Data: 01/09/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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Brandizzo, c'è il primo indagato: è uno dei due superstiti. La Procura ipotizza il dolo eventuale: «Gravi violazioni delle misure di sicurezza»
La Procura iscrive sul registro degli indagati Antonio Massa, 47 anni, lo «scorta ditta» che accompagnava gli operai sui binari: è uno dei due superstiti. La procuratrice Viglione: «Non c'erano garanzie sufficienti, la tragedia poteva essere evitata»
C’è il primo indagato nell’inchiesta per l’incidente ferroviario di Brandizzo: la Procura di Ivrea ha infatti iscritto il cosiddetto «scorta-ditta», l’uomo che per conto di Rfi affiancava la squadra di operai e aveva l’incarico di comunicare il nulla osta del passaggio dei treni, o no, in caso contrario, il diniego del permesso di iniziare i lavori sui binari. Si tratta di Antonio Massa, 47 anni, origini foggiane ma residente in provincia di Torino. L’uomo è uno dei due superstiti della tragedia. Intanto nel pomeriggio i pm di Ivrea hanno sentito come persona informata sui fatti Francesco Gioffré, 29 anni, uno dei due macchinisti del treno che ha travolto gli operai. Secondo i primi accertamenti investigativi - coordinati dai pm Giulia Nicodemi e Valentina Bossi - non erano emersi profili di responsabilità a carico dei due macchinisti: il convoglio entrò in stazione con il semaforo verde e non fu mai avvertito da nessuno della presenza degli operai sui binari. «Gravi violazioni delle procedure di sicurezza»Resta ancora tanto, tantissimo, da chiarire, sull’incidente, ma alcuni sospetti iniziano a delinearsi, ragiona il Procuratore capo di Ivrea, Gabriella Viglione: «Dalle prime indagini - dice il magistrato - emergono delle gravi violazioni della procedura di sicurezza per quanto attiene al momento immediatamente antecedente all’incidente. E in relazione a questo emergono già profili di responsabilità. E ancora: «Al di là di questo gli accertamenti proseguono per verificare esattamente se e quanto possa essere considerata sicura la procedura complessiva, anche quella che stava a monte di questo momento». L’episodio, tragico, potrebbe essere la spia di una situazione preoccupante: «E’ evidente che quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare adeguatamente un lavoro così delicato in una sede così pericolosa come è la sede dei binari ferroviari». Morale: «L’evento poteva essere evitato se la procedura fosse stata seguita regolarmente». Per questo, nell’inchiesta viene ipotizzato il dolo eventuale, ovvero l’aver accettato il rischio che l’evento (il disastro e la morte degli operai) potesse verificarsi: «Come è emersa la situazione relativa immediatamente precedente all’incidente - continua Viglione - è possibile anche ipotizzare una situazione che intravveda la possibilità di dolo eventuale perché siamo davvero con violazioni molto importanti della procedura di sicurezza». «Mancava l'autorizzazione a lavorare in quel momento»Va da sé, l’ipotesi è che tante cose non siano andate: «L’attuale situazione ci porta a ritenere che non ci fosse l’autorizzazione a lavorare in quel momento e questo benché ci fosse personale proposto a verificare che l’autorizzazione ovviamente dovesse esserci». Dopodiché, bisognerà anche controllare i tempi, dell’inizio dei lavori e del passaggio del treno: «Gli operai erano già lì (sui binari) da qualche minuto e avevano già svolto delle operazioni di lavoro vero e proprio». Già tragica la perdita di 5 persone, che erano sul posto solo per lavorare, situazioni del genere possono diventare rischiose e disastrose a prescindere, in caso di errori: «Altri treni erano passati poco prima - chiude il Procuratore - e forse si è rischiato anche una situazione ancora più drammaticamente grave perché se avessero proceduto in questo lavoro e fosse passato il treno qualche minuto dopo, magari dopo la rimozione e dei binari, il treno avrebbe deragliato». Una cosa è certa: nessuna responsabilità può essere addossata ai cinque lavoratori morti: a loro, qualcuno disse che il lavoro poteva essere iniziato, quella notte. |
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