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Data: 26/11/2022
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Rfi non trova lavoratori scontro sulle cause. Ferrovie denunciano mancanza di richieste i sindacati: «diversi i motivi»

PESCARA In Abruzzo sembra essere diventata un caso la vicenda della Sala controllo della circolazione ferroviaria che ha sede a Pescara. Venuto alla ribalta un po' per caso, durante l'evento sismico dello scorso 8 novembre, si tratta del Centro di Rfi che regola il movimento dei treni lungo la linea adriatica, da Rimini a Termoli, e sulle tratte interne come la Sulmona-L'Aquila e la Teramo-Giulianova. La curiosità, segnalata da Filt Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fast, sta nel fatto che una realtà così strategica per la mobilità ferroviaria nazionale non riesce a trovare nuovo personale. «Con tutte le conseguenze immaginabili osservano per un centro che a regime esprime oltre 150 posti di lavoro», ma che verrebbe tenuto in piedi solo attraverso «il ricorso continuo agli straordinari, con conseguente stress fisico e mentale dei lavoratori». Ciò che non convince le varie sigle sono soprattutto le motivazioni addotte da Rfi per giustificare il mancato ampliamento dell'organico della Sala controllo. Tra queste i sindacati segnalano «la presunta mancanza di candidature di giovani abruzzesi per le posizioni scoperte, nonché la inadeguatezza del ruolo riscontrata nella fase di selezione». Inadeguatezza, ed ecco l'altra curiosità, «che riguarderebbe proprio i giovani residenti nella nostra regione alla quale si aggiungerebbe l'indisponibilità dei candidati migliori, casualmente residenti in altre regioni limitrofe, a scegliere Pescara come sede». Ragioni che i sindacati rispediscono tutte al mittente, sottolineando «l'inadeguatezza di un processo selettivo che riduce il campo dei possibili aspiranti ai soli in possesso di diploma di Liceo classico e scientifico. Soprattutto aggiungono in una realtà come l'Abruzzo dove ha sede uno dei più importanti Istituti Tecnologici superiori per la Mobilità presenti sul territorio nazionale». Da qui il sospetto, girato alla rappresentanza politica, che una limitazione così anacronistica possa nascondere altro, come l'intenzione di creare le condizioni «per uno spostamento del Centro di Pescara in altra sede».


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