Data: 23/01/2024
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Assalto al portavalori sull'A14, 12 indagati tra Pescara e Foggia
Il colpo fallito con la sparatoria al blindato dell'istituto Aquila: banda incastrata dai racconti dei residenti PESCARA Sono 12 gli indagati per l'assalto al portavalori della società Aquila di Ortona che, il 7 luglio dello scorso anno, fu attaccato da una banda ben organizzata, seminando il terrore lungo l'autostrada A14: 15 minuti di panico fra gli automobilisti e soprattutto per i due uomini dentro il furgone contro il quale vennero sparati più di trenta colpi di kalashnikov. Sotto accusa, da parte dei magistrati Anna Benigni e Andrea Papalia che seguono l'inchiesta, sono finiti due abruzzesi e dieci pugliesi che materialmente avrebbero partecipato alla rapina andata poi a vuoto per il tempestivo arrivo della polizia stradale che costrinse la banda a fuggire quando erano ormai riusciti ad aprire un varco nel furgone per portare via i circa 300mila euro che vi erano custoditi. La procura di Pescara, che da subito aveva individuato alcuni dei fiancheggiatori grazie alle indagini della squadra mobile del dirigente Gianluca Di Frischia, nei giorni scorsi ha disposto perquisizioni a tappeto in tutti i luoghi nella disponibilità degli indagati: a Pescara e a Foggia, anche attraverso la squadra mobile locale che sin dall'inizio sta collaborando con i colleghi di Pescara. Alla individuazione dei due che risiedono a Montesilvano (uno, proprietario dell'immobile, 58 anni originario di Città Sant'Angelo, e l'altro, inquilino di 60 anni, nato nel Teramano) gli inquirenti sono arrivati grazie ad alcune preziose testimonianze e soprattutto alla ricostruzione, fatta con l'ausilio di una serie di telecamere, di tutto il percorso seguito dai banditi prima e subito dopo il fallito colpo. I magistrati hanno anche ricostruito tutte le fasi dell'assalto: da quando le due auto rubate (a Foggia) utilizzate dai malviventi costrinsero degli automobilisti ad ostruire le carreggiate dell'autostrada con le proprie auto, fino a quando i banditi, a bordo delle auto rubate, affiancarono prima il blindato sparando raffiche di mitra e poi lo bloccarono, superando la resistenza delle due guardie che vi erano dentro, costrette poi ad uscire per non restare soffocate dopo che i banditi avevano infilato la manichetta di un estintore nell'abitacolo dopo aver praticato un'apertura con una mototroncatrice. Quando erano ad un passo dal portare a termine il colpo, i banditi dovettero però desistere (limitandosi a prelevare le armi delle guardie giurate e i loro giubbotti antiproiettile) perché la polizia era ormai sul posto. Il furgone bianco usato per la fuga (dopo aver dato alle fiamme le due berline rubate) venne riconosciuto da un agricoltore che stava lavorando i campi lungo la strada della fuga e permise agli inquirenti di arrivare fino all'abitazione dei presunti fiancheggiatori. Qui, stando alle indagini, parte del gruppo di banditi avrebbe passato la notte prima del colpo: sarebbero arrivati con i vari mezzi e sarebbero ripartiti la mattina presto per andare a compiere l'assalto. L'abitazione individuata dalla Mobile è situata in una strada chiusa di Montesilvano e sulla presenza di quei mezzi, fondamentali sono state le testimonianze di chi vi abita e di chi quella mattina vi stava lavorando ed avrebbe assistito all'uscita delle auto. I testi hanno ricostruito l'entrata e l'uscita dei mezzi (uno dei quali avrebbe danneggiato una fiancata proprio per entrare nel cortile dell'abitazione, lasciando dei pezzi di auto sul luogo, recuperati poi dalla polizia), in quella via chiusa. Mezzi che si sarebbero fermati proprio nel piazzale del civico dove abitano i due indagati, in due appartamenti diversi.«Per tali ragioni», scrivono i magistrati nel provvedimento di perquisizione dei due indagati abruzzesi, dopo aver esaminato gli elementi a loro carico, «è da ritenersi il coinvolgimento dei due nei reati per cui si procede, per aver fornito la base logistica ai rapinatori, sia per pernottare la sera prima dell'evento e custodire due delle auto utilizzate nell'assalto, sia come luogo per effettuare il trasbordo di materiale e persone, nonché il cambio di furgone». La procura ha fatto sequestrare dagli investigatori anche tutti i supporti informatici in possesso dei dodici indagati perquisiti, per farli esaminare da un consulente ed arrivare a trovare ulteriori elementi a loro carico. Le accuse contestate dai magistrati vanno dalla rapina al tentato omicidio, dall'incendio al porto abusivo di armi. |
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