun suo provvedimento. Marsilio al momento è in una posizione di attesa. Ha raccolto le esternazioni a caldo del leader abruzzese del partito, Giuseppe Bellachioma, che ha chiesto senza mezzi termini il defenestramento di Fioretti, una volta appresa la notizia della nomina della Longo. Al contempo, però, non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale in materia (neanche da Salvini, che pure aveva annunciato un contatto), nè può contare su dichiarazioni pubbliche che non lascino spazio a interpretazioni di sorta. La Lega si è chiusa a riccio, non dando seguito, ad ora, a nessuna decisione. Il presidente, però, ha fretta di chiarire il quadro, onde evitare che le tensioni esplose all'interno del Carroccio possano deflagrare ulteriormente in Regione, aggiungendosi ai tanti provvedimenti che non sono piaciuti a Salvini. Una cosa è certa: il governatore ha le idee molto chiare sul da farsi, confida sul buon senso e attende, se possibile, che lo si segua su questa linea. E, a quanto pare, non è disponibile a far decantare le cose. Sembra assai probabile che attenderà ancora poco tempo prima, eventualmente, di assumere decisioni di propria iniziativa. Gli scenari sono ovviamente solo due. Il primo, assai meno probabile vista la situazione, è che la Lega improvvisamente faccia quadrato su Fioretti, chiedendone la conferma. Il secondo è il defenestramento, che Marsilio vorrebbe passasse attraverso una presa d'atto, ovvero le dimissioni. Anche perché il governatore, a quanto filtra dalla fitta cortina di silenzio di questi giorni, sarebbe molto infastidito rispetto alle modalità con cui il caso è esploso. La nomina della Longo, infatti, come da prassi, è stata proposta dalle commissioni di merito all'approvazione della conferenza Stato-Regioni, quindi senza che il governatore abbia dato alcun placet. Per la soluzione del rebus, almeno questo, qualche ora: non di più.
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