Guai a fidarsi troppo della tecnologia, specie quando si tratta dei mezzi pubblici di Roma. Chi è abituato a destreggiarsi su bus e tram della Capitale sarà incappato più di una volta in spiacevoli sorprese. Del tipo: apri la app che dovrebbe dirti in tempo reale quando arriva la prossima navetta e invece, all'orario stabilito, il vuoto. Ressa al capolinea, ma di veicoli targati Atac neanche l'ombra. E spesso tocca pazientare ancora diversi minuti prima di poter salire a bordo. A falsare le frequenze sulle app più cliccate e sfruttate dai passeggeri (a partire da Moovit, applicazione diffusa in 2.700 città del mondo, quasi 600 milioni di utenti), è una «dimenticanza» degli operai delle rimesse.
NAVIGATORI A BORDO La municipalizzata dei trasporti, sbalestrata da un debito di 1,4 miliardi e ora sotto concordato fallimentare, da qualche anno è riuscita, anche grazie agli sforzi dell'attuale presidente e ad, Paolo Simioni, a dotare il grosso della flotta di Gps. Insomma, i bus sono quasi sempre forniti di navigatore satellitare, il che permette anche alla partecipata di controllare in tempo reale dove sono gli autisti, di modo che nessuno sgarri. Alcune app, come Moovit appunto, in teoria hanno accesso diretto ai dati dei singoli veicoli. Possono quindi tracciare i percorsi. Spesso però le previsioni vanno in cortocircuito. Non per colpa della piattaforma, che se non riesce a ottenere i dati, è costretta a incrociare altri elementi, come l'orario programmato della corsa e il traffico giornaliero.
Tra i passeggeri, c'è chi maligna: i Gps dell'Atac sono sfasciati? La versione che fornisce l'azienda è un'altra: i Gps funzionano. Semplicemente, nella fretta di mettere le navette in strada (la coperta è corta, dato che l'età media del parco mezzi supera gli 11 anni...), capita che gli operai si «dimentichino» di abbinare il navigatore del bus al numero della linea assegnata. Fino a quando non sarà portato a termine il rinnovo della flotta, l'azienda conta su un numero limitato di vetture. Alcune viaggiano quasi a ciclo continuo, passando da una linea all'altra, nel corso della giornata. E a volte questo cambiamento di tratta non viene annotato dagli addetti dei depositi. E il Gps, in questo modo, non viene collegato alla nuova linea.
Una beffa per i passeggeri, già costretti a lunghe attese alle fermate: nel 2018 il 48% delle corse dell'Atac ha registrato ritardi e anche l'anno scorso l'azienda, per il comparto bus-tram, ha macinato molti meno chilometri rispetto al contratto di servizio, al contrario di quanto accaduto sulle metro dove le cose per fortuna sono migliorate (scale mobili escluse).
E ora? La partecipata ha ovviamente chiesto a chi lavora nelle rimesse di evitare queste «dimenticanze». E di collegare sempre il Gps alla linea giusta. Si sta studiando anche un nuovo portale e una nuova app per permettere a tutti di controllare le frequenze e accedere ai servizi. Col rinnovo della flotta poi (nel 2019 sono arrivati 227 bus e altri 300 dovrebbero essere in strada entro novembre), il parco mezzi sarà più ampio e anche gli operai potranno prendersela comoda ed evitare queste strane distrazioni che spesso illudono i pendolari in attesa alle fermate.
Sporchi, scomodi e in ritardo: gli utenti bocciano i trasporti
Come fa l'Atac a censire quegli autobus fantasma che non sono geolocalizzati? Finiscono nel limbo delle corse saltate o soppresse? Il tema dei Gps spenti è una mina vagante nei report interni di Atac che falsa tutte le statistiche interne e i dati che sono fondamentali per la pianificazione della rete del trasporto pubblico locale che, infatti, nella Carta dei servizi Atac 2019 pubblicata recentemente è una voce che ha aumentato il numero delle segnalazioni e reclami da parte degli utenti. I dati sono stati raccolti da Atac lungo tutto il 2018 attraverso i propri canali e anche attraverso interviste. Sono circa 24.800 i reclami arrivati. E aumentano spaventosamente rispetto all'anno precedente le segnalazioni sulla mancata regolarità del servizio (+67%: da 3.300 nel 2017 a 5.521 nel 2018) e sui biglietti e gli abbonamenti.
LA PERFORMANCE Nel lungo report di 70 pagine il crollo del servizio è evidente soprattutto in alcuni punti. Primo: l'affidabilità e i tempi di viaggio del servizio di superficie (bus, tram e filobus) che nel 2018 è ampiamente sotto gli standard, ovvero solo il 52% dei distanziamenti sono ritenuti regolari rispetto a quelli programmati nel contratto. Vuol dire che una corsa su due non è stata regolare e che il 48% delle volte ci sono stati utenti fermi ad aspettare un autobus che non è arrivato. Anche la manutenzione delle aree di fermata è stata garantita solo al 50% (lo standard 2019 è fissato al 70%). Le spie rosse della metropolitana, si ammette nella Carta servizi, sono le scale mobili, gli ascensori, i tornelli di ingresso e i montascale. Tutti servizi che sono ampiamente sotto gli standard che Atac stessa si è prefissata.
Ma l'azienda di trasporti fa flop anche dal punto di vista della pulizia. Le condizioni delle stazioni sono al 76%, idem la pulizia dei treni. Gli standard dell'80 e 92% sono lontani dall'essere raggiunti. Il 100% non è proprio preso in considerazione. Sul fronte sicurezza anche i turni effettuati dagli agenti preposti non arrivano a coprire il 100%, ma l'88% nella metro A e il 72% nella metro B. Per quanto riguarda l'accesso alle informazioni, il nodo critico qui sono le paline elettroniche: quelle verificate e leggibili sono l'84%. La stazione Termini è un capitolo a sé: la pulizia anche qui è sotto gli standard.
La Carta dei servizi 2019 a un certo punto annuncia molto timidamente anche una «sperimentale procedura di possibile ristoro da applicare a fronte dei disservizi riscontrati». È un'ipotesi ancora tutta da studiare insieme alle associazioni dei consumatori con cui è stata condivisa la stessa Carta e che porterà alla stesura di un Regolamento delle procedure di ristoro. «Nulla di concreto per ora ma sicuramente un primo passo e un principio finalmente sancito nero su bianco», commenta Stefano Monticelli di Federconsumatori. Un'idea che ha bisogno di approfondimenti innanzitutto sui temi più urgenti come «i tempi certi di riapertura delle stazioni metro, le valutazioni tecniche sugli episodi di incendio dei mezzi», dicono invece dall'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma capitale.
In caso di richiesta di un risarcimento del danno se succede ad esempio un incidente con un mezzo Atac, è fondamentale inviare tutti i dettagli del veicolo, dell'orario e della corsa del bus o del tram. E se all'azienda non risulta la corsa (perché il Gps si è addormentato), il risarcimento potrebbe essere meno sicuro di quanto si pensi.