MILANO Neanche la Tosca di Puccini contiene tanti colpi di scena da tenere sotto pressione gli spettatori come la telenovela su Autostrade. Florentino Perez Rodriguez, patron del gruppo spagnolo Acs e del Real Madrid, partner di Atlantia in Abertis, ha dato seguito alle sue intenzioni, presentando al cda della holding dei Benetton una manifestazione di interesse di 9-10 miliardi su Aspi, subordinata a due diligence e ok al Pef ma corredata di un progetto industriale europeo che scavalca quella del consorzio Cdp di 9,1 miliardi, al lordo di 870 milioni di indemnities più eventuali 400 milioni di ristori tutti da accertare. Ieri pomeriggio il cda di Atlantia ha esaminato l'offerta Cdp del 31 marzo e quella di Perez: «Anche riguardo alla nuova proposta progettuale avanzata dal gruppo Acs - si legge nella nota diffusa al termine - il cda proseguirà le proprie analisi nelle successive riunioni che saranno convocate nei prossimi giorni per le necessarie determinazioni in merito». Rispetto all'originaria previsione legata alla sola offerta di Cdp & C. che sarebbe stata esaminata ieri e conclusa in un successivo cda della prossima settimane, il calendario sembra quindi cambiato. Sempre che nel frattempo il pressing del presidente di Edizione Enrico Laghi non porti a un'accelerazione per dire sì alla cordata Cdp, facendo rimettere la palla all'assemblea da convocare entro metà maggio affinché siano i soci a decidere.
I DUE FRONTI Il blitz dell'imprenditore iberico, proprietario del Real Madrid, spariglia nuovamente le carte e soprattutto acuisce la frattura tra gli azionisti di Atlantia dove Edizione, dopo aver bocciato assieme alla Fondazione Crt la proposta di allungare i termini per la scissione di Aspi aprendo le porte alla cordata Cdp, Blackstone, Macquarie, adesso vorrebbe che il board della holding concludesse in tempi brevi la cessione alla cordata di Via Goito. Ma dall'altra parte c'è Tci, il fondo anglosassone, azionista con il 10% di Atlantia, da mesi sponsor di una valutazione della concessionaria di 11-12 miliardi, che è nuovamente uscito allo scoperto accogliendo «con favore l'offerta di Acs, ampiamente superiore all'offerta fatta da Cdp e dai suoi partner» e facendo da sponda al management della holding che ha bocciato tre volte l'iniziativa della cordata Cdp. Quest'ultima è fortemente appoggiata dal governo, visto che il Mef è azionista di Cassa con l'82,77% e spinge per chiudere il lungo negoziato apertosi a luglio 2020.
La proposta di Cdp e dei fondi internazionali è vincolante, quella del gigante delle costruzioni spagnolo, invece non ancora. E questo dovrebbe da solo già fare la differenza, anche se la prassi vuole che un cda abbia il dovere di approfondire tutte le proposte prima di sceglierne una.
LE CONDIZIONI Nella lettera in spagnolo, Perez sottolinea che «potrebbe considerare anche il potenziale ingresso di altri investitori nella partita, inclusa ovviamente anche Cassa Depositi e Prestiti». Perez definisce Aspi «un asset molto interessante che incontra perfettamente la strategia di lungo termine di Acs». Per questo «il team iberico, basandosi unicamente sulle informazioni pubbliche disponibili», ha fatto un prezzo di 9-10 miliardi». «Questo range di valorizzazione e il prezzo finale sono soggetti all'approvazione del nuovo Pef di Aspi e all'approvazione dell'operazione da parte del governo italiano e delle altre autorità in materia di regolazione e di competenza». Il punto forte della proposta Perez è la creazione di un polo europeo delle infrastrutture. «Crediamo che questa transazione rappresenti un'opportunità unica per Atlantia, i suoi azionisti, Aspi e Acs, e la vediamo come un primo passo verso una potenziale fusione di Abertis e Aspi in futuro, creando così il maggior operatore di concessioni autostradali del mondo», conclude la missiva.