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Data: 08/10/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Taglio dei parlamentari si parte nell’aula deserta Critiche anche nei 5Stelle. Oggi conta finale, cresce il fronte dei dubbiosi. Centrodestra: se numeri in bilico, fuori dall’aula

ROMA Sulla carta, si prepara una maggioranza bulgara. Eppure, a un passo dall'approvazione definitiva, sul taglio dei parlamentari spuntano come funghi distinguo e mal di pancia. E non risparmiano nessun partito, nemmeno il M5s che pure ne ha fatto una sua storica bandiera. Se c'entra la sindrome del tacchino che vede avvicinarsi il Natale, ovviamente nessuno lo dice. Le critiche sono tutte in punta di diritto. Tuttavia il dato di fatto è che questa riforma porterà il numero degli eletti di Camera e Senato dagli attuali 915 a 600, 400 deputati e 200 senatori.
Ieri alla Camera, in un'aula semivuota (presenti in mattinata solo 35 deputati), è iniziata la discussione generale del provvedimento e i rosso-gialli si accingono oggi a dare il quarto e definitivo via libera alla riforma. E visto che in tutti i tre passaggi precedenti, nessuno dei partiti che ora sono in maggioranza - a eccezione del M5s - aveva sostenuto il taglio dei parlamentari, è stato necessario accompagnare l'inversione a U con l'impegno ad attuare tutta un'altra serie di riforme. Per questo, i capigruppo hanno sottoscritto un accordo in quattro punti che fissa anche alcune date: entro dicembre sarà presentata una nuova legge elettorale, già in questo mese si procederà sull'abbassamento a 18 anni dell'età per votare al Senato. Gli altri due punti prevedono un intervento sui regolamenti parlamentari e l'avvio di un percorso di confronto su strumenti come la sfiducia costruttiva. Per Pd, Leu e Italia viva, insomma, si tratta di un sì, ma, spesso apertamente dato contro voglia. Come ammette candidamente il renziano Ettore Rosato. Anche il capogruppo dem, Graziano Delrio, precisa che il taglio dei parlamentari è positivo solo se inserito «in un contesto di riforme che non crea squilibri».
Il M5s, invece, si prepara a portare a casa uno storico traguardo. E, tuttavia, ci sono anche pentastellati che buttano lì più di un dubbio. Il deputato Gianluca Vacca ribadisce la sua intenzione di votare a favore anche se invita a discutere del tema con «meno retorica». «Mi sembra comunque un po' semplicistica la previsione ottimistica contenuta nello slogan meno parlamentari uguale più efficienza. Vedremo».
Perplessità, «da giurista e da abruzzese», le esprime anche Andrea Colletti che ammette di avere «grosse difficoltà» a dare il suo assenso al ddl costituzionale dal momento che presenta «molte criticità».
Se i mal di pancia sono presenti tra i grillini, figurarsi negli altri partiti. Il ministro Federico D'incà si dice convinto che il Parlamento sarà «unito» nel dare il via libera. In teoria, infatti, anche i tre partiti del centrodestra hanno annunciato che daranno voto favorevole. Tuttavia, la Lega finora ha disertato tutti i lavori in segno di protesta per l'assegnazione del reddito di cittadinanza alla ex brigatista Saraceni.
I NUMERISe si sommano i voti di maggioranza e opposizione, sulla carta la riforma potrebbe essere approvata con 600 voti a favore, considerando che di fatto si è dichiarata contraria soltanto +Europa che, peraltro, annuncia una protesta davanti a Montecitorio per oggi. L'opposizione, però, deciderà il da farsi sul momento. Se dovessero vedere la maggioranza in difficoltà, infatti, non è escluso che decidano di far mancare i propri voti. «Noi faremo di tutto per far cadere un governo senza legittimazione popolare a prescindere dall'approvazione o meno del taglio dei parlamentari», fa sapere Fabio Rampelli di Fdi.


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