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Data: 15/02/2023
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Terminal bus, risse e paura: scattano controlli a tappeto Ecco la polizia tra i pendolari. I testimoni delle violenze: «Serve un presidio fisso»

L'AQUILA Ore 18, la folla invade come al solito il piazzale del terminal bus di Collemaggio. Ci sono studenti, lavoratori, pensionati. Gruppi di ragazzi sulle panchine del giardino lì vicino. Il giorno prima, proprio alle 18, nel piazzale l'ennesima rissa, ultimo caso all'Aquila di una scia di violenze tra giovanissimi che dura da mesi. I testimoni raccontano che, durante l'aggressione di lunedì, le urla dei protagonisti e quelle dei pendolari spaventati si sentivano fin nelle biglietterie e nel bar all'interno della struttura. Da lì si sono sentite anche le sirene dei carabinieri: l'allarme lo ha dato un autista dei pullman. Infine si è sentita pure la sirena dell'ambulanza: un minorenne di origini straniere è finito al pronto soccorso per le botte. Ventiquattro ore dopo, tra i pendolari del terminal di Collemaggio c'è anche una volante della polizia. Era già passata poco prima: segno di controlli a tappeto, che le forze dell'ordine realizzano da mesi. Lo raccontano anche i pendolari: il monitoraggio delle divise è costante, ma la paura torna quando se ne vanno. E c'è chi chiede quindi un presidio fisso. Ecco il reportage del Centro nel luogo finito sotto i riflettori per i recenti casi di violenze: l'allarme sulle baby gang.
IL GIRO DI CONTROLLO Tra i pendolari arriva una volante della polizia, parcheggia davanti ai bus in sosta. I due agenti riconoscono immediatamente alcune facce sulle panchine: le hanno viste anche nel precedente giro di controllo. I poliziotti chiedono documenti, fanno domande nel piazzale. A italiani e stranieri. Una ragazzina aquilana ha un comportamento sospetto, gli agenti parlano anche con lei. Poi entrano. Chiedono i documenti a un uomo seduto in attesa sulle sedie blu davanti all'ascensore. Con lui parlano a lungo. Quindi si dirigono nel tunnel: qui niente da segnalare. A parte le scritte sui muri. Allora tornano indietro, verso il bar, e imboccano la scalinata che scende ai sotterranei. Nell'aria l'odore di marijuana. Qualcuno ha appena sputato sui gradini. Davanti a un ascensore fuori uso ci sono i cartoni del bivacco di un senzatetto. Al livello riservato ai pullman extraurbani gli agenti trovano tre ragazze: sono intimorite, sembrano nascondere qualcosa, gli agenti con le torce cercano spinelli gettati a terra. Le ragazze rispondono alle domande, i poliziotti non trovano nulla e passano oltre. Scendono ancora, nel parcheggio per auto: qui non si vede nessuno. Un altro giro di controlli si conclude così. Il prossimo ricomincerà da capo.
LA PAURA RESTA Se ne vanno gli agenti, restano i timori di chi vive quotidianamente il terminal Natali. Tutti sembrano aver assistito a violenze o minacce. «Non ho visto la rissa di ieri (lunedì per chi legge, ndr), l'ho solo "ascoltata" da lontano. Ne ho viste tante altre direttamente, tra ragazzi, soprattutto stranieri ma anche italiani. Le liti e le minacce sono frequenti. Sì, qui abbiamo paura», spiega un uomo che lavora proprio nel terminal, continuando: «Solo pochi giorni fa ho notato nove ragazzi che ne circondavano un altro con fare minaccioso. Ho chiamato la polizia. All'arrivo degli agenti erano già tutti fuggiti. Poi sono ritornati quando le acque si erano calmate. I controlli e le telecamere non bastano, serve un presidio fisso». Un altro racconto, di un autista dell'Ama: «A fine dicembre, al terminal, sul mio pullman sono saliti due ragazzini. Subito dopo un gruppo di altri giovani, di diversa nazionalità. A quel punto è scoppiata una baraonda, sono dovuto intervenire per "salvare" i primi due, portandoli via e facendo scendere gli altri». Una donna: «Non tutti pensano che questa sia una vera emergenza, ma tutti temiamo di restare soli qui. È anche il motivo per cui non percorro il tunnel per piazza Duomo, dove, soprattutto la sera, ci sono poche persone».

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