Il conto alla fine potrebbe essere salatissimo e superare il milione di euro. Lo schianto del bus Atac linea 301 contro un pino sulla via Cassia non si è lasciato dietro soltanto una lista lunghissima di feriti: 68 più l'autista, che oggi dovrebbe essere dimesso dall'ospedale Santo Spirito e ascoltato dagli inquirenti per chiarire la dinamica. C'è anche un altro elenco cospicuo e consequenziale che prende forma dopo l'incidente di mercoledì scorso ed è quello relativo ai risarcimenti che Assicurazioni di Roma dovrà coprire per conto della municipalizzata dei Trasporti onorando il contratto in essere.
Ad oggi nessuno dei passeggeri coinvolti si è ancora presentato per chiedere il dovuto dopo lo scontro, ma Adir ha già aperto la pratica del sinistro ed è in attesa di liquidare i feriti. Che, garantisce più di un impiegato, «arriveranno sicuramente». Negli ultimi dieci anni le scrivanie di chi si occupa di gestire il rapporto incidenti tra mezzi Atac e rimborsi assicurativi sono coperte da innumerevoli pratiche e le cifre finora erogate sono altissime: superiori ai 15 milioni di euro. Tanto per rendere l'idea, Adir è ancora impegnata nelle liquidazioni dei risarcimenti per il tamponamento di due treni della metropolitana a piazza Vittorio, avvenuto nell'ottobre del 2006 nel quale morì una persona e si contarono più di 200 feriti.
LE STIME Per l'incidente sulla Cassia non è ancora chiaro a quanto ammonteranno i risarcimenti complessivi ma le stime già parlano di cifre che viaggiano tra i 500 mila euro e il milione di euro. Il conducente, al netto di quanto accerterà la Procura e il XV Gruppo Cassia della polizia locale, sulle responsabilità dirette o indirette (era al telefono oppure no, si è sentito male, si è addormentato, è stato distratto da un passeggero oppure lo scontro è stato provocato da un malfunzionamento della vettura) non sarà chiamato a sborsare nulla perché, secondo quanto stabilito anche dalle analisi cliniche, non è risultato positivo agli alcol e drug-test. È questa, infatti, l'unica condizione che lo avrebbe potuto chiamare direttamente in causa: esser trovato ubriaco o drogato. Il padre dell'autista Misael Vecchiato confida «nel lavoro degli inquirenti mio figlio non era al cellulare». Per i risarcimenti, comunque, è certo che se ne dovrà occupare Adir per conto dell'Atac chiamata a liquidare anche tutti quei passeggeri feriti che erano saliti a bordo senza biglietto. I calcoli saranno fatti singolarmente seguendo anche le tabelle del tribunale di Roma ma il meccanismo funziona così: si dovranno conteggiare i giorni di ricovero, gli ingressi al pronto soccorso, i giorni di riposo dal lavoro assegnati dai singoli medici di famiglia. Si dovrà calcolare poi anche il tipo di lavoro svolto da uno dei passeggeri che è rimasto ferito perché i singoli datori (aziende, enti privati o pubblici ad esempio), si potrebbero riavere a loro volta su Atac per l'assenza del dipendente provocata dallo scontro. La partita è appena iniziata e, considerati i feriti con i referti in mano, è anche destinata a durare svariati mesi.
Verrà sentito appena lascerà l'ospedale Santo Spirito, dove è ancora ricoverato. Misael Vecchiato, l'autista Atac quarantenne che era alla guida dell'autobus che mercoledì scorso si è schiantato contro un albero in via Cassia, racconterà agli inquirenti la sua versione dei fatti, mentre a breve arriveranno anche i risultati degli accertamenti sui due telefonini che gli inquirenti gli hanno sequestrato. Vecchiato sarà assistito da un avvocato, visto che due giorni fa è stato indagato per lesioni: nell'incidente sono rimaste ferite 69 persone. Dovrà chiarire se effettivamente, poco prima dell'impatto, stesse armeggiando con un cellulare, come è stato detto da alcuni testimoni. Circostanza che il conducente ha sempre smentito. Si tratta di un dettaglio fondamentale per l'inchiesta, visto che, in caso di conferma, la posizione dell'autista si aggraverebbe di molto. E proprio per questo motivo la procura ha sequestrato i due telefonini di Vecchiato, quello personale e quello di servizio. Uno dei due lo teneva in tasca, mentre l'altro si trovava dentro al suo zainetto, a bordo dell'autobus. E anche su questo punto c'è una circostanza che andrà chiarita: un parente dell'autista, infatti, aveva detto che il quarantenne aveva perso il cellulare di servizio e che aveva anche sporto denuncia ai carabinieri. Vecchiato ha già smentito categoricamente di avere utilizzato il cellulare mentre era alla guida, ed è probabile che ripeterà la stessa cosa davanti al procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e al pm Gennaro Varone.
LE PERIZIE Ma saranno le perizie sugli apparecchi telefonici a chiarire ogni dubbio. Il quarantenne ha invece detto di avere avuto una sorta di blackout e di non ricordare gli istanti precedenti l'impatto. E in effetti un altro testimone avrebbe detto di averlo visto chiudere gli occhi, come se avesse avuto un colpo di sonno. Gli accertamenti sui telefoni, comunque, saranno i primi ad essere completati. Poi, dovranno arrivare anche le verifiche sul bus, un vecchio modello diesel con almeno 17 anni di servizio, per escludere guasti o problemi di manutenzione.