Data: 25/09/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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Sanatoria, Forza Italia apre Ora i fronti di deficit e Mes. I negoziati sulla riforma del Patto di stabilità. Caro energia, oggi le misure. Carburanti, 80 euro per i redditi bassi. Bollette, proroga di bonus e Iva al 5%. Contributo sul caro riscaldamento
ROMA Anche Antonio Tajani apre all’idea di un condono per i piccoli abusi edilizi lanciata da Matteo Salvini. La necessità di fare cassa con le sanatorie è l’ultima conferma che la coperta della prossima manovra, a un mese dalla legge di bilancio, è molto corta. I tre partiti di governo, e lo stesso ministro dell’Economia, si sono ormai convinti che per avere lo spazio necessario, portando il deficit oltre il 4%, serve una deroga al vecchio Patto di stabilità, che dopo la sospensione Covid ripartirà dal 2024, o un Patto diverso entro la fine dell’anno. Comunque bisognerà negoziare in Europa e in campo, adesso, potrebbe ritornare anche il Mes, il fondo anti crisi europeo che aspetta solo il via libera italiano, e che Giorgia Meloni ha strategicamente accantonato all’inizio dell’estate. Prima di giovedì, quando Giancarlo Giorgetti presenterà in Consiglio dei ministri la Nadef, con il quadro aggiornato dell’economia e della finanza pubblica, e dunque prima che il ministro dell’Economia fissi l’asticella del deficit del prossimo anno, quantificando le risorse disponibili per la manovra, dovrebbe esserci un vertice politico tra gli alleati di governo, sollecitato soprattutto da Forza Italia. Dovrebbe servire per pianificare la strategia del negoziato con l’Europa, e per avere contezza dei numeri definitivi, che fino a ieri ancora ballavano. Il primo è quello della spesa per i bonus edilizi, soggetta a una valutazione di Eurostat che potrebbe cambiare tutto il quadro dei conti pubblici dei prossimi anni. Il parere è atteso con ansia. Giorgetti ha chiesto da settimane all’ufficio statistico della Ue di chiarire una volta per tutte il criterio di contabilizzazione della spesa per i bonus, ma ancora non ha avuto risposta. Oggi i bonus sono tutti contati nella spesa pubblica dell’anno in cui sono stati concessi, e sono già costati 90 miliardi sul deficit 2020-2022. Quest’anno, se il criterio di Eurostat sarà confermato, i bonus del 2023 appesantiranno il deficit pubblico di almeno un punto di Pil, dal 4,5 al 5,5%. Venti miliardi, se va bene, più del previsto, ma si scaricherebbero “una tantum” sul 2023. Se cambiasse il criterio, e questo è l’incubo di questi giorni dei vertici di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, avremmo meno deficit quest’anno e di più nei prossimi, col risultato di ridurre ancora gli spazi della finanza pubblica. E ridimensionare i programmi del governo. L’attesa del parere, e il solo fatto che a pochi giorni dal varo la manovra 2024 balli ancora per l’incertezza delle regole contabili europee, è un motivo in più secondo la maggioranza per stringere il negoziato con la Ue sulle regole del Patto di stabilità. E di rimettere in campo a scopo negoziale anche il Mes, già approvato da tutti gli altri paesi Ue, e che Giorgia Meloni a fine giugno aveva messo da parte. «Non è il momento di approvarlo» disse allora la premier parlando alla Camera. «L’interesse dell’Italia è affrontare il negoziato con un approccio a pacchetto nel quale le regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso, nel rispetto dell’interesse nazionale». Secondo il ministro degli Esteri e vice premier, Antonio Tajani, quel momento sarebbe arrivato. E ormai lo considera quasi ineludibile anche il ministro dell’Economia, che una settimana fa all’Ecofin in Spagna ha dovuto ammettere con qualche imbarazzo che non c’è ancora una maggioranza parlamentare in Italia per approvare l’accordo sul Mes. Tajani è sempre stato favorevole e finora si è solo adeguato alla maggioranza. Anche Giorgetti, però, ha fatto capire che il Meccanismo europeo di stabilità non è poi così pericoloso e che, anzi, ha forse più vantaggi che svantaggi. Altra convinzione di Tajani e del ministro dell’Economia, meno degli irriducibili della Lega, è che la miglior cosa da fare, in questo momento, sia rafforzare la credibilità del Paese nei confronti delle istituzioni e dei mercati finanziari. La prima evidenza da rivendicare, in questo senso, è la completa riformulazione della tassa sugli extraprofitti delle banche, passata da «un’estorsione», così la chiamò un banchiere, a un incentivo al loro rafforzamento, in linea con le indicazioni della Bce. In ogni caso si studiano le alternative al finanziamento della manovra in deficit. L’idea del condono, come di una nuova “pace fiscale” mai abbandonata da Matteo Salvini, sta facendo strada. Una sanatoria è sempre meglio di una tassa. Meglio della sugar e della plastic tax, per esempio, che senza interventi scatteranno dal ‘24, e sulle quali Forza Italia ha ingaggiato un braccio di ferro con Giorgetti. Oggi intanto si riunisce il Consiglio dei ministri per approvare il pacchetto contro il caro energia, con il bonus benzina e riscaldamento per i redditi più bassi, cui sarà in ogni caso destinata la maggior parte dei fondi disponibili della manovra. Il quanto dipenderà dal negoziato con l’Unione Europea. Carburanti, 80 euro per i redditi bassiIl decreto legge con misure in materia di energia e sostegno al potere di acquisto, che il consiglio dei ministri approverà oggi, prevede un bonus una tantum per l’acquisto di carburanti che sarà caricato sulla social card per gli acquisti già prevista per le famiglie meno abbienti, con Isee non superiore a 15mila euro. Lo stanziamento aggiuntivo è pari a 100 milioni, che verranno suddivisi tra circa 1,3 milioni di titolari della social card. L’importo esatto del bonus, circa 80 euro, verrà definito entro trenta giorni con un decreto interministeriale. Bollette, proroga di bonus e Iva al 5%Il provvedimento prevede anche la proroga, per il quarto trimestre 2023, dell’Iva agevolata del 5% sulle bollette del gas per usi civili e industriali. Proroga di tre mesi anche dell’azzeramento degli oneri di sistema sul gas e dei bonus sociali sulle bollette della luce e del gas che vanno a favore delle famiglie con Isee fino a 15mila euro. Nel terzo trimestre il bonus sulla bolletta elettrica ha oscillato da 40 a 54 euro al mese, in base al numero di figli. Quello sul gas anche in base agli usi (acqua calda, cottura, riscaldamento) e alle zone climatiche, fino a un massimo di 34 euro nel trimestre. Contributo ad hoc sul caro riscaldamentoIl decreto prevede anche quello che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, chiama bonus riscaldamento. Si tratta di un «contributo straordinario», per ottobre, novembre e dicembre, che viene riconosciuto «ai clienti domestici residenti titolari di bonus sociale elettrico» ed è «crescente con il numero di componenti del nucleo famigliare». Verrà definito dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente «ripartendo nei 3 mesi l’onere complessivo (cioè lo stanziamento di 300 milioni, ndr.) in base ai consumi attesi».
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