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Data: 07/10/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Via un parlamentare su tre, ma il risparmio è solo del 10 per cento. Parte la discussione finale alla Camera. Di Maio: chi non vota vuole la poltrona. Svolta Lega, FI e FdI: uniti sul “sì” «salvo sorprese»

ROMA Da oggi scatta il conto alla rovescia per il taglio del numero dei parlamentari che dovrebbe essere varato domani sera dall'Aula della Camera. Il provvedimento, che riduce dalle prossime politiche i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200, è uno dei punti cardine del programma dei CinqueStelle. Ieri il leader del Movimento, Luigi Di Maio, ne ha rilanciato il valore strizzando l'occhio anche ai sondaggi. «Questa è una battaglia condivisa dal 90% degli italiani», ha detto Di Maio ai margini di un evento elettorale a Terni prima di lanciare un guanto di sfida ai deputati di opposizione. «Mi aspetto un voto trasversale - ha detto Di Maio - perché non si possono preferire le poltrone al cambiamento». E in serata l'annuncio della svolta di Lega, FI e FdI che voteranno sì alla riforma, «salvo sorprese se servisse a mettere in rilievo le divisioni nella maggioranza».
I NUMERI Ma al di là delle bordate politiche che cosa comporta esattamente la riforma? Come detto una riduzione di un terzo dei parlamentari. Gli effetti economici del taglio sono tuttavia relativamente modesti. Camera e Senato costano agli italiani 1,5 miliardi ma la riduzione del 30% di onorevoli e senatori difficilmente procurerà risparmi superiori ai 150 milioni annui. Il taglio delle spese parlamentari, sempre dopo le prossime politiche e ammesso che la legge superi l'eventuale referendum della prossima primavera, dunque non sarà superiore al 10% del totale. Questo perché il grosso delle spese di Camera e Senato sono fisse. A partire dalle pensioni dei dipendenti che, con quasi il 30% delle uscite, rappresentano la prima voce di spesa di entrambi i rami del Parlamento.
La riforma migliorerà il rapporto fra eletti ed elettori? Difficilmente con l'attuale legge elettorale. Se non sarà cambiata ognuno degli appena 67 senatori eletti nei collegi maggioritari andrà a rappresentare ben 800.000 elettori. Un numero senza pari in Europa. La maggioranza, su spinta del Pd, sta pensando di varare una serie di aggiustamenti. Ma la correzione più razionale, quella di evitare che le due Camere abbiano gli stessi poteri e si rimpallino le leggi, come proposto col referendum del 2016, non pare all'orizzonte.


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