ROMA In quella che è ormai più simile a una partita a poker tra governo e Atlantia sembrava arrivato il momento decisivo, quello in cui bisogna scoprire le carte. Prendere o lasciare. Con il governo che fa la sua proposta e il gruppo privato chiamato a scegliere. Invece sulla sorte della concessione autostradale è ancora stallo. Nonostante i rumor provenienti da Palazzo Chigi che, solo martedì sera, davano l'accordo a un passo, di proposte scritte nero su bianco non c'è ancora nessuna traccia. Insomma, l'ennesima falsa partenza.
LA CRITICITÀ Perché il perimetro entro cui avviare il dialogo e rilanciare la trattativa, ovvero le condizioni minime per trovare un accordo, non sono state ancora rese note alla controparte. Forse lo saranno nei prossimi giorni, forse tra una settimana, ma al momento né Atlantia né Aspi né il Mef e tantomeno il Mit hanno una carta sui cui ragionare, mediare o litigare. Per la verità non sono arrivati nemmeno messaggi infornali, né l'auspicata convocazione per discutere il dossier-concessione e provare, dopo oltre 2 anni, a chiudere il cerchio in un senso o nell'altro. C'è chi sostiene che l'altra sera il presidente Giuseppe Conte che, come noto, ha fatto il punto con il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e con la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, abbia provato a forzare la mano, facendo trapelare, visto l'impasse in cui si trovano i dossier Alitalia ed Ilva, che almeno uno dei tasselli del puzzle sarebbe andato a posto. L'apertura, anche se condizionata, non è affatto piaciuta al partito di Di Maio. Una mano tesa (visto che le revoca sarebbe stata tolta dal tavolo) che non ha convinto la Borsa e, ovviamente neppure i Cinquestelle, contrariati per non essere stati invitati al mini-vertice.
Di qui, si sussurra, lo stop immediato all'invio del documento governativo, o quanto meno dei punti irrinunciabili su cui far ruotare un difficile negoziato. Tutto da rifare dunque o quasi. Con il premier alle prese con l'ennesima, durissima divisione interna.
L'ATTESA In attesa di capire la posizione ufficiale, da Atlantia ribadiscono la volontà di negoziare senza pregiudiziali. Il superamento della data del 30 giugno, limite entro il quale il gruppo avrebbe potuto restituire la concessione allo Stato, testimonia proprio questa disponibilità. Che non è però assoluta. Visto che l'apertura, ribadita più volte, a cedere una quota di minoranza di Autostrade resta in piedi, anche se Atlantia vuole mantenere almeno il 51%. E qualora Atlantia scendesse a questa quota, Edizione (la cassaforte dei Benetton) a sua volta potrebbe pesare per linea indiretta solo sul 15% di Aspi. Insomma, i 5Stelle potrebbero dirsi soddisfatti. Ma per fare tutto questo servono, a giudizio del gruppo privato, certezze sul fronte tariffario e regolatorio. Consentendo così al gruppo di continuare ad investire, programmare e gestire la rete. Questo vuol dire, lo sa bene il governo, congelare o modificare il Milleproroghe, che creando incertezza sulle sorte della concessione e dell'eventuale indennizzo, blocca di fatto l'azienda, congela la possibilità di avere prestiti. Un limbo pericoloso. Da qui la proposta di valutare l'indennizzo in base a quanto già fatto per la rete di Terna o di Enel Distribuzione.
I PARTNER Se Cdp e F2i sembrano i partner scelti dal governo, i candidati per entrare nell'assetto azionario, va però anche detto che l'operazione va realizzata in assoluta trasparenza e, ovviamente, ai valori di mercato. Soprattutto, fanno notare gli analisti, ci sono da tutelare anche gli azionisti di minoranza (Allianz e Silk Road Fund) che, in pochi lo sanno, hanno un diritto di prelazione in caso di cessione delle quote. Ma su tutta la trattativa incombe come un macigno la sentenza della Consulta sul Decreto Genova, quello, per intenderci, che ha escluso Autostrade dalla ricostruzione del Ponte Morandi. Sul decreto impugnato davanti al Tar da Atlantia, i giudici dovranno esprimersi l'8 luglio e in caso di bocciatura, ovvero di riconosciuta incostituzionalità del provvedimento, anche il Milleproroghe rischierebbe grosso. Proprio la concessione stabilisce infatti che in caso di crollo sia la società responsabile della tratta a dover ricostruire.