ROMA Ci sono ancora diversi dettagli da definire prima di arrivare all'accordo Atlantia-Cdp che dovrebbe sigillare, dopo il cambio di marcia di agosto, l'uscita della famiglia Benetton da Aspi. Anche gli incontri serrati di ieri con in prima linea l'ad di Cdp, Fabrizio Palermo, e il ceo di Atlantia, Carlo Bertazzo, sembrano confermare il clima «positivo» di una trattativa che tuttavia ha ancora nodi cruciali da sciogliere. E dunque, Atlantia non porterà oggi sul tavolo del cda straordinario il pre-accordo sperato. Ma il consiglio sceglierà comunque la sua strada: ci sarà un'informativa sullo stato della trattativa con Cdp, ancora aperta, e poi dovrebbe approvare l'opzione della scissione con quotazione per cedere l'88% di Aspi. Rimane sul tavolo, ma soltanto come ipotesi alternativa, la via della «selezione di mercato», cioè dell'asta competitiva. A questo punto, però, solo una volta raggiunto il pre-accordo con Cdp, Atlantia potrà convocare l'assemblea straordinaria chiamata ad approvare l'operazione. Non un passaggio da poco, considerando il ruolo dei fondi internazionali nel capitale di Atlantia che possono far pesare in assemblea la loro contrarietà a uno schema di accordo che passi da un aumento di capitale a favore di Cdp. Ecco perché molti dettagli dell'ipotesi riportata da Bloomberg di uscita dei Benetton in due passi, con Ipo di Aspi e aumento di capitale riservato a Cdp e altri soci privati, rimangono per il momento un'opzione: è ancora presto per parlare di accordo e di assetto futuro, con tanto di quote, di Autostrade per l'Italia.
GLI OSTACOLI Al centro del negoziato con Cdp c'è il nodo del debito del veicolo nel quale sarà scorporata la quota di Aspi. Ma sulla strada dell'accordo c'è anche il tema della manleva chiesta dalla Cassa ad Atlantia per essere sollevata da eventuali responsabilità di gestione. Troppi i rischi penali e civili dopo il crollo del Ponte Morandi. Dal lato di Atlantia si limitano ad osservare che al momento della privatizzazione del 99, con la successiva Opa della società Schema28 con cui i Benetton acquistarono Autostrade nel 2003, la manleva non fu concessa nonostante una rete già datata. Un punto cruciale, certo, ma forse più facile da superare rispetto a quello del valore di Aspi e dello schema che dovrebbe accompagnare i Benetton all'uscita. L'ipotesi di una valutazione di Aspi in sede di Ipo pari a 11 miliardi (ben più dei 6-8 miliardi ipotizzati nelle ultime settimane) è vista di buon grado per la verità anche dai fondi internazionali. Non a caso ieri la Borsa ha fatto festa spingendo il titolo Atlantia a guadagnare il 16,2% fino a 15,65 euro. Lo stesso fondo attivista e azionista Tci Fund aveva indicato «una valutazione corretta tra gli 11 e i 12 miliardi». Ma il fronte dei fondi, da Tci ai cinesi di Silk Road, da Allianz al sovrano di Singapore Gic, da Hsbc a BlackRock, insistono nel rivendicare un'operazione di mercato, che non preveda un ingresso forzato di Cdp tramite aumento di capitale. Secondo Bloomberg, dopo la vendita tramite Ipo del 70% di Aspi, scatterebbe l'aumento di capitale della stessa Autostrade da 6 miliardi per ripianare parte del debito da 5 miliardi della società (e renderla di nuovo bancabile) e acquistare il restante 18% di Aspi dai Benetton.
IL REGALO DEI CINQUESTELLE Un'operazione che avrebbe il pregio di liquidare d'un colpo i Benetton, ma che vede contrari i Cinquestelle che non vogliono «fare regali ai Benetton». Ma «per punire i Benetton, si puniscono anche gli azionisti di minoranza», insistono i fondi, che vedrebbero diluita la loro quota per effetto dell'aumento di capitale a favore di Cdp. Anche di questo dovrà tener conto il cda di Atlantia. I fondi finora si sono mossi in ordine sparso bussando anche a Bruxelles contro il Decreto Milleproroghe che violerebbe diversi principi Ue e contro «un ulteriore danno agli investitori europei» in caso di aumento di capitale a favore di Cdp, puntando il dito anche contro il presunto «aiuto di Stato» e il comportamento «illegale» del governo italiano. La Comissione europea sta approfondendo il dossier. E questo rappresenta un ulteriore fronte di pressione per Cdp e il governo verso un'operazione di mercato. Va ricordato che senza il via libera del Mit al Piano finanziario presentato a luglio da Autostrade è difficile individuare il valore reale della società. «Dovranno essere comunicati dalla società la Rab e le tariffe per poter definire una valutazione, La nostra valutazione di 15 euro per azione», spiega Equita, «che prevede uno sconto del 25% sulla fully evaluation, assume un valore implicito di Aspi di 6 miliardi». Insomma, a quanto pare si dovrà ancora discutere tra le parti.