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Data: 04/12/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Rigopiano, il giudice «Nessuna colpa degli ex governatori». «I tecnici della Regione non sollecitarono la predisposizione di un piano valanghe». Il Comitato delle vittime: «Un dispiacere ma la nostra battaglia giudiziaria continua»

Per Ottaviano Del Turco, Gianni Chiodi e Luciano D’Alfonso scatta l’archiviazione. GUARDA IL SERVIZIO TRASMESSO DA SKYTG24


PESCARA Escono definitivamente di scena dal procedimento sul disastro dell'Hotel Rigopiano gli ex presidenti della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi così come gli ex assessori alla Protezione civile: Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca. Lo ha deciso il il gip del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio che ha respinto le opposizioni alle richieste di archiviazione della procura che erano state presentate da alcuni legali dei familiari delle vittime. Non dall'avvocato Reboa e dai colleghi del suo team: «Condividevamo e condividiamo sul punto le posizioni della Procura e non siamo stupiti dell'ordinanza del Gip».
Escono dall'inchiesta anche l'ex sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli; la funzionaria della Protezione civile Tiziana Capuzzi; l'ex vice presidente della Regione Enrico Paolini; l'ex direttore generale della Regione Cristina Gerardis e ancora i funzionari e dirigenti Giovanni Savini, Silvio Liberatore, Antonio Iovino; Vittorio Di Biase e il responsabile del 118, Vincenzino Lupi. Archiviazione, solo per alcune ipotesi di reato, anche per l'ex prefetto Francesco Provolo, per Andrea Marrone, per Bruno Di Tommaso, legale responsabile della Gran Sasso Resort & Spa e per Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile. Archiviata anche la posizione di Daniela Acquaviva, la funzionaria della Prefettura nota per avere risposto telefonicamente al ristoratore Quintino Marcella, con la frase «la madre degli imbecilli è sempre incinta»; resta però imputata nel procedimento bis per depistaggio.
IL RUOLO DEI TECNICI Per il giudice, «non si ritiene che gli elementi investigativi indicati negli atti di opposizione (in quanto irrilevanti) possano incidere sulle risultanze investigative, precise ed esaustive, raccolte dal pm». Gli ex presidenti di Regione e gli ex assessori alla Protezione civile erano accusati di non aver agito secondo legge sull'applicazione della Carta delle Valanghe. Ma nelle 80 pagine di motivazione, il gip Colantonio fa presente che dovevano essere «i soggetti responsabili degli organi tecnico-amministrativi dell'ente» ad evidenziare, nel corso degli anni antecedenti al crollo del resort, «ai soggetti svolgenti funzioni esclusivamente politiche in maniera chiara e specifica, la necessità di procedere, nel più breve tempo possibile, alla formazione di una Carta di localizzazione probabile delle valanghe (CLNV) estesa anche all'area del comprensorio di Farindola/Rigopiano», cosa che non è stata fatta.
Il giudice osserva poi che «i politici (presidente di Regione e assessore delegato alla Protezione civile) che si sono succeduti nel governo della Regione non possono ritenersi responsabili per non aver emanato in tempo utile i provvedimenti per la formazione di una CLPV che comprendesse anche l'area di Farindola/Rigopiano: quindi deve prendersi atto che, sulla scorta delle priorità indicate dal Coreneva, l'autorità politica aveva proceduto correttamente a valutare, in via preminente, le aree comprese nei bacini sciistici, con provvedimenti di impulso per la formazione della CLPV relativa alle aree territoriali indicate e per l'assegnazione di risorse patrimoniali adeguate». Quanto ai ritardi nell'attivazione del Core e alla posizione di D'Alfonso, Colantonio scrive che «dichiarando formalmente lo stato di emergenza il 12 gennaio, D'Alfonso aveva implicitamente già autorizzato il dirigente del servizio ad attivare il Core».

Il Comitato delle vittime: «Un dispiacere ma la nostra battaglia giudiziaria continua»

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