Data: 13/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Bus, un lunedì 16 nero per studenti e operai. I mezzi si fermano 4 ore: ecco il calendario che cambia da società a società. Tra i motivi della protesta i mezzi troppo vecchi e il concorsone bloccato. Ma il sindacato autonomo Orsa questa volta non partecip
Lo sciopero dei bus, fissato per il 16 settembre, proprio nel giorno del rientro a scuola, riguarderà tutte le aziende di trasporto pubblico della regione. Sarà il lunedì nero per i pendolari della scuola. E non solo per loro. La Tua, società regionale di trasporto pubblico, insieme a Baltour e Tessitore, si fermeranno dalle 9 alle 13. I lavoratori di Ama incroceranno le braccia tra le 9.10 e le 13.10, mentre Di Fonzo, Napoleone, Cerella e Di Giacomo sciopereranno dalle 8.30 alle 12.30. Satam si fermerà dalle 9 alle 12. I lavoratori del Centro turistico del Gran Sasso sciopereranno nelle ultime 4 ore del turno. Per tutte le altre aziende abruzzesi di Tpl, non comprese in questo elenco diffuso da una parte dei sindacati di trasporto pubblico locale, lo sciopero riguarderà la fascia oraria compresa tra le 9 e le 13. Ma non dipende da una scelta sindacale il fatto che la data dello sciopero generale del trasporto pubblico coincida con la riapertura delle scuole. I tempi infatti sono rigorosamente scanditi dall’applicazione delle norme che regolano il diritto di sciopero. Un’astensione collettiva che ha alla base una serie di motivi, tutti ben illustrati, nel giorni scorsi, dai sindacalisti Franco Rolandi, Patrizio Gobeo, Domenico Fontana, Luigi Scaccialepre e Aurelio Di Eugenio, tutti della Filt Cgil, ai quali oggi si aggiungeranno Fit Cisl e Faisa Cisal che terranno la propria conferenza stampa per spiegare i loro motivi dell’adesione che non sono identici a quelli della Cgil. Non partecipano invece Uil Trasporti, Ugl autoferrotranvieri e Orsa. Quindi, su circa 2.500 dipendenti delle società abruzzesi del Tpl, almeno un buon 50 per cento di addetti incrocrerà le braccia. In cima alla lista di ciò che per i sindacati non va c’è il concorsone delle beffe: 1.200 partecipanti lasciati a bagnomaria. Un beffa perché per partecipare al concorso da 55 posti da meccanico alla Tua si chiedeva il possesso della patente D. Così gli aspiranti meccanici hanno anche speso un migliaio di euro a testa per conseguire questo tipo di patente, con il risultato che il concorso bandito nel 2016 è fermo e le assunzioni ancora di là da venire. Ma andiamo avanti. In base al quadro tracciato dalla Filt, i mezzi circolanti hanno un’età media di circa 12 anni, contro i sei anni della media europea. Per di più non sono ancora entrati in funzione i 206 nuovi autobus attesi per febbraio dell’anno scorso. La conseguenza è il fermo macchina di 300 mezzi a fronte degli 865 a disposizione dell’azienda. Nel frattempo anche i meccanici interinali assunti in attesa della conclusione delle procedure concorsuali sono stati mandati a casa. E per di più i bus “Euro 0” non possono più circolare per legge. Quindi anche questi si fermeranno. Un’altra spina è che quasi due milioni di chilometri di linee “a domanda debole” saranno affidati in concessione a società private, come prevede la delibera approvata lo scorso 29 luglio dalla giunta. I sindacati sono molto preoccupati perché «appare evidente come l’applicazione del contratto autoferrotranvieri non costituisca un vincolo per l’azienda sub-affidante. Non ci sarebbe da sorprendersi dell’utilizzo di autisti pensionati o di un vero e proprio dumping contrattuale. Ci sembra una privatizzazione mascherata». Così dice la Cgil. Ma la lista prosegue. Il fondo unico locale del trasporto pubblico, dal 2014 al 2018, è passato da 187 milioni a 177 milioni l’anno, subendo un taglio di circa 10 milioni l’anno. «L’attuale governo regionale », secondo il sindacalista Rolandi, «non sembra affatto intenzionato a voler invertire il trend negativo». E infine il caso del biglietto unico diventato l’ennesima incompiuta perché vige soltanto nell’area metropolitana Pescara-Chieti. «La sua mancata estensione a livello regionale », denuncia Rolandi, «determina un’inaccettabile sperequazione in termini di sviluppo e incentivazione all’uso del mezzo pubblico». L’elenco potrebbe andare avanti con altre rivendicazioni o novità dell’ultim’ora, che non piacciono a sindacati e lavoratori. Lo sciopero di lunedì li riassume tutte. Ma a rimanere a piedi, tra pendolari della scuola, delle fabbriche e degli uffici, sarà mezzo Abruzzo,
Ma il sindacato autonomo Orsa questa volta non partecipa «Negli ultimi giorni la notizia di più scioperi nel Tpl abruzzese concentrati nello stesso periodo, 13 e 16 settembre, ha agitato i cittadini. In verità l’unica data a rischio disservizi sarà il 16 settembre». A parlare è Michele Giuliani, segretario regionale di Orsa Trasporti Abruzzo che chiarisce: «Dopo una prima dichiarazione di sciopero per il 13 settembre, proclamato dal nostro sindacato l’8 agosto scorso, siamo stati richiamati dalla Commissione di Garanzia poiché nello stesso giorno, ma prima di noi, è stato dichiarato un altro sciopero da altre sigle sindacali, questa volta per il 16 di settembre. Tale situazione ha generato l’intervento della Commissione che ci ha segnalato l’irregolarità della nostra proclamazione. La regolamentazione scioperi nel settore Trasporti in casi del genere, prevede una distanza di almeno 20 giorni tra i due scioperi». Le alternative, secondo Giuliani, sarebbero state due: «La prima, far confluire il nostro sciopero in quello dichiarato dagli altri, che però in alcune motivazioni non ci trova in accordo con loro, come la vicenda della distinzione tra Tpl e Commerciale; la seconda, per cui avremmo dovuto riprogrammare la protesta almeno oltre la prima settimana di ottobre, quando probabilmente saranno già stati pubblicati anche i restanti bandi». Così il sindacato autonomo ha deciso che fare: «Non sciopereremo il 16 settembre pur restando fortemente contrari a quest’ultima scelta aziendale, perché di scelta si tratta in quanto, le leggi offrono l’opportunità ma non l’obbligatorietà del ricorso alle sub concessioni, oltretutto con tagli fino al 10% sulla contribuzione dei chilometri. Nessuna organizzazione sindacale può condividerla tantomeno noi che da anni lottiamo ritenendo, invece, la nostra azienda in grado di offrire quel servizio pubblico di trasporto». |
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