Avviare un'indagine interna predisponendo delle sentinelle per scovare quei dipendenti che intascano denaro dai passeggeri sprovvisti di biglietto invece che limitarsi a fare il proprio dovere: elevare sanzioni a chi viaggia senza ticket.
Eccola l'ultima urgenza che si agita nella municipalizzata dei trasporti romani a fronte dell'arresto con l'accusa di concussione di un verificatore che ha intascato 50 euro da due turiste sprovviste del titolo di viaggio elevando poi il normale verbale per il pagamento della sanzione realmente dovuta.
La vicenda, dai tratti surreali, ha tuttavia dimostrato l'esistenza di almeno un dipendente dell'Atac R.A.R, classe 1981 che in più di un'occasione ha intascato denaro non dovuto dai passeggeri beccati senza il titolo di viaggio. È un caso isolato? Oppure nel sottobosco e complicatissimo mondo dei dipendenti della municipalizzata c'è qualche altro furbetto? In via Prenestina vogliono fugare ogni dubbio ed è per questo che ora si passerà ai controlli che, si vocifera già dentro l'azienda, saranno scrupolosi. Ufficialmente l'Atac ha fatto sapere di essere pronta ad adottare «una sanzione esemplare, commisurata alla gravità del comportamento» mostrato dal dipendente. Nei fatti, partiranno a breve le verifiche interne che prevedranno anche l'utilizzo delle esche. Ovvero di impiegati dell'azienda pronti a salire su bus e tram come se fossero dei semplici passeggeri e quindi senza indossare la divisa o altri elementi di riconoscimento per mettere alla prova gli altri controllori.
I CONTROLLI A luglio l'Atac era andata fiera per i dati sulle multe elevate ai portoghesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Complessivamente, su 288.717 passeggeri controllati, le contravvenzioni sono state oltre 17.332, il 35 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2018. Segno evidente lasciò intendere l'azienda che i verificatori sono tornati a bordo dei mezzi e fanno il loro lavoro.
Poi la macchia, arrivata soltanto mercoledì, quando il dipendente di 38 anni è stato fermato dagli agenti di polizia del commissariato Borgo mentre provava a taglieggiare altri due turisti.
LA DINAMICA Bisogna mandare indietro il calendario e fermarsi al 19 agosto. Quel giorno il 38enne sale sulla linea 64 in via Nazionale e trova due ragazze di 20 anni, arrivate a Roma da Cuneo, che viaggiano senza biglietto. Le fa scendere e dice loro che eviterà di iscriverle in un fantomatico registro di evasori se pagano subito in contanti 50 euro. Le due ragazze gli mettono in mano i soldi ma poi si vedono consegnare la sanzione da 104,9 euro per non aver realmente pagato il biglietto. Insospettite, le due giovani si recano al commissariato Borgo per denunciare l'accaduto. I poliziotti chiedono conto all'Atac dei dipendenti impiegati nel servizio di verifica tagliandi a bordo dei mezzi e tramite un confronto fotografico risalgono all'uomo. Che viene rintracciato e pedinato per diversi giorni fino al 4 settembre, quando gli agenti lo vedono salire in via Crescenzio a bordo di un bus della linea 492. Lo seguono a distanza: il controllore scende e sale da diverse vetture e intorno alle 17 si ferma a piazza Pia lasciando il bus di turno (linea 23) con altri due turisti, stavolta stranieri. L'uomo prova a prendere soldi anche da loro seguendo lo stesso metodo adottato con le giovani di Cuneo ma i poliziotti, assistendo alla scena, lo fermano, portandolo in commissariato e disponendo poi l'arresto con il conseguente trasferimento nel carcere di Regina Coeli. Le prove raccolte lasciano presagire una pratica consolidata o, quantomeno, perpetrata anche in passato. Ora l'Atac insospettita ha paura che non si tratti di un caso isolato. E si arriva così a quello che potrebbe sembrare un paradosso: controllori controllati dalla stessa azienda che li ha assunti per stanare i portoghesi.