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Data: 29/11/2019
Testata Giornalistica: PRIMO PIANO MOLISE
    PRIMO PIANO MOLISE

Sbrocca va contro la giunta Toma «Sulla stazione non c’è democrazia». Ma Roberti smorza la polemica: lo scalo in centro non sarà spostato

TERMOLI. Due contestazioni di ordine politico, rivolte al Comune di Termoli e alla Regione Molise, e due di ordine tecnico. Si sintetizza così il corposo intervento dell’ex sindaco Angelo Sbrocca. I primi perché l’amministrazione di Termoli ha deliberato senza passare prima per una seduta di Consiglio monotematico, a dire di Sbrocca come annunciato dal sindaco Francesco Roberti nella querelle che li vide protagonisti settimane fa; inoltre, poiché la giunta Toma ha deliberato senza preoccuparsi degli interessi e della volontà della comunità locale, esattamente il contrario di quanto affermato mesi fa sulla vicenda del tunnel, quando invocò l’indizione del referendum cittadino. I dinieghi tecnici sono stati assoluti rispetto ai propositi di copertura dei binari, inutile, anzi improbabile, senza un interramento della rete ferrata nel circuito urbano, e ancor più asperrimo verso la delocalizzazione della stazione di Termoli. Alla conferenza stampa hanno affiancato l’avvocato Sbrocca i colleghi dem Oscar Scurti e Manuela Vigilante e gli esponenti politici locali Giorgio De Luca, Peppino De Lena e Antonio Giuditta. «Ancora una volta dobbiamo tornare su un tema che purtroppo è stato oggetto di valutazione su altri argomenti e cioè il campobassocentrismo regionale o addirittura l’iserniacentrismo a scapito della nostra realtà territoriale basso molisana e Termolese – attacca Sbrocca - è stato così per la Sanità con l’ormai certa chiusura del centro nascite dell’Ospedale San Timoteo ed addirittura persino per la vacanza a Washington effettuata da membri della Giunta Regionale con qualche farmacista e poco più dimenticando la nostra impresa Termolese (a proposito non ancora abbiamo risposte- nonostante le rassicurazioni date a mezzo stampa – se il viaggio americano sia stato pagato con i nostri soldi o con le tasche dei partecipanti). La Giunta Regionale con delibera n. 461 del 25.11.2019 ha finalmente dato il suo parere positivo al progetto definitivo del raddoppio ferroviario Termoli – Lesina. E fin qui nulla di male. Subito dopo però, al netto delle incertezze lessicali, viene detto che tale parere è reso a condizione che vengano accolte alcune prescrizioni ovvero alcuni obblighi che le Ferrovie dovrebbero rispettare. Quali sono questi obblighi: attuare ogni soluzione progettuale, ivi compresa la copertura del tratto ferroviario cittadino della stazione di Termoli; la delocalizzazione della stazione fuori dal centro abitato; la riqualificazione della stazione di Campomarino strutturandola secondo gli standards infrastrutturali della stazione commerciale; lo spostamento della linea ferrata nella parte del comune di Petacciato interessata dalla frana; la rimodulazione della convenzione Greco del 2006. Diciamo subito che abbiamo preliminarmente qualche serio dubbio sulla validità di una condizione sospensiva così come apposta in un atto giuntale con le suddette prescrizioni, ma questo è il meno. Sulle prescrizioni condizionanti sopra elencate abbiamo da fare una duplice censura: una di ordine politico e l’altra di merito. Ricordiamo ai lettori che il Presidente della Regione aveva sostenuto sia in Consiglio regionale e sia sulla stampa che il piano di riqualificazione del centro di Termoli (per sintetizzare il cosiddetto tunnel) non poteva essere accettato perché avrebbe dovuto farsi il referendum per dare la possibilità ai cittadini di dire la propria su questo importante intervento urbanistico ed infatti poco più di un anno fa aveva detto “Non vogliamo che una decisione così forte per i Termolesi e per tutto il Molise sia assunta secondo i principi della rappresentatività”. Lo stesso Presidente con la richiamata delibera di Giunta, al contrario e contraddicendo se stesso, opera senza alcuna consultazione di chicchessia una radicale trasformazione della nostra città prescrivendo la copertura del tratto ferroviario della città (e non l’abbassamento) ed addirittura la delocalizzazione della stazione fuori città. Il sindaco Roberti qualche settimana fa aveva promesso che le questioni del raddoppio ferroviario le avrebbe portate prima all’attenzione dell’assise comunale con un Consiglio monotematico (e spero anche della sua maggioranza consiliare) ed avrebbe valutato anche altri strumenti di democrazia diretta. E invece con una contestualità inusuale ecco la delibera di G.C. n. 280 del 25.11.2019. Orbene queste delibere pasticciate sono state emanate d’imperio da parte della Regione e del Comune senza alcuna consultazione con il territorio. Nel merito non può sottacersi come la copertura della linea ferrata cittadina senza il suo abbassamento provocherebbe, vista la situazione dei luoghi, solo la creazione di nuovi volumi che renderebbero ancora più evidente la frattura creata dalla linea ferroviaria ed assolutamente non la eliminerebbe. Per noi come evidenziato più volte l’unica soluzione possibile per conciliare sia il problema dell’inquinamento acustico (ovviamente non con le barriere a cui noi siamo fermamente contrari) e sia quello estetico-urbanistico è quello dell’abbassamento della linea ferrata nel centro cittadino e poi la copertura della parte in trincea in maniera tale da effettuare una riqualificazione ecocompatibile della parte coperta. Per ciò che attiene la dislocazione della stazione ferroviaria è stato proprio un atto di imperio contro la volontà dei Termolesi (Vedasi anche i sondaggi che solo qualche giorno fa sono stati effettuati ed hanno dato risultati sin troppo evidenti) che non vogliono affatto chiudere la stazione nel centro cittadino ove rappresenta un valore aggiunto per il turismo e per l’economia cittadina. Non si vuole consumare nuovo territorio (peraltro non è dato sapere dove) per creare una cattedrale nel deserto come è stato fatto con la dislocazione della stazione di Vasto e la creazione della stazione Vasto-San Salvo. Peraltro le giustificazioni che vengono date dal punto di vista istruttorio per una tale scellerata scelta sono veramente risibili perché si parla da una parte di incoerenza con il piano regolatore dimenticando che il porto di Termoli non è e non sarà mai un porto industriale m a un porto cittadino con valenza diportistica, per la pesca, per il piccolo commercio, trasportistica e di servizi) e non si vede come creare tecnicamente una intermodalità del porto con la linea ferrata (o forse si vuole far passare la linea ferrata sulla spiaggia?) e soprattutto l’utilità della stessa. Dall’altra si dice che si avrà un incremento del traffico dovuto all’alta velocità (!) dimenticando che il raddoppio così come effettuato sarà fatto solo per l’alta capacità. Noi come centrosinistra ci opporremo a questa deturpazione del territorio con tutte le nostre forze essendo consapevoli che sono cose inutili e che i cittadini di Termoli non vogliono. E allora viene da chiedersi cosa c’è dietro questa pervicace ed antipopolare volontà? Forse ci sono interessi non conosciuti? Speriamo di no e speriamo che la Regione proceda con un responsabile ripensamento e modifichi un atto che mostra aspetti inaccettabili sotto più profili». Su questo, per iniziativa del centrosinistra, sarà convocato un Consiglio monotematico.

Ma Roberti smorza la polemica: lo scalo in centro non sarà spostato

TERMOLI. Non ha tardato ad arrivare la replica del sindaco di Termoli, peraltro sintetica, sulla vicenda del raddoppio ferroviario, dopo la conferenza stampa di centrosinistra. «Né l’amministrazione comunale di Termoli tanto meno la Regione Molise hanno deliberato lo spostamento della stazione ferroviaria, in verità si chiederà a Rfi di eliminare dalla stazione di Termoli la parte dei binari utilizzati per la sosta e per la movimentazione dei treni merci, al fine di evitare, sia possibili incidenti rilevanti dovuti a ‘rotture di carico’, in caso di trasporto merci pericolose e sia i rumori di frenata dei treni merci. Dunque, differenziare il traffico passeggeri dal traffico merci, progettando un raccordo con il nucleo industriale e con il porto commerciale fuori dal centro abitato».




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