ROMA Gli attriti dei giorni scorsi sono superati. Almeno per ora. Il ministro dell'economia Roberto Gualtieri e la vice ministra Laura Castelli si sono seduti uno accanto all'altro nell'incontro con i sindacati per illustrare il provvedimento sul taglio del cuneo fiscale che, spiegano, farà aumentare le buste paga dei lavoratori dipendenti a partire da luglio di 20 euro per chi già riceve il bonus Renzi da 80 euro, che sarà esteso, anche se in misura decrescente, a chi guadagna fino a 40 mila euro. In pratica fino a 26.600 euro ci sarà un bonus complessivo di 100 euro mensili, che gradualmente scenderanno fino a 80 euro per chi guadagna fino a 35 mila euro per poi azzerarsi a 40 mila euro di reddito. La platea complessiva coperta dall'aumento sarà di 16 milioni di lavoratori. Nella riunione «riservata» che ha preceduto il tavolo ufficiale, Gualtieri ha sottoposto ai sindacati due ipotesi diverse. La prima prevedeva aumenti più consistenti per chi già prende il bonus Renzi, portando l'importo fino a 110-120 euro, ma riducendo il numero dei beneficiari sostanzialmente azzerando il taglio del cuneo a 35 mila euro di reddito. I sindacati hanno preferito la seconda soluzione: un po' meno soldi in busta paga ma distribuiti su una platea più ampia. Per i redditi fino a 26.600 euro il taglio del cuneo fiscale rimarrà sotto forma di bonus. Oltre questa soglia sarà trasformato in una detrazione fiscale sul lavoro dipendente. Questa scelta «mista» è stata approvata dai Cinque Stelle ma contestata da Italia Viva. Ma si è resa necessaria, alla fine, per una ragione tecnica. Trasformare il bonus Renzi in detrazione anche per i redditi più bassi, avrebbe fatto rischiare ad alcuni di perdere l'aiuto perché sarebbero divenuti «incapienti». Non pagando Irpef non avrebbero potuto ricevere la detrazione. Comunque sia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, ha detto che l'operazione è un vero taglio delle tasse e ha promesso che il taglio del cuneo è solo il primo passo. Il confronto con le parti sociali continuerà sulla riforma complessiva dell'Irpef che riguarderà anche i pensionati. Conte ai sindacati ha ribadito che è «fondamentale» semplificare il nostro sistema tributario «e ridurre il carico fiscale sulle famiglie, i lavoratori e i pensionati».
LE MOSSE Gualtieri, dal canto suo, ha auspicato che entro fine mese arrivi il decreto legge per attuare il taglio delle tasse in busta paga. Ai sindacati ha riferito di aver «discusso con i partiti della maggioranza e confrontato le varie opzioni», spiegando che « c'è stato consenso su questo modello». Il ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, ha aggiunto che «oltre al taglio del cuneo stiamo studiando interventi importanti come il salario minimo dando efficacia erga omnes alla parte salariale dei contratti collettivi nazionali comparativamente più rappresentativi, eliminando la concorrenza al ribasso fra i lavoratori, il contrasto al part time involontario che colpisce soprattutto le donne, detassazione dei rinnovi contrattuali e una riforma del sistema fiscale, soprattutto l'Irpef, da cui traggano reale beneficio anche i pensionati». Il 27 al ministero «continueremo il confronto con i sindacati per realizzare una riforma delle pensioni improntata su una maggiore equità e flessibilità», ha concluso Catalfo.
I renziani, da Maria Elena Boschi fino a Luigi Marattin, hanno sottolineato la rivalutazione di una misura come il bonus da 80 euro bollato in passato, da chi oggi ne propone l'estensione, come «una mancetta». Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha preso al balzo l'annuncio del governo per tirare una stoccata a Matteo Salvini. «Salvini chiacchiera. Noi tagliamo le tasse e alziamo gli stipendi dei lavoratori», ha twittato il leader del Pd. La leader della Cisl, Anna Maria Furlan ha parlato di «un primo passo positivo». Anche per Maurizio Landini è stata «una giornata positiva». Dopo tanti anni, ha spiegato, «c'è un provvedimento che aumenta il salario netto di una parte dei lavoratori dipendenti». Per Carmelo Barbagallo il governo è «partito con il piede giusto».
Ma 100 euro tondi in più solo tra 26 e 28 mila euro
ROMA Un buon taglio del cuneo fiscale per oltre 4 milioni di contribuenti poco sopra i 26 mila euro di reddito, che non percepivano il bonus da 80 euro di Renzi introdotto nel 2014. E qualche beneficio aggiuntivo anche per quella stessa platea. Risultato finale: a partire da luglio, circa 16 milioni di lavoratori dipendenti saranno interessati dalla riforma fiscale di Palazzo Chigi, di cui circa 12 milioni e mezzo che avranno 100 euro al mese in busta paga (1.200 euro a regime, nel 2021) a partire, appunto, dal primo di luglio. Con l'entrata in vigore del taglio del cuneo fiscale voluto dal governo giallorosso tanti saranno i dipendenti che potranno godere del beneficio, tra chi già contava sul bonus degli 80 euro che ora sale a 100, circa 11,7 milioni, e i nuovi beneficiari che avranno lo sconto fiscale pieno, cioè i circa 750 mila che hanno redditi compresi i 26.600 euro e i 28 mila euro. Per questi lavoratori il beneficio nel 2020 sarà quindi di 600 euro. Una ulteriore fascia di lavoratori, i 2,6 milioni tra 28 mila e 35 mila euro, otterrà un beneficio tra i 100 e gli 80 euro al mese, che calerà ancora (il beneficio minimo vale 192 euro all'anno), fino ad azzerarsi, per altri 950mila dipendenti che si collocano entro i 40mila euro di reddito. Il meccanismo per erogare il beneficio resterà quello del bonus per l'attuale platea (fino a 26.600 euro) mentre per i nuovi beneficiari ci sarà una detrazione. Qualche esempio può essere utile a inquadrare la situazione: il mix rafforzamento bonus-detrazioni si traduce in un vantaggio in busta paga da 1.200 euro annui (100 euro al mese, ovvero gli 80 euro del bonus Renzi, più 20 euro aggiuntivi) per i redditi dagli 8.200 euro fino ai 28.000. Da questa soglia in poi, la proposta illustrata ieri ai sindacati dal ministro dell'Economia, Giovanni Gualtieri, applicherà un décalage: per i redditi fino a 29mila il beneficio scalerebbe a 1.166 annuo (+97euro mese); arriverebbe a 1.131 euro l'anno (94 euro mese) per la fascia 29 mila-30 mila e passerebbe a 1.097 (91 euro mese) per i redditi fino a 31 mila euro annui per scendere a 1.063 euro (88,5 euro mese ) per i redditi fino a 31 mila e a 1.029 (85,7 euro mese) fino a 32 mila. A partire dai 34 mila euro, il taglio del cuneo si tradurrà in un beneficio sotto i mille euro annui. E infatti: i lavoratori con redditi di 34 mila euro percepirebbero 994 euro (83 euro mese), 960 euro (80 euro) quelli con 35 mila euro di reddito; 768 euro (64 euro mese) fino a 36 mila euro di reddito annuo; 576 ( 48 euro mese) per i lavoratori con un reddito lordo di 37mila euro annuo; 384 euro (32 euro mese ) per i redditi fino a 38 mila; 192 (16 euro mese) per quelli fino a 39 mila euro fino ad arrivare a impatto zero per i redditi di 40 mila euro annui.
IL FINANZIAMENTO Per finanziare questa operazione, il governo ha messo sul piatto 3 miliardi (che diventeranno 5 miliardi nel 2021) utilizzando, come ricordato, un sistema misto. Per evitare il problema degli incapienti e per facilitare l'applicazione delle nuove regole alle imprese, ha chiarito il viceministro dell'Economia, Laura Castelli, l'importo del beneficio a 100 euro sarà realizzato con il sistema vigente per gli attuali percettori, mentre sarà introdotto un meccanismo di detrazioni per i nuovi beneficiari. Insomma la strada del taglio del cuneo fiscale, la più gradita al Pd, ha prevalso sulla riforma immaginata dai 5 Stelle che avrebbero preferito intervenire direttamente sugli scaglioni dell'Irpef riducendoli da cinque a tre, con l'ampliamento della no tax area da 8 a 10 mila euro. In quello schema l'aliquota più alta sarebbe scesa dal 43 al 42%, quella del 41 al 37% e quella fino al 27% sarebbe stata ridotta al 23%. Costo calcolato: 4-5 miliardi e fino a mille euro l'anno i risparmi per la classe media.