ROMA Lufthansa si sfila dalla partita Alitalia. Lo fa dopo un consiglio di amministrazione molto teso nel quale, come risulta al Messaggero, hanno prevalso i duri, la parte contraria da sempre al matrimonio con la compagnia italiana. Alcuni consiglieri durante il board di ieri, avrebbero addirittura stigmatizzato proprio il caso Ilva-Mittal, ovvero la scarsa affidabilità del sistena Italia, per mettere all'angolo chi, come l'ad Carsten Spohr, aveva lasciato aperto uno spiraglio, creduto ad una intesa in extremis. Del resto soffiare a Delta, e quindi ad Air France, il mercato italiano è stato uno degli obiettivi del vettore tedesco che adesso, salvo improbabili colpi di scena, appare definitivamente fuori gioco. Spohr, nella conferenza stampa di presentazione dei conti, ha quindi ripetuto come un mantra le condizioni già note. «Siamo interessati a una compagnia nuova e ristrutturata per l'importanza del mercato italiano. Ma non siamo interessati all'Alitalia attuale». Nessun impegno ad investire un euro, come invece assicurato da Delta. Nessun ripensamento sul fronte degli esuberi.
GLI ELEMENTI Posizione che a questo punto pone Fs e Atlantia di fronte ad una strada quasi obbligata, con la scadenza del 21 novembre per l'offerta vincolante che si avvicina inesorabile e sul tavolo solo l'impegno del colosso Usa a partecipare alla nuova Alitalia con almeno 100 milioni. Il premier Giuseppe Conte sfodera ottimismo: «In questo momento ci sono delle buone premesse per fare quello che abbiamo auspicato, non come operazione di salvataggio ma di mercato, sostenibile sul piano economico, industriale». Il chiarimento di Lufthansa su Alitalia arriva in occasione della diffusione dei risultati del terzo trimestre, chiuso con un utile netto in crescita (a 1,15 miliardi, +4%) nonostante il «rallentamento» dell'economia e il caro-carburante, ricavi 10,2 miliardi (+2%) e la conferma delle previsioni di crescita per il 2019, con un aumento percentuale ad una cifra dei ricavi.
Lufthansa, come noto, tiene il punto da due anni. Una linea dura che prevede 5-6 mila esuberi. In barba alle attese che si erano create negli ultimi giorni: «Abbiamo sempre detto che non faremo investimenti nell'Alitalia di oggi e se li faremo sarà in una nuova Alitalia ristrutturata, e questa posizione non è cambiata. Nonostante i rumors sui giornali delle ultime settimane», puntualizza Spohr, che guarda anche con scetticismo alla prossima scadenza per l'offerta vincolante: «Essendo onesti, non credo che sia realistico il 21 novembre». Tocca ora a Fs decidere come procedere. I commissari, che stanno seguendo da vicino le trattative anche con dei tavoli di lavoro con Fs e Atlantia, attendono che le Ferrovie «sciolgano la riserva», scegliendo Delta. Forse proprio per questo i commissari hanno già fatto capire che non è escluso un possibile slittamento «minimo» della prossima scadenza (sarebbe l'ottava proroga): a patto che si arrivi al closing entro il primo trimestre del 2020.
Alla finestra resta Delta che ha formalizzato un investimento di 100 milioni pari al 10% circa. Tra Fs-Atlantia e il vettore Usa il negoziato è ancora aperto su alcuni punti del piano industriale, come le rotte nel Nord America e l'ingresso della newco nell'alleanza Blue Sky.