ROMA Dopo quasi due anni di rinvii, oggi potrebbe essere il giorno della verità per Atlantia, la sua controllata Autostrade per l'Italia (Aspi) e la rete autostradale italiana. Alle dieci del mattino il premier Giuseppe Conte ha convocato a palazzo Chigi la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, il responsabile dell'Economia Roberto Gualtieri e i capi delegazione della maggioranza Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Teresa Bellanova, con un solo punto all'ordine del giorno: decidere il destino della concessione. Così come da giorni, anche con toni ultimativi, chiede il Pd.
Alla vigilia del D-day si è affacciata un'ipotesi di mediazione tra il Pd e Italia Viva che vogliono rivederla e non revocarla e i 5Stelle che invece della revoca hanno fatto una bandiera dopo il crollo del Ponte Morandi nell'agosto del 2018: la concessione verrebbe rinnovata con un taglio dei pedaggi del 5% mentre Atlantia, e dunque la famiglia Benetton, passerebbero in minoranza cedendo una quota rilevante di Aspi a una newco formata da Cassa depositi e prestiti (Cdp), fondo F2i e casse previdenziali. Insomma, tra i rosso-gialli sarebbe un pareggio: niente revoca, ma i grillini avrebbero lo scalpo dei Benetton che giudicano responsabili del crollo del ponte per la mancata manutenzione.
Il vertice di questa mattina prenderà il via dal dossier elaborato nei mesi scorsi dalla De Micheli. Nel documento, oggetto già di un incontro con Conte e Gualtieri lunedì, la ministra ha illustrato le «forti criticità e la totale insufficienza» della gestione del precedente ad di Atlantia, Giovanni Castellucci, sul fronte della manutenzione della rete autostradale. «Ma ora con il nuovo ad Tomasi la situazione è radicalmente cambiata in meglio», dicono fonti di governo. E ha avanzato tre ipotesi di soluzione. La prima è la revoca. Nel dossier però la De Micheli evidenzia i numerosi rischi: un contenzioso legale incerto e lungo. E due grossi problemi: una volta fatta la revoca servirebbe una gara europea di 4-5 anni e nel frattempo la rete autostradale andrebbe affidata a un'altra società che, nell'incertezza del futuro, non potrebbe fare investimenti e manutenzione. Non solo, ci sarebbe «la possibilità concreta che le autostrade italiane finiscano in mani straniere, con i 13 mila lavoratori a casa».
La seconda ipotesi è il revisione della concessione ad Aspi, con la richiesta di abbassare i pedaggi, con ampie garanzie sul piano di manutenzione e investimenti e un numero, tutto da decidere, di opere compensative.
IL RIBALTONELa terza è il cambio del controllo di Aspi con il passaggio in minoranza di Atlantia, ipotesi che trova soprattutto il gradimento di Conte e dei 5Stelle. A questo riguardo prende consistenza la cordata italiana Cdp-F2i che dovrebbe acquisire la partecipazione di maggioranza nell'ambito di un accordo complessivo. Il fondo guidato da Renato Ravanelli avrebbe già coinvolto alcuni dei suoi principali investitori con lo scopo di dare vita, insieme a Cdp, a una newco che potrebbe acquisire una quota pari al 60-70% del capitale di Aspi attualmente posseduta al 90% da Atlantia. Proprio nei giorni scorsi Ravanelli avrebbe ottenuto la disponibilità delle principali casse di previdenza (Enpam, Inarcasse, Cassa forense), alcuni fondi pensioni e le principali fondazioni bancarie, tra cui Sardegna, Cariplo, Cuneo, Lucca e Crt che tra l'altro possiede il 4,9% di Atlantia.
Tornando al progetto della newco, che in origine avrebbe dovuto essere un fondo, il piano prevede che venga capitalizzata con circa 6 miliardi a fronte di una valutazione di 10-11 miliardi della società autostradale. Dei 6 miliardi, la metà circa verrebbero messi a disposizione dall'entourage di F2i e la parte restante, vale a dire circa 3 miliardi, da Cdp. Dei 3 miliardi dello schieramento del fondo infrastrutturale, uno verrebbe apportato dalle tre casse di previdenza, gli altri due da fondi pensioni e fondazioni. Il fondo F2i contribuirebbe a sua volta con circa 1 miliardo in conferimenti patrimoniali (probabilmente quote di società attive nel settore dell'energia e degli aeroporti).
Naturalmente sul fronte della governance vi sono più punti aperti perché sia lo schieramento di F2i che quello di Cdp vorrebbero poter scegliere in autonomia il capo-azienda. Probabilmente, come sempre accade in questi casi, la scelta verrà condivisa con un head hunter di provata esperienza mentre la maggioranza dei componenti del cda sarà composta da indipendenti. A conclusione dell'operazione, sempre che con il vertice di Atlantia si trovi un punto d'incontro sulla valutazione economica, alla holding dei Benetton resterebbe quindi il 30-40% di Aspi nell'ambito del consorzio formato da Allianz Group, Edf Invest, Dif Infrastructure IV, Silk Road Fund.