ROMA Un governo «da quattro mesi in rodaggio», come segnala caustica l'azzurra Anna Maria Bernini, si ritrova a palazzo Chigi per ascoltare cosa intende fare Giuseppe Conte nei prossimi mesi. Un «confronto serrato» in vista della «fase due», sostengono a palazzo Chigi, durante il quale il presidente del Consiglio rispolvera i 29 punti del programma sottoscritto a suo tempo, ma - complice forse anche la questione del coronavirus - non scalda i cuori dei capi delegazione dei quattro partiti di maggioranza: per il M5S Alfonso Bonafede, per il Pd Dario Franceschini, per Leu Roberto Speranza, per Iv Teresa Bellanova.
I TAVOLIPer evitare di rimasticare alcuni temi del passato, il presidente del Consiglio, che oggi riferirà a Mattarella (il quale segue da vicino la vicenda governo, preoccupato per i continui rinvii) inizia con ciò che dovrebbe mettere d'accordo tutti. Ovvero con il green new deal, un piano da 59 miliardi in tre anni che agevola la transizione energetica e diventa il volano per rilanciare l'occupazione, e con la riforma fiscale che dovrebbe ridisegnare le aliquote e l'iva. Per evitare di sforare per il terzo anno la presentazione della manovra di bilancio, è da tempo che Conte spinge per mettere a punto una riforma dell'Irpef e forse anche una rimodulazione dell'iva.
Il tono pragmatico del premier convince sino ad un certo punto i presenti, visto che ancora non ci sono testi e che si apriranno dei tavoli di lavoro sui singoli temi con ministri e parlamentari. Al premier toccherà predisporre un calendario e comporre i tavoli su ogni singolo argomento. Gli scogli politici rimangono e risultano amplificati dai risultati elettorali di domenica scorsa. Il Pd freme. Il M5S è nel caos. Leu confida nel premier. Iv prepara ultimatum in vista dell'assemblea di domenica. Sul tappeto i nodi di sempre, con Conte che si autoinveste della responsabilità di decidere su alcuni temi caldi: dalla prescrizione, all'Ilva passando per Autostrade. Sul primo tema il premier ha fatto comprendere che considera la questione non sganciabile dalla riforma del processo penale, offrendo quindi una sponda al M5S e al suo capodelegazione, il ministro Bonafede.
Ma se sulla giustizia la palla passa al Parlamento e si prevedono quindi tempi lunghi, su Ilva e Autostrade c'è da attendersi novità a breve. Di un possibile incontro con i Mittal, Conte ha parlato ieri al termine del suo viaggio in Bulgaria. E' possibile che Conte possa incontrare lunedì sera a Londra il magnate indiano e che sul piatto del possibile accordo finisca anche lo scudo penale che poco piace all'ala movimentista del M5S. Poichè «su ogni dossier si dovranno valutare attentamente le ricadute delle scelte del governo», come spiegano a palazzo Chigi, anche la questione Autostrade verrà decisa a breve e in maniera salomonica. «Chi sbaglia paga», sostiene Conte, ma poichè procedere con la revoca significa mettere a rischio i conti pubblici, meglio spingere sulla revisione dei contratti in essere costringendo la società concessionaria a maggiori investimenti e a praticare sconti ai caselli.
In secondo piano passano alcuni temi - affrontati dal precedente esecutivo - che Pd, Iv e Leu chiedono di rivedere. Su tutti i decreti sicurezza e il reddito di cittadinanza che i grillini continuano a difendere a spada tratta , ma anche l'idea di modificare il jobs act, avanzata da Leu, sembra destinata a segnare il passo.
Il tentativo di programmare l'azione di governo sino al 2023 serve a Conte per tenere sui binari una maggioranza che non riesce ancora a tramutarsi in un unico convoglio. Il M5S è senza leader, ma soprattutto è senza una politica industriale e di sviluppo seppur alternativa. Il suo costante ridimensionamento apre spazi a chi spinge per un piano infrastrutturale mirato soprattutto al Sud. Resta però da vedere come reagiranno i grillini. Il Movimento è ormai spappolato. I dem hanno assicurato a Conte che non intendono infierire sulle difficoltà dell'alleato, anche perché rischiano di provocarne una frantumazione tale da certificare la scomparsa del partito di maggioranza al punto da rischiare di mettere in difficoltà il Quirinale.