L'ultima decisione, nell'inchiesta sui guasti alle scale mobili della metro A, assume il sapore della beffa. Rientrano in Atac i tre dirigenti sospesi per un anno dal servizio con l'accusa di disastro colposo, lesioni e frode alle pubbliche forniture per avere ignorato o avallato, secondo la ricostruzione della procura, interventi fasulli di manutenzione ritenuti alla base di guasti e degli incidenti negli impianti della metro.
Il tribunale del Riesame ha disposto per Ettore Bucci, Renato D'Amico, Alessandro Galeotti «l'immediata cessazione della misura interdittiva». Di nuovo porte aperte per i tre dirigenti negli uffici della municipalizzata dei trasporti. Dopo il pronunciamento dei giudici del tribunale della libertà, infatti, potrebbe cadere a catena anche la sospensione disposta a livello amministrativo dai vertici di Atac. L'ordinanza che aveva portato all'allontanamento dal posto di lavoro è stata annullata dal Riesame, ieri, estinguendo i presupposti sulla quale si fondava. Per conoscere le motivazioni bisogna attendere i tempi tecnici di giustizia. I legali tra cui Tiziano Gizzi, Martina Premutico e Fabio Viglione - avevano puntato sull'insussistenza delle esigenze cautelari e su alcuni vizi formali dell'ordinanza. E se il Riesame, come probabile, ha sposato questa tesi l'intera inchiesta rischierebbe di scricchiolare.
IL BILANCIOIl bilancio dell'indagine sugli incidenti che avevano portato alla paralisi della linea A e il sequestro di più stazioni era arrivato a settembre quando il sostituto procuratore Paolo Dall'Olio aveva notificato a 15 indagati l'atto che annunciava il completamento degli accertamenti e contestualmente le misure cautelari della sospensione dal servizio di un pubblico ufficio. Misure che avevano riguardato appunto i tre funzionari Atac, ossia Renato D'Amico, in qualità di direttore di esercizio delle linee metropolitane A e B; Ettore Bucci, addetto unico del procedimento relativo all'appalto per la manutenzione delle linee metropolitane a favore della Metroroma s.c.a.r.l.; Alessandro Galeotti, responsabile di esercizio degli impianti di traslazione per Repubblica e Barberini e infine Giuseppe Ottuso, amministratore unico della società vincitrice. Accertamenti avviati dopo l'incidente dell'ottobre 2018 a Repubblica, quando una scala mobile che in quel momento trasportava decine di tifosi russi del Cska Mosca iniziava ad aumentare la sua velocità, facendo precipitare i passeggeri e provocando feriti. «Si evidenzia», aveva scritto il giudice, «una gestione approssimativa e superficiale del rapporto contrattuale tra Atac e Metroroma che non riesce ad identificare con adeguata precisione quali siano state le effettive e precise prestazioni eseguite dall'appaltatore». «D'amico», si sottolineava, «pur consapevole che le condizioni di sicurezza delle stazioni della metropolitana arrivato a ritenere che esista una situazione drammatica continua a esperire ogni tentativo pur di riaprire gli impianti e in particolare Spagna». Arrivando, era il sospetto, a ridimensionare guasti, sostenere interventi fantasma e rispondendo a chi chiedeva cosa annunciare: «Mica possiamo dire tutto...». L'avvocato Viglione per D'Amico «avevamo subito espresso dubbi sull'ordinanza. Il Riesame ci ha dato ragione». Per Gizzi invece che assiste Galeotti, insieme a Premutico si «comincia a vedere un po' di chiarore in una vicenda corredata da ombre e interrogativi».