Data: 06/11/2022
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Sconti fiscali alle imprese e zero tasse sui benefit Meloni: stop bonus inutili In arrivo il decreto legge da 9 miliardi In bilico il rinnovo dell'aiuto da 150 euro. Sconto sulla benzina prorogato a fine anno Sindacati convocati mercoledì a Palazzo Chigi
ROMA Il decreto da poco più di 9 miliardi che il governo adotterà la prossima settimana prorogherà fino a fine anno lo sconto di 30,5 centesimi sulle accise della benzina e del diesel. E rinnoverà gli sconti di imposta per le bollette delle imprese, compresi bar e ristoranti, fino al 40 per cento. Non si potrà fare molto altro, perché il governo ha deciso di usare 4 miliardi per allungare il prestito fatto al Gse e usato per comprare il gas immesso negli stoccaggi. Sono queste le indicazioni che emergono dalla Nadef, la nota di aggiornamento del Def, pubblicata ieri sul sito del Tesoro. Dunque potrebbe non esserci la replica del bonus 150 euro alle famiglie con redditi fino a 20 mila euro. Potrebbe arrivare invece una detassazione completa dei bonus erogati dalle imprese fino a 3 mila euro. La seconda novità che emerge dal documento, è che i 21 miliardi del 2023 destinati a contrastare il caro energia saranno sufficienti per i primi tre mesi. Con il documento di economia e finanza di aprile si deciderà se saranno necessarie altre risorse e dove trovarle.
Intanto ieri sulle prossime mosse in materia economica del governo, è tornata a parlare anche la premier Giorgia Meloni, che ha spiegato che l'esecutivo «non disperderà» risorse. «Basta bonus inutili», ha detto Meloni. Tutti i soldi a disposizione, oltre 30 miliardi di euro, saranno usati per «aiutare gli italiani a far fronte all'aumento del costo dell'energia». Dunque il giorno dopo l'approvazione della Nadef, la nota di aggiornamento del Def che indica la rotta dei conti pubblici per i prossimi tre anni, la presidente del Consiglio, ha rivendicato il lavoro fatto in pochi giorni dal suo giuramento. E ha difeso a spada tratta anche la decisione di riattivare le trivelle in Adriatico. «Il governo -ha spiegato Meloni in un lungo post su Facebook - ha approvato un provvedimento per implementare la produzione di gas nazionale, a patto che venga destinato a prezzi accessibili alle aziende energivore italiane. Mettiamo così», ha scritto, «in sicurezza il tessuto produttivo e ci rendiamo più indipendenti dalle importazioni di gas». Non solo, la premier ha anche annunciato la convocazione per mercoledì prossimo dei sindacati. Con i leader di Cgil Cisl e Uil, cercherà di aprire il primo canale di dialogo tra esecutivo e forze sociali per fare il punto sulle maggiori emergenze in campo, energia, inflazione e bassi salari.
L'INTERVENTO - Intanto un primo plauso alle mosse del governo è arrivato dal leader degli industriali Carlo Bonomi. Parlando all'assemblea di Federmeccanica, il presidente degli industriali ha giudicato come «positivo» il fatto che si mettano tutte le risorse sull'energia. «Lo avevamo chiesto», ha detto. «Positivo», ha aggiunto ancora Bonomi, «anche l'annuncio che è stato fatto sulla gas release. Positivo», ha detto infine, «il voler proseguire nel voler mantenere la barra dritta sui conti della finanza pubblica». Un'apertura di credito, insomma, in attesa di leggere le misure che saranno inserite nella prossima manovra e nel decreto anti-rincari che dovrà essere presentato la prossima settimana. Confindustria ha chiesto con forza un cospicuo taglio del cuneo fiscale e contributivo, per due terzi destinato ai lavoratori in modo da aumentare le buste paga e per un terzo riservato alle imprese. Nella conferenza stampa di Meloni insieme al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, non si è fatto cenno a questa misura, ma è dato per scontato che per il 2023 sia almeno confermato il taglio del 2 per cento per i redditi fino a 35 mila euro in scadenza a fine anno. Ieri ne ha fatto cenno anche il ministro del lavoro Marina Calderone, sostenendo che la misura ci sarà «in tempi brevi».
IL COSTO DEL LAVORO - Al taglio del cuneo sono interessati anche i sindacati, preoccupati della perdita del potere di acquisto dei lavoratori dipendenti. Ma Cgil, Cisl e Uil attendono indicazioni anche su altri dossier, come quello delle pensioni. Giovedì hanno incontrato Calderone che ha prospettato una riforma in due tempi. Prima una misura per evitare lo scalone della Fornero nel 2023, poi una riforma strutturale. I sindacati chiedono un pensionamento con 41 anni di contributi o, in alternativa, 62 di età. Il governo lavora ad una combinazione di questi due parametri: 41 anni di contributi e almeno 61 o 62 di età per anticipare il pensionamento. Oltre a questo ci sarebbe la conferma di Opzione donna (il pensionamento con il ricalcolo contributivo dell'assegno per le donne con 58 anni di età e 35 di contributi) e l'Ape sociale. Molto dipenderà dalle risorse a disposizione. Per le pensioni i fondi dovrebbero arrivare da una revisione del Reddito di cittadinanza con la sospensione per 6 mesi dell'assegno ai percettori del sussidio occupabili.
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