Data: 18/04/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Viadotti, il pm chiede tre anni per Toto Inchiesta sul degrado dei piloni dell'A24 e le mancate manutenzioni: rito abbreviato per gli otto indagati
Hanno scelto tutti il rito abbreviato, così come all'Aquila dove però sono già stati assolti, i vertici di Strada dei Parchi e tra loro Carlo Toto chiamati qui a rispondere delle condizioni di sicurezza e manutenzione dei sette viadotti del tratto teramano dell'A24 e accusati in concorso di inadempimento di contratti di pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. Ieri, dopo quattro udienze che si sono svolte tra presentazione di nuovi atti e documentazione, la pubblica accusa, rappresentata dalle pm Laura Colica e Silvia Scamurra titolari del fascicolo, al termine di una lunga discussione ha chiesto complessivamente 22 anni di condanne e depositato una memoria scritta di 800 pagine. In aula si tornerà, adesso, tra dieci giorni quanto toccherà alle difese prendere la parola.
L'ASSOLUZIONE - Un mese fa, in quattro (uno dei quali non è imputato a Teramo), compreso Toto, sono stati assolti in abbreviato perché il fatto non sussiste davanti al tribunale dell'Aquila per i viadotti di competenza. Ma in quel caso c'era una perizia dell'ingegnere Bernardino Chiaia, docente del Politecnico di Torino, disposta proprio dal tribunale, secondo la quale in quei tratti non ci sarebbero stati pericoli per la sicurezza dei trasporti. A Teramo, invece, ieri, la procura ha insistito nel sostenere la propria tesi tanto da chiedere la condanna a 3 anni di reclusione per Toto, ma anche per Cesare Ramadori, Igino Lai, Marco Carlo Rocchi, Gabriele Nati e Mario Bellesia e 2 anni, invece, per Sandro Capparucci e Roberto Zianna. Sette sono i viadotti dell'A24 della tratta teramana interessati da questa complessa inchiesta, a partire dal 2009: Collecastino, Temperino, San Nicola 1 e 2, Biselli, Cretara, Cerchiara e Le grotte. Un'inchiesta che inizialmente ha portato pure al sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta del profitto per quanto riguardava la presunta quota di risparmi di spesa ottenuti con il conseguimento anche di contributi statali e ad un cospicuo sequestro per equivalente per quella che era l'iniziale ipotesi di abuso d'ufficio, poi caduta, contestata però solo ad alcuni indagati. Ma il Riesame, prima, e la Cassazione, dopo, sono stati chiari e hanno ribadito che "Strada Parchi spa ha ottenuto la concessione autostradale (passata adesso all'Anas) dopo aver vinto una gara ad evidenza pubblica, con la conseguente non applicabilità nei suoi confronti delle soglie di subappalto previste dalla richiamata norma transitoria». E le somme sono state quindi dissequestrate.
LE CONSULENZE - Ma è dalle consulenze tecniche disposte dalla magistratura in fase di indagini preliminari che sarebbero emerse criticità importanti, secondo l'accusa, evidenziate a suo tempo anche dagli stessi ambientalisti, oggi parte civile nel processo. Si parla di un «ammaloramento» evidente dello strato di calcestruzzo posto a protezione dei ferri d'armatura; danneggiamento delle canaline di raccolta e dei discendenti che convogliano le acque di dilavamento provenienti dalla sede autostradale; grave stato di ossidazione dei ferri delle armature esposti agli agenti atmosferici a causa della mancanza dello strato copriferro. Una situazione, sempre secondo la tesi dell'accusa, causata dalla presunta totale inadempienza da parte dell'allora concessionaria autostradale degli obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle opere che avrebbe messo a rischio la sicurezza.
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