L'AQUILA La fatidica quota mille è stata valicata. Una soglia psicologica che, a inizio emergenza, faceva tremare le vene ai polsi, vista soprattutto la capacità di tenuta delle circa cento terapie intensive. Forse, saranno i prossimi giorni a dirlo, l'emergenza coronavirus in Abruzzo sta entrando in una fase nuova. Il capo della task force sanitaria, Alberto Albani, conferma che il modello matematico-epidemiologico potrebbe portare ad avere 1.500 casi entro fine mese. Più basso sarà quel dato e meglio sarà. «Il flusso dice Albani sembra lievemente rallentato, ma è costante. Così come l'incidenza dei contagi sulle terapia intensive, circa il 15%».
Difficile dire cosa attende l'Abruzzo nei prossimi giorni. Ieri i dati hanno fatto segnare un netto calo rispetto al picco del giorno precedente: 71 contro 133. Con una ripartizione geografica più omogenea: 11 nell'Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila, 14 in quella Lanciano-Vasto-Chieti, 31 in quella di Pescara e 15 in quella di Teramo. Dati che cominciano ad avere, tra l'altro, una valenza più limitata: vista la penuria di posti letto, la Regione già da questo momento, come ha ripetuto più volte l'assessore alla Salute, Nicoletta Verì, ragiona come se ci fosse una sola Asl su tutto il territorio. Ragion per cui sulle diverse aziende potrebbero essere caricati dati che riguardano pazienti che arrivano da fuori provincia.
I DECESSI Ci sono da registrare altri cinque decessi rispetto al giorno precedente, con il totale che arriva a 68, con una letalità presunta, dunque, del 6,7%: riguardano una 85enne di Ortona, una 83enne di Montesilvano, un 75enne di Pescara, una 80enne di Avezzano e un 64enne di Penne. Dei 1.017 casi positivi complessivi (925 sono attualmente positivi), 289 pazienti sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva (32 in provincia dell'Aquila, 50 in provincia di Chieti, 138 in provincia di Pescara e 69 in provincia di Teramo), 71 in terapia intensiva (13 in provincia dell'Aquila, 14 in provincia di Chieti, 32 in provincia di Pescara e 12 in provincia di Teramo), mentre gli altri 565 sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl (23 in provincia dell'Aquila, 96 in provincia di Chieti, 268 in provincia di Pescara e 178 in provincia di Teramo).
LA GEOGRAFIA Ufficialmente sono 17 pazienti clinicamente guariti (che da sintomatici con manifestazioni cliniche associate al Covid 19, sono diventati asintomatici); 7 guariti (che hanno cioè risolto i sintomi dell'infezione e sono risultati negativi in due test consecutivi). Dall'inizio dell'emergenza coronavirus, sono stati eseguiti complessivamente 6109 test, di cui 621 ieri: 3580 sono risultati negativi. Nel totale viene considerato anche il numero degli esami presi in carico e tuttora in corso. Del totale dei casi positivi, 75 si riferiscono alla Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila, 189 alla Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 476 alla Asl di Pescara e 277 alla Asl di Teramo. Dei 71 casi positivi al Covid 19 registrati ieri, invece, 11 fanno riferimento alla Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila, 14 alla Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 31 alla Asl di Pescara e 15 alla Asl di Teramo.
LE DIAGNOSI Restano due i temi caldi sul tavolo: aumento del numero dei tamponi e condizioni del personale sanitario. Sul primo ieri si è registrata una nuova autorevole presa di posizione. «I kit sierologici non sono validati né a livello nazionale né a livello mondiale e non danno nessun tipo di certezza. Anzi, creerebbero falsi negativi ancora più pericolosi delle strategie del contatto». Dopo l'allarme lanciato dall'assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, sull'uso dei kit sierologici reperibili sul mercato, anche il direttore generale della Direzione generale dell'Area prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Claudio D'Amario, abruzzese, ha sostenuto la stessa tesi. I kit sono stati acquistati da molti sindaci. D'Amario ha spiegato che il «falso positivo del test sierologico potrebbe creare perfino procurato allarme».
IL PERSONALE L'assessore Guido Liris, invece, è intervenuto sul personale: «I precari nella sanità che stanno lavorando alla cura e all'assistenza dei pazienti Covid-19 dovranno avere un percorso preferenziale nelle procedure di stabilizzazione. Un riconoscimento economico deve essere assicurato agli operatori in pianta organica in prima linea in questa emergenza. Rivolgo un appello al Governo nazionale e in particolare al ministro della Salute Speranza».