Data: 02/03/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Roma, vince Gualtieri i 5Stelle sotto il 5% L'affluenza è un flop. Il crollo grillino allarma Raggi così slitta l’annuncio del bis
ROMA Nemmeno 1.500 voti, nemmeno il 5%. Un risultato che fa crollare tutte le giustificazioni della vigilia in casa M5S: è solo un municipio, o poco più; l'affluenza a picco sfalsa tutti i valori; la partita si è giocata nel campo più ostico che ci sia: il centro storico. Una disfatta. La sconfitta più annunciata dalla recente storia romana, con una candidata sconosciuta che ha fatto pensare a un patto di desistenza dei vertici M5S con il Pd per non creare problemi al ministro dell'Economia, si muove sul filo di ragionamenti che a risultato consolidato lasciano poco spazio alle attenuanti. «Sopra al 10% sarebbe stata una sconfitta nelle cose, ma così è davvero brutta... », è il pensiero dei parlamentari romani come Francesco Silvestri ed Emanuele Dessì. Anche perché questo risultato in un modo o nell'altro guarda avanti: alle prossime comunali, quelle del 2021. Ecco perché Virginia Raggi è stata praticamente assente nella poco incisiva campagna elettorale di Rossella Rendina. Mai una foto insieme né un post pubblico sui social network di sostegno. Una strategia chiara, da parte della sindaca: evitare con tutte le forze qualsiasi tipo di accostamento. O bacio della morte. «In questo periodo abbiamo la testa altrove: ci stiamo occupando delle emergenze della città», dicono dal Campidoglio. A fari spenti, questa disfatta già scritta alle elezioni suppletive della Camera, diventa un altro piccolo tassello di riflessione per chi pensa, nel M5S, che un'eventuale ricandidatura di Raggi non sia la mossa più azzeccata. I CONTRARI Una scuola di pensiero che al momento conta Roberta Lombardi, capogruppo in Regione Lazio e teorizzatrice di un accordo con il Pd alle comunali, e Luigi Di Maio, l'ex capo politico autore della regola del mandato zero che blocca - statuto alla mano- la possibilità per la sindaca di ripresentarsi. Il resto dei big da Beppe Grillo a scendere fino a Paola Taverna e Alessandro Di Battista sono più che neutrali. O meglio: spingono Raggi a riprovarci e comunque non saranno ostili. Al punto che l'ipotesi di una deroga è più che concreta. O al massimo c'è sempre il piano B: lista civica Raggi in tandem con quella ufficiale del Movimento. Ma sono scenari ancora lontani, soprattutto perché i pentastellati sono nel guado, in attesa degli Stati generali. Ma queste dinamiche interne alla fine cozzano con i numeri, che hanno la testa dura. Nel 2016 i grillini pur perdendo in questa circoscrizione, arrivarono al 25 (a fronte di un successo travolgente) che toccò una media del 35,3. Alle politiche del 2018 un altro calo: 28% a Roma e 16% qui. Dati simili alle regionali. Anche l'anno dopo, alle europee del 2019, i 5 Stelle si trovano a fare i conti con il 17,5%. Consensi dimezzati rispetto alle Comunali che portarono Raggi in Campidoglio. E adesso c'è questo nuovo risultato, per nulla lusinghiero e preventivato. Che ha fatto chiedere al capogruppo M5S in Comune Giuliano Pacetti di non parlare di un bis con gli attivisti alle riunioni che i parlamentari romani hanno svolto in città in vista degli Stati generali. Un modo per rinviare dunque l'annuncio della candidatura ai prossimi mesi quando anche questo ko sarà stato metabolizzato. Forse. |
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