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Data: 28/12/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO

Vecchiaia, Quota 100 Opzione donna, Ape: le pensioni del 2020 Alcune riconferme e poche novità nella manovra del governo In attesa che il Parlamento rimetta mano a tutta la materia

Il cantiere delle pensioni non si ferma mai. La legge di Bilancio ha messo alcuni punti fermi per il 2020, ma nel corso del prossimo anno il governo ha promesso di rivedere il concetto di flessibilità per superare soprattutto la questione controversa (e troppo costosa) di Quiota 100. Nel frattempo nel testo ci sono alcune conferme e qualche novità.
PENSIONE DI VECCHIAIAL'età della pensione di vecchiaia non cambia e resta fissata per il 2020 e 2021 a 67 anni. L'Istat ha infatti certificato che l'aumento della speranza di vita è stata marginale (0,021 decimi di anni), tale da non indurre il legislatore a far scattare l'aumento di tre mesi previsto. Di conseguenza nel 2020 usciranno dal mercato del lavoro i nati nel 1953, e nel 2021, i nati nel 1954.
QUOTA 100L'anticipo di pensione conosciuta come Quota 100 resta anche per il 2020 e, probabilmente, anche per il 2021, completando così il triennio di prova (e superando il rischio di creare esodati, come aveva paventato l'ex presidente Inps Tito Boeri). La norma, come si ricorderà dà la possibilità di congedarsi dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi. Terminato il periodo sperimentale sono in discussione diverse ipotesi. Quota 41 potrebbe essere una delle opzioni: prevede di mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica. Un'altra ipotesi è Quota 103: una pensione anticipata con più anni di contributi e di anzianità.Oggi, in alternativa alla pensione di vecchiaia, si può già chiedere la pensione anticipata con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica, ma bisogna soddisfare determinati requisiti: che siano lavoratori precoci, ossia che abbiano svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età e che si trovino in alcuni specifici profili meritevoli di una particolare tutela (disoccupati a seguito di licenziamento con esaurimento degli ammortizzatori sociali da almeno 3 mesi, invalidi civili con una invalidità non inferiore al 74%, soggetti che assistono disabili, addetti a lavori usuranti o a lavori gravosi).
OPZIONE DONNA Proroga anche per Opzione donna, la pensione anticipata riservata alle lavoratrici. Attualmente ne hanno beneficiato le donne che al 31 dicembre 2018 avevano almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età se lavoratrici dipendenti o 59 se autonome. Con la proroga, maturati i requisiti entro il 31 dicembre di quest'anno, le dipendenti dovranno attendere una «finestra» di 12 mesi per la decorrenza della pensione, le autonome 18 mesi. Chi accede a Opzione donna va in pensione prima ma riceve un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo. Si stima che il taglio dell'assegno si aggira tra il 25 e il 30 per cento.
PENSIONE DI CITTADINANZA Confermata la pensione di cittadinanza, la versione per gli over 67 del reddito di cittadinanza. A beneficiarne sono i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti con un'età pari o superiore ai 67 anni. Chi è più avanti nell'età (e ha un reddito Isee fino a 9.360 euro) ha diritto a ricevere un assegno di integrazione che può arrivare fino a un massimo di 780 euro.
APE SOCIALE Confermata per il 2020 anche l'Ape sociale cioè l'anticipo di pensione senza aggravi sull'assegno, come accade per l'Ape volontaria. La misura è rivolta ai lavoratori con almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi (che diventano 36 se impegnati in attività gravose). L'Ape sociale riguarda tanto i lavoratori dipendenti (sia del settore pubblico che privato), gli autonomi e i parasubordinati con la sola esclusione dei liberi professionisti iscritti presso le relative casse professionali.
RIVALUTAZIONE ASSEGNI Tra le altre novità pensionistiche, la rivalutazione dell'importo dell'assegno, che prevede l'adeguamento in base all'andamento dell'inflazione. Secondo i dati Istat, l'incremento dovrebbe essere pari a un massimo dello 0,40%, in base all'importo dell'assegno. A beneficiarne non solo le pensioni dirette, ma anche le sociali, gli assegni e le pensioni d'invalidità e d'inabilità, e le pensioni ai superstiti. Le pensioni da 3 a 4 volte il trattamento minimo potranno beneficiare del 100% della rivalutazione (finora era il 97%). Per le pensioni più alte, confermato il meccanismo di rivalutazione del trattamento, con adeguamento al costo della vita tra il 40 e il 100% dell'inflazione.

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