Bus contro un albero, 60 feriti: sequestrato il telefono all'autista. «Gli sms, poi si è addormentato» La ricostruzione dei testimoni
ROMA Una mattinata come tante, tutti stipati sul bus dell'Atac pieno all'inverosimile, chi diretto al lavoro, chi all'Università. Poi, all'improvviso, l'impatto, il boato, i vetri dei finestrini e delle porte che si infrangono, le urla, i pianti, i volti dei passeggeri coperti di sangue, tutti caduti e ammassati uno sopra all'altro. Poteva essere una strage e per fortuna non ci è scappato il morto. I feriti nell'incidente del bus 301 che ieri mattina percorreva la via Cassia in direzione centro e che, intorno alle 8.50, è andato a schiantarsi contro un pino a bordo della carreggiata, in serata, avevano raggiunto quota sessanta. FERITI, VERI E FALSI Nove i più gravi con fratture alle gambe o alle braccia e trauma cranici. Ventinove quelli trasportati da 12 ambulanze del 118 che hanno fatto la spola con otto ospedali romani, altri sei sono stati accompagnati più tardi, l'ultima persona è stata portata via in ambulanza alle 13.30. Mentre in tanti hanno raggiunto i pronto soccorso autonomamente durante la giornata. C'è il sospetto, addirittura, che negli ospedali siano arrivati falsi feriti, con lo scopo di farsi refertare per inserirsi nelle procedure di richiesta del risarcimento. Ferito anche l'autista, Misael Vecchiato, 40 anni, portato al Santo Spirito in stato di choc. Negativi per lui i test sull'assunzione di alcol e droga. L'impatto con l'albero è stato talmente violento che la base del tronco si è spostata di una decina di centimetri, tanto da rendere la pianta pericolante. Motivo per cui è stata successivamente abbattuta dal Servizio giardini. Per permetterne la rimozione, quel tratto di Cassia è stato chiuso fino a metà pomeriggio, il traffico è andato in tilt. LE TESTIMONIANZE Lo schianto è avvenuto all'altezza del civico 481, prima di una curva e a duecento metri da via Oriolo Romano. L'autista, per cause ancora da accertare - c'è chi ha visto il conducente addormentarsi per un colpo di sonno, chi lo aveva osservato fino a poco prima smanettare al telefono - avrebbe perso improvvisamente il controllo del mezzo, un Iveco Irisbus City Class immatricolato nel 2003 che è salito con la ruota anteriore destra sul marciapiede schiantandosi subito contro il fusto dell'albero. Ad avere la peggio sono stati i passeggeri che erano in piedi, tra la porta anteriore, completamente accartocciata su se stessa, e la cabina del conducente. «Ho sentito un boato e poi mi è venuta la gente addosso», ha raccontato Janarin B., 33 anni, che fa la domestica in una casa di Ponte Milvio e che è rimasta contusa al braccio sinistro. «Abbiamo avvertito una sbandata, poi l'autobus è finito contro l'albero. Sembrava un'esplosione, abbiamo visto volare persone e vetri», hanno riferito altri testimoni in via Cassia. Decine le telefonate arrivate al Numero di Emergenza Nue 112 che ha attivato i soccorsi. Alcuni passeggeri sono stati estratti dai pompieri. Mentre dieci pattuglie della Polizia locale hanno provveduto a mettere in sicurezza la strada e le persone coinvolte. Le indagini sull'incidente sono affidate al Gruppo XV Cassia, diretto da Ugo Esposito. I vigili sono al lavoro per chiarire l'esatta dinamica e le cause dell'incidente. Stanno ascoltando i testimoni ed effettuando accertamenti per stabilire come mai il mezzo sia uscito dalla carreggiata, non escludendo alcuna ipotesi, nemmeno quella di un guasto meccanico. Il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e il sostituto Gennaro Varano hanno aperto un'inchiesta per lesioni (non gravi, perché le prognosi dei feriti, al momento, non superano i 20 giorni); indagato l'autista. Perizie tecniche saranno effettuate sull'autobus e sul telefonino di M. V., posti sotto sequestro. Per ricostruire la dinamica dell'accaduto, è stato effettuato un sopralluogo a cui hanno partecipato i magistrati e un ispettore del lavoro. Sull'asfalto nessun segno di frenata. Il bus non aveva la telecamera a bordo in grado di immortalare gli ultimi istanti prima dell'incidente. ESAMI CLINICI Dagli accertamenti clinici e diagnostici sull'autista, i medici potranno, infine, verificare se M. V. possa avere avuto un malore o un colpo di sonno. Atac, intanto, ha avviato un'indagine interna. «Stiamo accertando i fatti accaduti, anche ai fini dell'individuazione di eventuali profili di responsabilità», ha sottolineato l'azienda, scusandosi con i passeggeri coinvolti. La sindaca Virginia Raggi, insieme con l'assessore ai Trasporti Pietro Calabrese, ha voluto visitare alcuni dei feriti all'ospedale Fatebenefratelli. «È una situazione terribile, che ha lasciato tutti sotto shock. Attendiamo l'esito delle indagini della Procura e di quelle interne di Atac». ha commentato.
«Gli sms, poi si è addormentato» La ricostruzione dei testimoni
ROMA Ashen Silva, 28 anni, originario dello Sri Lanka ne è sicuro: «L'autista prima di farci finire tutti contro l'albero si è addormentato. L'ho visto reclinare la testa di lato e chiudere gli occhi. È per questo che il bus ha sbandato contro il pino». Il ragazzo che fino a poco tempo fa faceva il pizzaiolo ieri era sul 301 diretto nel centro di Roma. E non ha dubbi. Mima il conducente mentre si addormenta. Il ragazzo è seduto nella sala triage del pronto soccorso del Santo Spirito, lo stesso ospedale dove ieri è stato portato e tenuto in osservazione anche Misael Vecchiato, il conducente dell'Atac finito nel mirino dell'inchiesta per lesioni. «Ero lì davanti, in piedi, accanto al conducente - racconta Ashen - Vicino a me c'erano due donne. Penso che anche loro lo abbiano visto mentre piegava la testa e chiudeva gli occhi». Il testimone ha il braccio destro immobilizzato, dice di avere prima rifiutato il trasporto in ambulanza e di essere «venuto il pomeriggio da solo, perché il dolore non passava». E aggiunge: «Quella strada è sempre pericolosa perché stretta, e su quel bus ho avuto paura altre volte, sono stati sfiorati diversi incidenti». Potrebbe essere una testimonianza chiave dell'inchiesta aperta dalla Procura di Roma. Sarà raffrontata con quella resa da Andrea Sabbatucci, studente di 18 anni, che dall'Aurelia Hospital dove è stato medicato, ha detto di avere visto «armeggiare l'autista con il telefono, inviare e rispondere ai messaggi», ma di «non sapere dire se nel momento preciso dell'incidente avesse il cellulare in mano, perché l'ultima volta che lo avevo guardato era un paio di fermate prima dello schianto». L'utilizzo del telefonino alla guida, però, è una circostanza che M. V., dall'ospedale, ha smentito. L'autista, confortato dalla moglie Daniela e dal padre Paolo, ex macchinista della ferrovia Roma-Viterbo, ha consegnato il telefonino ai vigili del Gruppo Cassia e ha giurato: «Non stavo parlando al telefono. L'ultima chiamata l'avevo ricevuta un'ora prima da Daniela, non avevo l'auricolare bluetooth e le ho detto che ci saremmo sentiti quando mi sarei fermato». Quarant'anni, da 12 alla guida dei bus Atac, M. V. ha aggiunto: «Controllino pure tutti gli orari, i messaggi e i tabulati, non ero al cellulare». I vigili hanno chiesto all'autista anche il telefonino di servizio che però non aveva più: «L'ho perso o me l'hanno rubato. Ho fatto denuncia ai carabinieri». SEMPRE DI NOTTE Il conducente è risultato negativo ai test per alcol e stupefacenti. «Mio marito - spiega Daniela - non beve e non si droga. Siamo evangelici, la nostra vita è tutta in famiglia. Di solito lavora sui bussolotti, le linee notturne, invece proprio ieri aveva chiesto un cambio turno, di mattina, per stare il pomeriggio con i figli». Fonti Atac spiegano che in ogni caso aveva rispettato il riposo di 11 ore previsto. L'uomo appena ha visto la moglie è scoppiato in un pianto. Confuso e sotto choc, al padre ha ricostruito gli ultimi frammenti di memoria prima del buio: «Ho sentito che era stata prenotata la fermata, ho guardato nello specchietto retrovisore. Ho pensato quanta gente, l'autobus è stracolmo. E ho sperato che qualcuno scendesse alla fermata successiva per prendere il bus che era dietro. Poi ho sentito il botto, mi sono voltato verso destra e ho visto una signora che aveva il viso pieno di sangue e in quel momento mi è caduto sopra la testa lo zaino che era nel comparto superiore. La porta di vetro non c'era più. Non ricordo altro». Il cognato dopo essere stato in via Cassia, pone un dubbio: «Il bus aveva la ruota anteriore sinistra bloccata mentre lo stavano portando via. Bisogna verificare che funzionasse anche prima». La Procura ha disposto perizie tecniche sul cellulare del conducente e sul bus, portato in deposito e sequestrato. Anche Atac ha aperto un'indagine interna. NESSUNA TELECAMERA Il mezzo era molto vecchio, classe 2003, in servizio da quasi 17 anni, quindi. Ma il foglio di via non conteneva indicazioni di malfunzionamenti recenti e il conducente che l'aveva guidato nel turno prima, sentito dagli ispettori dell'azienda, non aveva lamentato guasti. Distrazione, colpo di sonno o cellulare, dunque? Non aiuteranno le telecamere: non erano a bordo del bus (l'Atac le ha montate solo su quelli più nuovi), in ogni caso non possono essere puntate sui conducenti. «Per la loro privacy», dice il sindacalista Claudio De Francesco.
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