MILANO Nelle nebbie di una crisi di governo indecifrabile per i cittadini, alcuni dossier come quello su Autostrade vanno avanti, quasi automaticamente. C'è in corso la due diligence della cordata Cdp (di cui fanno parte Blackstone e Macquarie), in una trattativa estenuante, partita la notte del 14 luglio e che in sei mesi ha fatto due passi avanti e due indietro, sotto l'attenzione della politica che in questa vicenda più volte è intervenuta condizionando gli eventi. Siccome non è un mistero che M5S abbia una posizione dichiaratamente ostile ai Benetton dal 14 agosto 2018 per il crollo del Ponte Morandi con la richiesta, ripetuta all'infinito, di revoca della concessione, nel mezzo di un'inchiesta penale che a novembre ha portato all'arresto di Giovanni Castellucci e altri manager con un contorno di accuse alla società (tutte respinte), durante le festività sarebbe spuntata l'ipotesi di trovare una soluzione diversa.
Una soluzione, secondo fonti bancarie coinvolte, nata in una specie di cassa di compensazione politica con altri nodi intricati delle partite che interessano Cdp. In questo ambito, M5S starebbe premendo sul Mef affinché la via d'uscita dall'impasse Aspi sia l'ingresso di Cassa direttamente in Atlantia, cui fa capo Aspi e leader globale nelle infrastrutture autostradali ed aeroportuali con presenza in 25 paesi. Gestisce circa 14.000 km di autostrade a pedaggio, gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino in Italia e i tre aeroporti di Nizza, Cannes e Saint Tropez in Francia con 64 milioni di passeggeri l'anno. Dal canto suo, Via Goito gestisce 250 miliardi di risparmio postale degli italiani che deve investire con oculatezza.
BRACCIO DI FERRO Di qui il lungo tira-e-molla con Atlantia sulla valutazione di Autostrade: l'ultima valutazione provvisoria, fatta il 23 dicembre, si attesta a 8 miliardi, dopo che per due volte (ottobre e novembre) ha proposto una forchetta di 8,5-9,5 miliardi, ricevendo sempre una risposta negativa, visto che i fondi azionisti di Atlantia (Tci in particolare) chiedono 11-12 miliardi e potrebbero chiedere i danni se venisse accettato un valore più basso. Cassa ha chiesto tempo fino alla fine di gennaio per completare la due diligence mettendo le mani in avanti su una possibile revisione dei valori, probabilmente al ribasso, dovendo considerare le manleve; mentre Atlantia va avanti con l'assemblea del 15 gennaio con obiettivo lo spin off.
Questa volta l'intervento della politica potrebbe rimettere in movimento le biglie, perché un investimento diretto di Cdp sulla holding con una partecipazione di circa il 10-15% da acquistare da Edizione, con una governance chiara e favorevole e una exit concordata per Ponzano, potrebbe avere senso industriale ed economico giustificando l'uso dei risparmi privati. Potrebbe però riproporsi in nodo-prezzo perché Atlantia, oltre ad essere azionista di Aspi è pur sempre una holding dove le attività diverse pesano per il 65% del fatturato totale. La spinta politica potrebbe quindi influenzare il negoziato più di quanto non abbia fatto fino ad oggi. C'è tuttavia chi fa notare che un ingresso diretto dello Stato, sia pure tramite Cdp, potrebbe far sorgere alcune problematiche poiché Atlantia controlla e gestisce asset di altri Paesi che magari non gradiscono partner pesanti come può essere uno Stato straniero.
Ancora ieri la cordata Cdp e i loro advisor erano nella data room Aspi ma c'è chi fa notare come questa verifica puntuale possa risultare utile nel caso in cui la trattativa salisse al piano superiore.