Data: 16/02/2021
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Toto e Delfino lottano contro il Covid. Carlo, alla guida del colosso imprenditoriale di famiglia, trasportato in aeroambulanza al San Raffaele. Abruzzo in ansia anche Berlusconi e’ stato informato della situazione del patron di strada dei parchi
L’ex onorevole, 90 anni a marzo, è sotto osservazione «Sto bene ma questo male infido è peggio della guerra» Gemma Andreini: «E’ un calvario e lo dico ai fanatici dell’aperitivo» Gemma Andreini: «E’ un calvario e lo dico ai fanatici dell’aperitivo»
«Avevo la febbre alta al mattino e la sera scendeva fino quasi a scomparire. Questo per dieci giorni, durante i quali mi sono curata con gli antibiotici e mi sono sottoposta a tre tamponi antigenici rapidi, tutti e tre negativi. Ma io continuavo a stare male, martedì mi hanno ricoverata, dalle 14 alle 20 sono stata seduta in pronto soccorso su una sedia, poi ho chiesto al medico di farmi stendere su un letto perché non ne potevo più, mi sentivo morire ». E’ il racconto di Gemma Andreini, ricoverata al terzo piano del Covid hospital di Pescara, che racconta la sua storia, fortunatamente a lieto fino, visto che è prossima a tornare a casa. Tuttavia l’ex presidente della Commissione regionale Pari Opportunità, tuttora membro di spicco dell’organismo consultivo a difesa delle questioni di genere, lancia un appello accorato a quanti ancora prendono alla leggera il Covid e la sua terribile variante inglese. «Vorrei che i negazionisti, quelli che – commenta la Andreini – continuano a fare aperitivi e cene, infischiandosene dei divieti, venissero almeno per cinque minuti a visitare questo reparto. Sembra di essere in un girone dantesco e non perché medici, infermieri e oss non facciano il loro dovere, anzi, sono tutti gentili e professionali. Il problema è che basta guardare al di là del proprio letto per toccare con mano la sofferenza, quella che lacera corpo e anima. Io sono stata attaccata all’ossigeno, ho combattuto tante battaglie, mastavolta ho avuto più paura, perché intorno amevedevo solo dolore». E’ un via vai di pazienti, quello a cui si assiste al terzo piano del Covid hospital, dove ieri per qualche ora si è pure rotto l’impianto di riscaldamento. Emergenza nell’emergenza con zero gradi di notte e cinque di giorno, poi per fortuna risolta. ATTESA TERRIBILE Ma il calvario che la Andreini racconta inizia già varcando la soglia del pronto soccorso, dove, continua: «Sono entrata martedì alle 14 e sono rimasta per sei ore seduta, fino a quando tra lamenti e urla degli altri pazienti che reclamavano un posto letto, non mi reggevo più sulla sedia e ho trovato la forza di alzarmi e andare da un medico, implorandolo di farmi stendere. C’è stato pure chi, molto più giovane di me, si è allungato per terra. A quel punto mi hanno portata al Covid hospital, dove i letti non fanno in tempo a liberarsi che vengono già occupati dai pazienti in attesa come me al pronto soccorso. E’ davvero terribile e infinita l’attesa quando non riesci a stare in piedi, non respiri bene e vedi intorno a te solo moribondi». E su come abbia contratto il Covid il membro della Cpo regionale spiega: «Non ho fatto nulla di strano, uscivo solo per andare a fare la spesa e per fare visita alla mia anziana mamma. Poi tutto da remoto. Temodi aver contratto il virus nel mio condominio, dove c’erano stati due casi. Non so neanche se si tratti della variante inglese perché non mi hanno detto nulla e credo che lo stiano verificando i genetisti».
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