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Data: 08/02/2020
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA
    CORRIERE DELLA SERA

Treno deragliato: operai indagati, cinque destinati ad altro incarico

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Dopo i rilievi tecnici l’ipotesi dell’errore durante nei lavori di manutenzione su uno scambio nella notte tra mercoledì e giovedì. «La centrale non poteva accorgersene»


Ospedaletto Lodigiano (Lodi) - C’è una svolta nell’inchiesta sul disastro del Frecciarossa. La Procura di Lodi ha iscritto i primi cinque nomi nel registro degli indagati per disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni plurime. Si tratta degli operai della squadra che ha lavorato nella notte tra mercoledì e giovedì sul deviatoio dal quale s’è innescato il deragliamento. L’accelerazione alle indagini è arrivata dopo una giornata di rilievi tecnici del Nucleo operativo incidenti ferroviari della Polfer e della Scientifica sui resti dell’Atr 1000. Ma ora è necessario analizzare in maniera approfondita lo scambio che ha innescato il disastro. Esami irripetibili e che per questo devono vedere la partecipazione dei legali e dei consulenti delle persone potenzialmente indagabili. Proprio a garanzia delle difese, quindi, il procuratore di Lodi Domenico Chiaro ha deciso la notifica delle informazioni di garanzia per verificare eventuali responsabilità colpose nell’incidente. Un atto dovuto nel caso degli operai che hanno lavorato quella notte sullo scambio e sui quali già dal primo giorno si è concentrata l’attenzione degli investigatori.

 
I sensori

Ascoltati come persone informate sui fatti dagli investigatori già nel primo pomeriggio di giovedì, gli operai hanno raccontato di aver lasciato lo scambio nella posizione corretta rispetto alla direzione di marcia del Frecciarossa. Il «deviatoio oleodinamico» è stato però trovato in posizione «rovesciata» dagli inquirenti, ossia aperto verso un binario di servizio. Una circostanza non segnalata dal sistema di monitoraggio della centrale di Bologna visto che lo scambio era stato «isolato» dai tecnici durante e dopo i lavori di manutenzione. E per questo i sensori di sicurezza non potevano trasmettere il segnale di deviazione che avrebbe subito fatto rallentare la corsa del treno. Invece il convoglio lanciato a 290 chilometri orari è uscito dai binari e la vettura di testa s’è staccata dal resto del treno uccidendo i macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù.

 
Il fonogramma

Alle 4.45, uno dei cinque tecnici indagati aveva inviato un fonogramma a Bologna per avvertire che lo scambio era stato «isolato» dal sistema di segnalazione e soprattutto per comunicare che il deviatoio era posto «in posizione normale» (quindi in linea col tracciato del treno). Per questo motivo gli inquirenti vogliono ricostruire cosa sia effettivamente avvenuto e quali lavori siano stati svolti dagli operai, non sospesi da Rete ferroviaria italiana ma nel frattempo destinati «ad altro incarico». I tecnici di Rfi hanno lavorato sulla linea nel tratto tra Livraga e Ospedaletto da mezzanotte alle 5. Trentacinque minuti dopo, il passaggio del treno e lo schianto. Durante i lavori lo scambio è stato «isolato» dal centro controllo di remoto di Bologna e manovrato dalla consolle del centro manovra Livraga, l’edificio contro il quale s’è schiantata la prima vettura del Frecciarossa, a 350 metri dallo scambio saltato.

Le manovre

I tecnici durante il loro intervento (di «manutenzione ordinaria ciclica») hanno lavorato su parti meccaniche ed elettriche del deviatoio. In sostanza hanno aperto i sistemi idraulici e meccanici fondamentali per il funzionamento. Lo scambio sarebbe stato movimentato più volte sia dalla consolle, sia attraverso l’uso di leve speciali che permettono di spostare i binari manualmente senza corrente elettrica. La riparazione però non era stata sufficiente e per questo i tecnici avevano deciso — come da procedura — di mantenere lo scambio «isolato» dal sistema di sicurezza. Senza accorgersi però che il deviatoio era rimasto «aperto» e che avrebbe così deviato mortalmente la corsa del Frecciarossa.


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