ROMA Spunta la carta Lufthansa nel rilancio della compagnia di bandiera. Il cambio della guardia al Mise fa tornare in gioco il colosso tedesco che piace da sempre alla Lega. In attesa che prenda corpo la soluzione per pagare gli stipendi agli 11 mila dipendenti del vettore tricolore, si comincia a ragionare su un possibile cambio di strategia. Una scelta di respiro europeo per coinvolgere un partner internazionale di assoluto livello e disegnare un futuro diverso insieme a Ita. Non subito ovviamente ma in prospettiva.
LA ROAD MAP Quanto all'asta per cedere gli asset aziendali di Alitalia, sempre la Lega, d'intesa con il Tesoro, propone di riaprire la vecchia procedura in modo da guadagnare tempo prezioso visto che un nuovo bando, come chiesto recentemente proprio dal Mise, farebbe slittare a dopo l'estate il lancio della compagnia. L'ostacolo da superare, se dovesse prevalere questa soluzione, resta quello europeo visto che servirebbe il via libera di Bruxelles per andare avanti. Ma anche in questo caso proprio il fatto che l'ad di Ita Fabio Lazzerini stia procedendo spedito per mettere a punto il piano industriale, calibrandolo sull'andamento del mercato e sulle richieste di discontinuità sollecitate dalla Ue, favorisce una soluzione. La settimana che si apre sarà comunque decisiva. Non solo perché il nuovo ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, comincerà ad esaminare il dossier, ma anche perchè l'interlocuzione con l'Europa entrerà nel vivo. Ita sta infatti ultimando le ultime risposte per dimostrare come non vi sia continuità tra la newco e la vecchia Alitalia sia sul fronte delle rotte, che della strategia aziendale che del piano economico finanziario.
Proprio l'apertura a Lufthansa, che il governo di Mario Draghi potrebbe accelerare, sarebbe una delle carte da giocare sul tavolo della trattativa negoziale con Bruxelles. Una partnership industriale, come del resto previsto dal piano di Lazzerini, che metterebbe a tacere i tecnici più scettici dell'Antitrust Ue. Anche perché Ita è pronta ad aprire sia il settore handling che la manutenzione a nuovi soci, venendo così incontro ai desiderata Ue.
Il capitolo più spinoso, almeno nell'immediato, riguarda però gli stipendi di febbraio dei dipendenti. Secondo i sindacati alla fine, in assenza di ristori europei, sarà il Tesoro ad anticipare i soldi, evitando così l'esplosione di una bomba sociale. Si tratta anche qui di ottenere il via libera europeo invocando una norma che fa riferimento all'interesse nazionale. Come noto Bruxelles deve autorizzare l'ultima tranche dei 350 milioni stanziati dal decreto Ristori, ma ha chiarito nei giorni scorsi con toni bruschi che non è scontato l'ok all'intera tranche dei restanti 77 milioni. L'orientamento è di concederne solo 50. Bruxelles ha anche già messo le mani avanti sull'ipotesi di un nuovo prestito statale (dopo gli 1,3 miliardi degli ultimi 3 anni e mezzo) per accompagnare il passaggio alla newco Ita: è molto difficile, hanno chiarito fonti comunitarie, che l'antitrust Ue accolga una nuova richiesta di aiuti di Stato e, se anche lo facesse, sarebbe per meno dei 200 milioni di cui si parla. L'unica strada resta quindi quella di riaprire il vecchio bando e far partecipare Ita all'asta, per ottenere gli asset aziendali di Alitalia a prezzi di mercato e in maniera trasparente.