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Data: 30/01/2020
Testata Giornalistica: LA CITTA'
    LA CITTA'

Viaggio della speranza per arrivare a Roma. L’allarme della Cgil sulla riorganizzazione della tratta che porta da Giulianova e Teramo alla Capitale

TERAMO - La riorganizzazione della tratta di trasporto pubblico Giulianova-Teramo-Roma presenterà a brevissimo il conto di un servizio ridotto e frammentato, con sette corse senza più un collegamento diretto. Insomma, un viaggio della speranza verso la Capitale. E’ così che la Cgil traduce l’odissea prossima ventura di chi dalla costa sia diretto, passando per Teramo, alla Capitale. E’ un quadro a tinte decisamente buie, quello che ieri hanno tratteggiato in conferenza stampa il segretario provinciale del sindacato, Giovanni Timoteo, e Domenico Fontana, segretario generale di Filt Cigl L’Aquila Teramo, analizzando quello che già a dicembre il sindacato aveva definito il “pacco di Natale” confezionato da Tua e Regione. Un pacco che adesso diventa doppio e del quale sono destinatarie le fasce più deboli dei cittadini e si legge studenti, lavoratori pendolari ma anche semplicemente chi deve fare ricorso a servizi ospedalieri che si trovano, appunto, nella Capitale. Niente più collegamenti diretti per sette corse, dunque, con tutti i disagi e le penalizzazioni in termini di tempi e ritardi accumulati tra cambi obbligati di autobus e coincidenze da intercettare, in quanto chi arriva da Giulianova piuttosto che da Martinsicuro si trova a dover subire più interruzioni sulla percorrenza con cambio di mezzi, dovendo raggiungere prima Teramo con mezzi sub urbani, intercettare quindi una coincidenza per L’Aquila per poi approdare a Roma. Risultato: tempi che lieviteranno, in media, di almeno cinquanta minuti. Una situazione, questa, per la quale - viene sottolineato - il sindacato aveva già puntato il dito su un chiaro indizio di privatizzazione del servizio che passa attraverso le sub-concessioni. La sgraditissima riorganizzazione sarebbe dovuta partire il 1° gennaio ma è stata spostata al prossimo 3 febbraio, fermo restando che la confusione resta ancora tanta. «Un servizio pubblico depotenziato - è la denuncia di Fontana - in cui il ruolo dell’azienda pubblica diventa sempre più marginale con un progetto a vantaggio dell’imprenditore privato. Un servizio che minaccia di diventare un “non servizio” in cui l’azienda pubblica e la politica locale abdicano a favore degli operatori privati». Risultato, oltre a collegamenti più lenti, complessi e farraginosi anche la perdita di posti di lavoro. Arriva invece da Timoteo l’affondo alla politica «che resta in silenzio, a fronte di un territorio che avrebbe bisogno invece di una presenza forte capace di creare le condizioni per rilanciarlo. E quello della mobilità è proprio uno dei problemi più impattanti così come raccontano, da mesi, i problemi della galleria del Gran Sasso o la questione dei viadotti sull’A14 perché i collegamenti sono servizi essenziali per le attività economiche, per il pendolarismo e perché il territorio possa esercitare attrattività. Per questo è importante che venga garantito il servizio pubblico che, invece, risulta indebolito . Quasi non venga fatto per i cittadini e non comprendiamo perché i rappresentanti politici ed istituzionali di questa provincia lo permettano, restando in silenzio. Anche quelli in ruoli che non sono secondari come nel caso, appunto, del responsabile ai Trasporti che del territorio è espressione». Sulla questione, annunciata una lettera destinata alla Giunta regionale e ai consiglieri di riferimento alla provincia.

30 gennaio 2020 La città


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