ROMA «Nessuna intenzione di spin off o vendita parziale di Autostrade». Ma la linea a Ponzano Veneto è chiara: le novità emerse dall'inchiesta bis sul Ponte Morandi sono «inaccettabili» e vanno prese tutte le iniziative «necessarie e doverose» per voltare pagina, visto che a un anno dalla tragedia di Genova i dossier ammorbiditi sul viadotto Pecetti e sul ponticello Paolillo hanno suscitato tanto «sgomento e turbamento» nella famiglia Benetton, a giudicare dalle parole dell'ultimo comunicato diffuso. Se però una tale presa di coscienza porterà davvero, come vogliono voci insistenti in queste ore tra Treviso, Roma e Milano, anche a una svolta nel management di Atlantia, che controlla Aspi e Adr, questo si vedrà.
Di certo il tema sarà oggi sul tavolo del consiglio di amministrazione ordinario di Edizione, la holding di famiglia presieduta da Gianni Mion, convocato già prima che scattassero le misure cautelari e interdittive della Procura di Genova. Solo allora si peseranno gli equilibri in famiglia sull'argomento e toccherà al fidato Gianni Mion, richiamato a giugno alla presidenza della holding, fare una sintesi sulle iniziative necessarie, dopo che tra Aspi e la controllata Spea sono già scattate le contromisure e altre ne arriveranno tra oggi e domani.
Ma c'è chi pensa che potrebbe essere azzardato in questo momento, ancora prima di ulteriori approfondimenti, mettere davvero in discussione la poltrona dell'amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, che in quanto ex numero uno di Autostrade è tra gli indagati per i 43 morti del Morandi. Sarebbe azzardato anche perché da gennaio 2019 Aspi ha un nuovo presidente e un nuovo ad, e perchè finora non è mai venuto meno il pieno sostegno della famiglia a Castellucci, confermato subito dopo il crollo del Ponte dallo stesso Gilberto Benetton, prima della sua scomparsa a ottobre 2018, rifiutando le dimissioni dell'ex ad di Aspi. È bene ricordare inoltre il ruolo chiave avuto da Castellucci nel portare in porto con successo l'operazione Abertis, ancora da implementare nella sua complessità, e il ruolo altrettanto centrale del manager nella gestione di altri due dossier cruciali per Atlantia. Il primo è la trattativa sul tavolo del premier Giuseppe Conte per la revisione di tutte le concessioni autostradali che potrebbe portare nel caso di Aspi a un accordo con sulla revoca parziale della concessione in mano ad Aspi per la parte relativa al Ponte Morandi. Il secondo dossier riguarda, invece, la partecipazione di Atlantia nella newco accanto a Fs, Delta e Mef per il controllo di Alitalia. Dossier delicati che richiedono una certa continuità. Di queste valutazioni terrà conto di sicuro oggi a Treviso il consiglio di famiglia. Che dunque potrebbe finire per confermare tutta la determinazione a intervenire tempestivamente una volta accertati i livelli di responsabilità e profondità di quanto accaduto.
LE INIZIATIVE Nel frattempo, Atlantia ha già annunciato l'avvio di un audit interno affidato a una primaria società internazionale da consegnare poi alla magistratura. Da parte sua, Aspi ha sospeso due dipendenti coinvolti nei provvedimenti della Procura di Genova e altre iniziative prenderà oggi il suo cda. A partire dalla sospensione di altri dipendenti accusati di comportamenti illeciti.
Ma già ieri il clima d'urgenza per fare chiarezza che si respira nelle ultime ore ha spinto Autostrade per l'Italia a un nuovo passo verso la «totale trasparenza» sollecitata proprio da Castellucci.
NESSUN RISPARMIO La concessionaria autostradale ha, dunque, pubblicato online le mappe di tutti i lavori di manutenzione in corso e dei cantieri futuri. Ma ha anche messo in campo due «sportelli», uno online e uno fisico nella sede di Roma, attraverso i quali i cittadini potranno chiedere l'accesso agli atti ottenendo direttamente tutta la documentazione sulla gestione della rete, compresi i dati di monitoraggi e manutenzioni.
La società tiene poi il punto sul fronte delle spese per la sicurezza di ponti e viadotti. Altro che risparmi, dice: «Sono stati spesi dal 2000 al 2018 ben 5,43 miliardi, circa 108 milioni l'anno e 196 milioni in più rispetto a quanto previsto dalla convenzione».
A chiudere la tornata di interventi sarà martedì la controllata Spea, che ha già sospeso 4 dipendenti e incassato le dimissioni del cda. Se al momento sono esclusi interventi su Autostrade, quella della esternalizzazione, di una quota o dell'intera Spea, resta una delle ipotesi in campo per separare definitivamente il destino della concessionaria da quello dei controlli. Chissà se basterà.