ROMA Riscrivere il Pnrr, che rischia di essere affondato dalla crisi energetica e dalla stessa guerra in Ucraina, sotto il peso dei rialzi di gas e petrolio. La richiesta al governo viene dal presidente di Confindustria: ieri Carlo Bonomi, intervenendo a Mezz'ora in più, ha sostenuto che ora «la ripresa rischia forte, con il blocco di molte attività» e che nella nuova situazione vanno «allungate temporalmente» le scadenze del Pnrr. Ed è anche necessario «spostare gli obiettivi della transizione ecologica». Parole che riflettono una preoccupazione diffusa anche prima dell'invasione voluta da Putin; tant'è vero che l'aveva raccolta lo stesso ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, alludendo alla possibilità di una revisione del Pnrr, prevista a certe condizioni dagli stessi regolamenti europei. L'incremento dei prezzi delle materie prime sta creando problemi in particolare sulle gare e quindi sulla possibilità di portare a termine le opere nei tempi previsti con le risorse disponibili.
I PASSAGGI Cambiare il piano è però un passaggio tutt'altro che scontato: è richiesto l'accordo della commissione di Bruxelles e poi del Consiglio europeo. Serve insomma il via libera degli altri Paesi; i quali guardano all'Italia come al principale beneficiario dei fondi europei. D'altra parte è innegabile che la situazione sia cambiata rispetto a un anno fa quando, pur in presenza di una minaccia pandemica ancora forte, la tempesta sui prezzi energetici si stava appena profilando. Per l'economia italiana, ma non solo, c'è il grave rischio che risulti compromessa la ripresa partita in modo vigoroso lo scorso anno, dopo il tonfo del 2020. Lo ha ricordato lo stesso Bonomi. Le sanzioni alla Russia, giuste visto che Mosca «ha invaso un paese democratico», sono un ulteriore elemento di instabilità, non condiviso però in modo uguale da tutti i Paesi europei. Il numero uno degli industriali ha fatto un riferimento specifico alla Gran Bretagna, che ospita molti oligarchi ma finora ha preso misure meno significative. Quelle decise in Italia toccano invece oltre 440 imprese che lavorano in Russia fatturando 7,4 miliardi.
Confindustria, sottolinea Bonomi, «non chiede ristori pubblici» ma vuole che il governo Draghi sul tema energia metta mano finalmente a una strategia a medio lungo termine. Tra le misure sollecitate «la sospensione del mercato dei certificati Ets diventato un mercato speculativo finanziario, la realizzazione di nuovo rigassificatori, magari in mare, l'aumento della produzione nazionale di gas e la costruzione di rinnovabili».
Non manca qualche frecciata agli esecutivi del passato: «Dopo la guerra di Crimea l'Ue aveva mandato una raccomandazione: diminuire le importazioni di gas russo - ha ricordato il presidente di Confindustria - noi invece lo abbiamo raddoppiato, dobbiamo quindi cambiare del tutto la nostra politica».
La riduzione della dipendenza energetica del nostro e di altri Paesi sarà al centro dell'incontro di oggi tra Mario Draghi (accompagnato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani) e la stessa presidente della commissione von der Leyen. Tra i temi del confronto tra Roma e Bruxelles c'è anche la definizione di un nuovo quadro europeo per i sostegni alle attività economiche, che impedisca la violazione delle regole in materia di aiuti di Stato. Ma nelle prossime settimane il governo italiano dovrà prendere ulteriori iniziative sia sul fronte delle sanzioni sia su quello delle bollette. L'attenzione, come ricordato anche dalla viceministra dell'Economia Castelli, è anche sulle imprese energivore. «Se non riduciamo ancora, almeno fino al 50%, il prezzo dell'energia per le imprese madri italiane (carta, vetro, acciaio e altri) - ha osservato Castelli - non potremo garantire materie prime alle aziende medio-piccole che producono semilavorati e prodotti finiti, a dei prezzi che possano rendere sostenibile il prosieguo delle loro produzioni».