ROMA L'obiettivo è firmare un preaccordo da far arrivare sul tavolo del Cdm. Ma chiudere in poche ore una trattativa che va avanti da due anni è un'impresa di quelle con una buona dose di ambizione. Ieri i vertici di Aspi e Atlantia hanno lavorato fino a notte fonda per ipotizzare una traccia sulla quale aggiornare la proposta che sarà riesaminata con ogni probabilità stamattina dai cda prima di sottoporla al Mit entro le 12, come richiesto. Poi ci sarà il resto del week-end per limare i dettagli della proposta contenuta nella lettera prima del Consiglio dei ministri di martedì. Ma le condizioni del Mit sono chiare. Deve essere una proposta «soddisfacente e vantaggiosa» per il pubblico interesse e deve tener conto di tutti gli elementi forniti dalla parte pubblica del tavolo: del nodo delle tariffe, delle risorse compensative, delle sanzioni in caso di inadempimento alle manutenzioni, delle manleve a favore del Mit stesso, delle manutenzione e dei controlli. «Se non arriva una proposta irrinunciabile scatterà la revoca», ha ribadito il premier Conte dall'Aja facendo riferimento alle «condizioni minime» dettate dal Mit.
Ieri è stato per primo il cda di Aspi ad affrontare il dossier dopo l'incontro della vigilia col governo. Poi è toccato al cda di Atlantia che si è detto pronto a suggellare l'accordo tecnico anche con il riassetto azionario di Aspi, e quindi con la diluizione della holding Atlantia dei Benetton sotto la partecipazione del 50% (dall'88%). Uno scenario ora possibile per Ponzano Veneto, visto il mandato affidato all'ad, Carlo Bertazzo. Dunque, dopo due anni di trattative sotterranee l'accordo potrebbe non essere poi così lontano, almeno sul piano finanziario. Ma rimane il nodo giuridico dell'articolo 35 del Milleproroghe quello più difficile da superare.
I GRIMALDELLI Nell'ultima proposta presentata a maggio, Aspi aveva anche arrotondato il pacchetto offerto da 2,9 miliardi presentato qualche settimana prima. La società si è resa disponibile a farsi carico di impegni per 1,5 miliardi da destinare alle riduzioni tariffarie e contribuire allo sviluppo infrastrutturale del Paese per la realizzazione di progetti di potenziamento della rete. Lì dove per Aspi vanno focalizzare le risorse su riduzioni mirate di pedaggio, ad esempio per gli utenti impattati da cantieri di manutenzione. Ma più in generale, nell'ambito del confronto sul nuovo sistema tariffario Art con tutte le concessionarie, Aspi punta a forme di incentivi sugli investimenti e modalità di adeguata remunerazione per ammodernare la rete.
A ciò si aggiunge un incremento di 700 milioni sulle manutenzioni al 2023 rispetto a quanto già previsto, i i 600 milioni per la ricostruzione del Polcevera, più altri 100 milioni che Aspi è disposta a mettere a disposizione per eventuali extra-costi legati alla ricostruzione del Ponte di Genova.
Del resto, Atlantia ha già accantonare a bilancio 1,5 miliardi per far fronte alle misure proposte dalla controllata. Il resto verrebbe recuperato da ulteriori fondi già accantonati. Ma servirà uno sforzo in più per convincere il governo. E il compromesso potrebbe dunque giocarsi intorno alla cifra di 3,5 miliardi. Un carta importante da giocare insieme alla trasformazione di Aspi e ai nuovi impegni sui controlli.
LA BANCABILITÀ Più difficile superare invece il nodo dell'articolo 35 del Milleproroghe, che disciplina il caso in cui la revoca di una concessione derivi da «grave inadempimento». Perché una modifica del decreto per via amministrativa con una restrizione delle fattispecie del «grave inadempimento» da sottoporre alla valutazione di una commissione, potrebbe non bastare a convincere le agenzie di rating a fare marcia indietro sulla bocciatura dei titoli del gruppo ormai ridotti a livello spazzatura. Di qui le preoccupazione sulla bancabilità delle referenze, che rimangono forti per Aspi. Va detto che il profilo finanziario del gruppo, e quindi anche il rating, potrebbe migliorare decisamente per via del riassetto nel capitale di Aspi. Un aumento dedicato per far entrare il tandem Cdp-F2i migliorerebbe di molto il rapporto tra debito e capitale. E questo, insieme a un accordo con il governo capace di far decadere lo spettro della revoca, può comunque cambiare la bancabilità del gruppo Aspi, dunque l'accesso al mercato e alle banche per sostenere i 14,5 miliardi di investimenti al 2023. Per gli analisti di Equita, con la soluzione dell'aumento di capitale «ci attenderemmo che il rating di Aspi (che il mercato valuta in questo momento 5,5 miliardi) torni ad investment grade». Ma i nodi politici in questa trattativa pesano più di quelli tecnici.