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Data: 10/02/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Accordo all'Ama, autisti divisi sui tagli I lavoratori assunti prima del 1999 non approvano l'intesa sulle buste paga: «Continueremo a difendere i nostri diritti»

L'AQUILA«È in atto da giorni un inammissibile linciaggio morale e mediatico dei dipendenti che non sono d'accordo con il testo del nuovo contratto integrativo dell'Ama che è stato redatto con una peculiare sinergia tra sindacati, azienda e politica».Non rientra lo scontro in seno all'Ama, l'azienda per la mobilità, dove a scendere nuovamente in campo sono i lavoratori del Collettivo Ama 99 che non approvano l'accordo e «che, descritti come ingordi, ingrati e insensibili alle esigenze di contenimento della spesa», affermano, invece, «di avere ragioni più che fondate per questo forte dissenso. Il nuovo contratto aziendale, infatti, non solo impone un taglio di circa il 33% delle somme riconosciute in precedenza (su cui i lavoratori non hanno nulla da osservare, nell'ottica di fare proprie le difficoltà economiche dell'azienda, pure in parte determinate da gestioni discutibili e clientelari del passato), ma soprattutto pretende di rendere variabili e soggette a possibili disdette dell'azienda le somme che erano state attribuite in passato come stabili. «In particolare», spiegano i dipendenti non in sintonia con l'accordo, «nel 1999 l'Ama propose di non pagare determinate somme dovute in base al contratto nazionale dell'epoca per turni e straordinari, riconoscendo un forfait di 309 euro mensili che sarebbero stati erogati per intero fino al 2025 e poi ridotti a scalare del 5% annuo dal 2026 in poi. Tali somme, stabili e oggetto di una contrattazione e di una rinuncia fatta all'epoca a vantaggio dell'azienda, dovrebbero divenire ora variabili, riconoscendosi la facoltà all'Ama di sospendere il pagamento dei 309 euro anche prima del 2025 (o prima che le somme siano riassorbite del tutto) senza alcuna motivazione. I lavoratori cosiddetti "storici" dell'Ama che hanno fatto e fanno affidamento sulla certezza delle somme riconosciute loro nel 1999 a fronte di rinunce fatte all'epoca (circa un quarto dello stipendio) si troverebbero così a rischiare che l'azienda disdetti nuovamente il contratto e che non possano più fare fronte alle esigenze delle proprie famiglie». I lavoratori storici, dunque, «non chiedono somme in più, ma solo che sia rispettato l'accordo del 1999 e che le somme rimangano stabili come era stato previsto allora. Non inganni l'esito favorevole al nuovo contratto del referendum aziendale perché ad esso hanno partecipato solo i dipendenti assunti dopo il 1999 che non prendono quindi la somma stabile di 309 euro mensili e che riceverebbero in futuro somme in denaro che prima non gli erano riconosciute in busta paga». Come dire che la battaglia contro l'accordo andrà avanti coi lavoratori storici decisi «a difendere i diritti acquisiti».
10 febbraio 2020 il centro


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