Data: 10/03/2023
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Riforma del Fisco entro marzo: chi ci guadagna in busta paga Tre aliquote Irpef e meno detrazioni per i lavoratori dipendenti. Ritocchi anche all'Ires
L'AQUILA Tre aliquote Irpef e meno detrazioni per i lavoratori dipendenti. Al via entro la metà di marzo la riforma del Fisco: la legge delega approderà in Consiglio dei ministri la prossima settimana. Il Governo intende rimettere ordine al sistema tributario: diminuendo da 4 a 3 le aliquote Irpef, con due differenti ipotesi di calcolo. Ma sono previsti anche ritocchi per Ires (l'aliquota d'imposta sui redditi delle società), per l'Iva, (l'imposta diretta sui beni), e sui tributi minori. La riformulazione degli scaglioni di reddito e delle aliquote, secondo lo scenario prospettato, andrà però a penalizzare i redditi più bassi, nella fascia dai 28 mila euro in poi. Vediamo come.
EFFETTI IN BUSTA PAGA. Con la riforma fiscale le buste paga saranno più sostanziose? Per affermarlo con esattezza si dovrà attendere la bozza del testo e capire, così, la reale ricaduta sugli stipendi. Secondo le ipotesi in circolazione, la rivisitazione del numero delle aliquote, della loro percentuale, degli scaglioni di reddito alle quali applicarle e una rimodulazione delle detrazioni fiscali, porteranno comunque dei cambiamenti nelle tasche degli italiani. L'impostazione del Governo è quella di guardare soprattutto al ceto medio-basso, quindi ai redditi tra i 15mila e i 50 mila euro ma le strade sarebbero due (vedi la tabella). Una prevede l'accorpamento del secondo e del terzo scaglione di reddito, aumentando l'aliquota rispetto a quella attuale per queste due fasce. Operazione che costerebbe alle casse dello Stato circa 10 miliardi.L'altra ipotesi consiste sempre nella riduzione degli scaglioni a tre, spalmando il ritocco su tutte le fasce di reddito. Ma con la terza aliquota che aumenterebbe di sei punti percentuali rispetto all'attuale sistema, quindi dal 27% al 33%, l'impatto per i conti statali sarebbe minore: circa 6 miliardi.
LE DUE IPOTESI NEL DETTAGLIO. La prima ipotesi sul tavolo del ministro dell'Economia e delle Finanze, come si diceva, fa scendere le aliquote a tre, lasciando intatto il primo scaglione, quello fino a 15mila euro di reddito, a cui si applica l'aliquota del 23%. Il secondo scaglione, invece, salirebbe fino a 50mila euro rispetto agli attuali 28mila euro, portando l'aliquota dal 25% attuale al 28%. Il terzo e ultimo scaglione di reddito, oltre 50mila euro, resterebbe invariato al 43% attuale.Anche la seconda ipotesi prevede la riformulazione in tre scaglioni di reddito e tre aliquote ma, in questo caso, si interviene sui primi due scaglioni. Il primo verrebbe portato dal tetto dei 15mila euro attuali a 28mila, lasciando l'aliquota del 23%. Il secondo scaglione resterebbe fino a 50mila euro, con l'aliquota al 33%. Infine, anche in questo caso, il terzo scaglione rimarrebbe al 43% per i redditi oltre 50mila euro. Ma secondo questo scenario, i redditi più bassi, a partire da 28mila euro, vedrebbero aumentare l'imposta. A giovare della riforma, in sintesi, sarebbero i più ricchi.
MENO TASSE ALLE IMPRESE. Nell'ambito della riforma verranno inseriti incentivi alle imprese per le assunzioni. Le misure ancora non sono note, ma il Governo intende ridurre la tassazione, per esempio dell'Ires, laddove l'impresa assuma coloro i quali hanno percepito il Reddito di cittadinanza, gli ultracinquantenni, le donne. Oppure, qualora si facciano investimenti più innovativi come il 4.0, il patent box, un regime opzionale che consente di maggiorare, ai fini delle Imposte sui redditi e dell'Imposta regionale sulle attività produttive, le spese sostenute dall'impresa in relazione a software protetto da copyright, brevetti industriali, disegni e modelli e su ricerca e sviluppo. L'obiettivo è ridurre le tasse per creare nuova occupazione. Allo studio anche un "concordato biennale" per le aziende di piccole dimensioni: il Fisco calcolerà l'imposta e, se l'azienda accetterà, non avrà controlli per due anni. Se fatturerà di più, l'eccedente non verrà tassato. Le aziende più grandi, invece, dovranno negoziare con il Fisco, come previsto già dal 2015.
COME CAMBIA LA FLAT TAX. Si va verso una Flat tax, la tassazione che prevede un'aliquota unica, probabilmente al 15% sui redditi aggiuntivi dichiarati rispetto all'anno precedente o all'anno in cui si è dichiarato di più negli ultimi tre. Per ridurre gli scaglioni Irpef e applicare la Flat tax come secondo step, occorre però reperire nuove risorse che il Governo intende recuperare sugli sconti fiscali, che riducono l'imponibile tassabile (detrazioni sui mutui, spese sanitarie o del veterinario). Risorse che potrebbero aiutare la riduzione delle aliquote ma che, allo stesso tempo, rischiano anche di aumentare la pressione fiscale. Ma c'è una soluzione sui tavoli del ministero dell'Enomia e Finanze che parla di un taglio che potrebbe non essere fatto dallo Stato, bensì dallo stesso contribuente, chiamato a scegliere quali detrazioni mantenere e a quali invece dire addio, in base a una cifra stabilita entro cui si dovrà rimanere.
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