Data: 14/11/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Suicida sotto al treno: a processo il macchinista e due operatori. Il 20 gennaio la prima udienza per la morte di un giovane di Ortona, l'accusa è di omicidio colposo
Secondo la procura, non adottarono le misure per evitare il dramma. La difesa: «Fu una fatalità» Suicida sotto al treno: a processo il macchinista e due operatori. Tre rinvii a giudizio FRANCAVILLA AL MARE Il gup del tribunale di Chieti Andrea Di Berardino ha rinviato a giudizio i pugliesi Raffaele Doria (38 anni), Giacomo Amoruso (36) e Maurizio Zazzera (46): il primo macchinista alla guida del convoglio, gli altri due operatori del Dco di Bari, il Dirigente centrale operativo. Sono accusati di cooperazione in omicidio colposo per la morte del 24enne di Ortona che si suicidò sui binari all'altezza di Francavilla il 28 febbraio 2017.I due operatori, secondo l'accusa formulata dal sostituto procuratore della Repubblica di Chieti, Marika Ponziani, violarono la norma di sicurezza in merito alla circolazione dei treni che impone, qualora si verifichi o venga segnalata l'indebita presenza di persone lungo la ferrovia, di prescrivere la riduzione della velocità dei treni, che in quel tratto avrebbe dovuto essere di 30 chilometri orari, la cosiddetta marcia a vista.Secondo l'accusa, infatti, pur essendo stata debitamente e tempestivamente segnalata ai due operatori la presenza del giovane che camminava sui binari, dalla stazione di Francavilla verso sud, gli operatori omisero di prescrivere la marcia a vista ai convogli in transito: nella fattispecie, al treno proveniente da Bari e diretto a Milano. Il conducente non notò in tempo la presenza del giovane che si trovava sui binari con l'intento di suicidarsi: per l'accusa, anche a causa della velocità più elevata rispetto a quella che sarebbe stata doverosa nella situazione che si era determinata, e per questo non riuscì a bloccare il convoglio, con la conseguenza che il 24enne venne investito mortalmente dal locomotore.La difesa dei tre imputati, rappresentata dagli avvocati Camilla Gianna Di Liberato, Francesco Americo e Vincenzo Antonucci, sostiene invece che si trattò di un tragica fatalità, di un evento imprevedibile e imponderabile che non può essere ricondotto alla condotta degli accusati. I tre legali sottolineano che è emerso dalla consulenza medico-legale che quella della vittima, che soffriva di gravi disturbi, fu una condotta suicidiaria.I genitori e la sorella della vittima, assistiti dagli avvocati Peppino Polidori e Vittorio Supino, si sono costituiti parte civile. Padre e sorella chiedono rispettivamente un risarcimento dei danni di 900mila e 600mila euro, mentre la madre una provvisionale di centomila euro. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 20 gennaio. (e.r.)
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