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Data: 13/07/2020
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA
    CORRIERE DELLA SERA

Autostrade, Conte: Benetton ci prendono in giro, così revoca concessione è inevitabile. I punti dello scontro

«I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati. I Benetton non prendono in giro solo il presidente del Consiglio ma tutti gli italiani». Il premier Giuseppe Conte, in una intervista alla Stampa, tuona contro la famiglia Benetton, che attraverso Atlantia controlla Aspi (Autostrade per l’Italia) e detiene la concessione su gran parte delle strade a pedaggio italiane. La tensione, a due anni dal crollo del Ponte Morandi a Genova, che ha scatenato il confronto tra il governo e la famiglia trevigiana, è altissima. E lo scontro è alle battute finali.

Ultime 24 ore decisive per il destino di Autostrade per l’Italia. Martedì 14 luglio il governo ha fissato il Consiglio dei ministri per la decisione sulla concessione. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è orientato alla revoca che determinerebbe l’immediato passaggio della rete all’Anas come stabilisce l’articolo 35 del decreto Milleproroghe convertito in Parlamento a febbraio.
Il governo sarebbe orientato a procedere alla revoca della concessione perché la precondizione per evitarla — posta dal premier Conte, supportata dai Cinque Stelle — non verrebbe soddisfatta: cioè la totale estromissione di Atlantia dalla controllata Autostrade attraverso la vendita ad investitori pubblici e privati dell’88% che la capogruppo detiene nella società concessionaria.
Le parti sono distanti. E sembra quasi impossibile trovare una quadra con una proposta ulteriormente migliorativa da parte della società controllata dai Benetton tramite la capogruppo Atlantia.
La società dei Benetton ha reagito alle ultime tensioni con un nuovo crollo in Borsa: lunedì mattina le azioni di Atlantia hanno fanno segnare un calo superiore al 13%, qui l’articolo completo.
Ecco alcuni punti che dividono (e allontanano sempre di più) Benetton e governo.

L’ira di Conte e l’offerta dei Benetton

Treviso non vuole cedere alla richiesta dell’esecutivo: la vendita a soggetti pubblici è giudicata strumentale per nascondere la vera volontà del governo, cioè quella di togliere la concessione alla holding di famiglia Benetton, per placare la sete di vendetta dei Cinque Stelle per la vicenda del ponte Morandi. Il presidente di Edizione, Gianni Mion, che ha condotto questa partita in prima persona con il fidato manager di famiglia Benetton, Carlo Bertazzo, poi scelto alla guida di Atlantia, dichiara di «non essere molto ottimista» pur in presenza di «un’offerta seria frutto di un grande sforzo anche professionale» del gruppo. Un’offerta da 3,4 miliardi comprensiva di maggiori investimenti, di un nuovo programma di manutenzione e del taglio delle tariffe autostradali, chiesto a suo tempo dal governo.
Ma Conte si sente appunto “preso in giro”: «La mia sensazione è che Autostrade, forte dei vantaggi conseguiti nel tempo e di una concessione irragionevolmente rinforzata da un intervento legislativo, abbia scommesso sulla debolezza dei pubblici poteri nella tutela dei beni pubblici. A un certo punto Aspi si è irrigidita confidando, evidentemente, nella caduta del mio primo governo. Con questo nuovo governo si è convinta di avere forse delle carte da giocare e ha continuato a resistere. Solo all’ultimo si è orientata per una soluzione transattiva. La verità è che le varie proposte transattive fatte pervenire da Aspi non sono soddisfacenti». È quanto afferma in una intervista al Fatto quotidiano, il premier Giuseppe Conte, intenzionato a proseguire la linea dura nella trattativa con Autostrade. «Lo Stato - spiega Conte - ha il dovere di valutarle per lo scrupolo di tutelare l’interesse pubblico nel migliore dei modi possibili. Ma adesso dobbiamo chiudere il dossier ed evitare il protrarsi di ulteriori incertezze».

Conte ai Benetton: regime di favore non può essere prolungato

Conte si dice insoddisfatto della trattativa in corso: «È altrettanto inaccettabile - sottolinea - la pretesa di Aspi di perpetuare il regime di favore in caso di nuovi inadempimenti degli obblighi di concessione», «anche in caso di gravissime compromissioni della funzionalità della rete autostradale imputabili ad Aspi - spiega -, lo Stato non potrebbe sciogliere il contratto con Aspi, ma soltanto obbligare il concessionario a ripristinare la funzionalità della rete. Con la conseguenza che, se crollasse un altro ponte, non potremmo sciogliere la convenzione e, se mai lo facessimo, dovremmo rifondere Aspi con 10 miliardi di euro, e solo per l’avviamento. Quando ho letto la proposta ho pensato a uno scherzo». Si sente preso in giro dai Benetton? «I Benetton - risponde - non prendono in giro il presidente del Consiglio e i ministri, ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani».

L’offerta dei Benetton: scendere al 37% in Autostrade

Sul cambio di controllo trapela la disponibilità di un’ulteriore limatura della quota da parte di Atlantia per tentare un accordo in extremis. La holding controllata al 30% dai Benetton sarebbe disponibile a scendere fino al 37% di Autostrade tramite cessione di quota o, in alternativa, come operazione di ricapitalizzazione da almeno 4 miliardi che porterebbe a quell’effetto diluitivo. In modo da non poter configurare alcun controllo di fatto sulla società considerando il 12% in mano ai tedeschi di Allianz tramite il veicolo Appia e i cinesi di Silk Road. Il socio pubblico o privato che sia potrebbe acquisire il 51% gestendo la concessionaria. Ma l’esecutivo vuole evitare che i Benetton possano giovarsi sul lungo termine di utili e dividendi in un orizzonte di concessione di 18 anni.

Benetton-Autostrade: 24 ore decisive. Il nodo del riassetto societario

Ma cosa vuole il governo? L’esecutivo pretende la totale uscita dal capitale di Atlantia da Autostrade per l’Italia. La capogruppo detiene l’88% della società concessionaria. L’esecutivo ritiene ineludibile la cessione di tutta la quota anche tramite aumento di capital che porti ad una diluizione totale. La volontà e’ quella di non ritrovarsi ad essere consocio dei Benetton seppur relegati in una posizione di minoranza.
I Benetton continuerebbero infatti ad usufruire di utili e dividendi per i 18 anni rimasti della concessione. Ecco perché la loro proposta di diluirsi fino al 37% per non costituire un controllo di fatto della società è caduto nel vuoto.

L’ingresso di Cassa depositi e prestiti (al 51%) in Atlantia

Anche l’ingresso nel capitale di un socio pubblico come Cassa Depositi al 51% non viene ritenuta sufficiente dal premier. Anche con meccanismi di governance che sterilizzino l’eventuale minoranza di blocco di Atlantia il governo non ritiene ideologicamente accettabile condividere il capitale con Atlantia che ritiene responsabile del crollo del viadotto Morandi.

Il nodo della manleva

Il presidente Conte ha affermato in un’intervista al Fatto Quotidiano che i vertici di Atlantia nell’ultima proposta recapitata al governo, che prevede un pacchetto risarcitorio fatto anche di investimenti e taglio alle tariffe per 3,4 miliardi, non hanno accettato la manleva per la parte pubblica sulle eventuali responsabilità del ministero dei Trasporti certificate al processo in corso a Genova. Autostrade ritiene che la società non possa sottoscriverla perché ci sono 21 indagati del Mit delle cui responsabilità penali e civilistiche non può eventualmente farsene carico il gestore.

La revoca della concessione per «grave inadempimento»

Il governo ritiene che il gestore non abbia accettato l’immediata e automatica revoca della concessione in caso di inadempimento futuro sulla gestione della rete. Il premier Conte ha detto che la proposta di Autostrade non contempla la facoltà di rescissione unilaterale da parte del ministero concedente in caso di un altro grave incidente sulla rete. Secondo Conte avrebbe difficoltà a risolvere contrattualmente la Convenzione.
Il gestore ribatte sostenendo di aver proposto l’istituzione di una commissione terza ed indipendente che accerti, prima del processo in corso a Genova, l’eventuale grave inadempimento del gestore sul crollo del ponte Morandi. Chiede però la sterilizzazione dell’articolo 35 del Milleproroghe che stabilisce appunto la facoltà di revoca al governo perché ritiene che la società con quel testo pendente non riesca più a finanziarsi sul mercato visto il merito di credito declassato dalle agenzie a spazzatura.

 


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