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Data: 09/07/2022
Testata Giornalistica: ABRUZZOWEB
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Revoca A24-A25: le accuse del governo a Sdp. Gestione Anas in attesa società in house. Sindacati: “Garantire continuita’ occupazionale”

L’AQUILA – Da oggi  l’autostrada A24-A25 torna in mano statale, affidata all’Anas, che incasserà i pedaggi, in attesa che venga creata “non oltre il 31 dicembre 2023”,  una società in house che gestirà tutte le autostrade pubbliche italiane.

Esce di scena dunque  Strada dei Parchi, della holding dell’imprenditore pescarese Carlo Toto, per inadempienze contrattuali,  vedendosi revocata la concessione dell’infrastruttura in essere dal 2002, che collega l’Abruzzo alla Capitale, da parte del Consiglio dei Ministri, con un decreto firmato ieri sera dal presidente Mario Draghi, dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini,  e dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. La revoca poggia sull’attivazione attivazione dell’articolo 35 del decreto legge 162, approvato nel dicembre 2019, dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova.

Ora sulla clamorosa vicenda  si giocherà una partita su risarcimenti miliardari in un contesto che inasprirà ancora di più un contenzioso che dura da anni: le istanze del Ministero per le infrastrutture e mobilità sostenibili, ma soprattutto quella notificata il 12 maggio scorso dalla concessionaria Strada dei Parchi, che nella pratica per la cessazione anticipata del rapporto in scadenza nel 2030 ha chiesto un indennizzo di 2,5 miliardi di euro.

Per gli utenti, ha assicurato il governo, “è esclusa ogni ulteriore variazione delle tariffe, che rimangono invariate per il futuro rispetto a quelle del 2017”.

La revoca poggia sulle 16 pagine della relazione finale del dirigente Placido Migliorino, che parla di “reiterate non conformità manutentive e gestionali”, “l’inadeguata gestione della manutenzione”, omissioni “nel corredare i propri programmi di manutenzione di stime e rilevi, che ne giustificassero la congruità economica della spesa preventivata”.

Lo scontro tra Stato e Sdp è divampato dopo la tragedia di Genova del 14 agosto del 2018 con il crollo della infrastruttura gestita dalla famiglia Benetton quando il ministro era il pentastellato Danilo Toninelli che insieme ai dirigenti del dicastero, ha ingaggiato con Sdp un braccio di ferro sulla sicurezza.

Ma la situazione non è cambiata con i successori Paola De Micheli ed Enrico Giovannini. Tanto che si è arrivati alla revoca in danno che ha attivato preoccupazioni di una operazione che non a caso per il governatore abruzzese, Marco Marsilio “darà vita a un contenzioso micidiale” considerando che “Benetton e Atlantia sono stati liquidati con 8 miliardi di euro dopo aver fatto crollare un ponte con decine di morti”.

Intanto nel decreto di revoca si afferma che l’autostrada passerà, non oltre la data del 31 dicembre 2023, ad una società in house dell’Anas ancora da costituire e che gestirà tutte le autostrade statali.

La stessa Anas si assume intanto la gestione, “a decorre dalla data di entrata in vigore del presente decreto”, ovvero da oggi, “al fine di assicurare la continuità della circolazione in condizioni di sicurezza”,  facendosi carico degli interventi di manutenzione ordinaria, e si avverrà con rimborso dei relativi oneri, del personale della società di Strada dei parchi nonché delle società Parchi Global service e Infraengineering. Con l’esclusione del personale inquadrato come dirigente.

L’Anas inoltre è autorizzata ad assumere “nella misura necessaria ad assicurare lo svolgimento dell’attività” altro personale e provvederà ad applicare a riscuotere le tariffe dal pedaggio, e non sono per ora previsti aumenti.

L’Anas potrà effettuare anche “nei limiti delle risorse allo scopo individuate”, “ogni ulteriore intervento ritenuto necessario dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ovvero dal Commissario straordinario”

Strada dei Parchi, Global service e Infraengineering sono poi tenute a consegnare “tutta la documentazione anche tecnica, relativa allo stato di funzionalità delle infrastrutture autostradali”, “i programmi di manutenzione in corso di esecuzione e i beni materiali” ivi compresi “i beni immobili e i beni materiali necessari per la gestione della manutenzione ordinaria delle autostrade”, nonché “a garantire al personale autorizzato l’accesso a tutta la documentazione pertinente detenuta da dette società”.

Il caso di inosservanza degli obblighi con decreto il presidente del Consiglio dei Ministri sarà nominato un commissario ad acta, che si sostituisce agli organi di amministrazione delle società.

Si evidenzia il diritto del concedente, ovvero lo Stato, “al risarcimento dei danni cagionati dall’inadempimento del concessionario, determinato tenendo conto anche delle risultanze delle ispezioni effettuate dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, su richiesta del concedente e finalizzate a verificare lo stato dell’infrastruttura autostradale oggetto di concessione”.

L’Agenzia nazionale provvederà infatti ad “effettuare ispezioni finalizzate a verificare, entro il 31 dicembre 2022, le condizioni sicurezza dell’intera infrastruttura”.

Il passaggio di  mano avrà intanto un costo, quantificato nel decreto a “complessivamente a 160 milioni di euro per l’anno 2022, a 150 milioni di euro per l’anno 2023 ed a 250 milioni di euro per l’anno 2024”, ovvero 560 milioni da assegnare all’Anas per poter gestire l’autostrada.

Per quanto riguarda le contestazioni, che giustificherebbero la revoca, ecco alcuni passaggi salienti della relazione: “la società non si è mai resa conto nel corso dei 20 anni trascorsi, che alcune opere d’arte, con specifico riferimento agli impalcati a cassone, erano sollecitati dai carichi frequenti fino all’incipiente stato di fessurazione, riducendo in tal modo la durabilità dell’opera”. La società “ha dimostrato ancora una volta una inadeguata gestione delle infrastrutture in quanto non aveva mai eseguito indagini conoscitive a tergo delle canaline di rivestimento dei giunti in galleria e men che mai nella galleria Gran Sasso”.

Si parla poi “dell’inadeguatezza della gestione delle operazioni invernali che si è manifestata anche nel corso degli anni in occasione di nevicate, che hanno portato alla formazione di ghiaccio e conseguente chiusura dell’autostrada”, dei  “rilievi e delle reiterate non conformità relativi alla mancata manutenzione delle barriere di sicurezza e delle opere d’arte assentite in concessione, e che hanno rilevanza anche sulla sicurezza della circolazione, costituiscono motivo di grave inadempimento di notevole importanza”. E ancora: “La società ha sempre omesso di corredare i propri programmi di manutenzione di stime e rilevi, che ne giustificassero la congruità economica della spesa preventivata”.

Il decreto di revoca ricorda poi la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura dell’Aquila nei confronti dei vertici del gruppo Toto, con ipotesi di reato come omissione totale degli interventi di manutenzione ordinaria, presunta frode nelle pubbliche forniture e presunto attentato alla sicurezza del pubblico trasporto autostradale. Questo, nonostante una recente perizia, durante il procedimento penale, escludesse problemi di sicurezza dei viadotti. Il decreto ricorda anche i procedimenti in corso nei tribunali di Pescara, Sulmona e Teramo.

Tutte contestazione rimandate sdegnosamente al mittente da Sdp. Il privato, in sella dal 2002 dopo aver rilevato le due arterie di montagna dalla gestione pubblica dell’Anas attraverso un bando comunitario, accusa il governo di aver impedito “una efficace operatività in una condizione di equilibrio economico-finanziario”.

La concessionaria ha del resto ottenuto sentenze favorevoli, tra cui il blocco del pignoramento intentato da Anas sancito dal tribunale di Roma che ha riconosciuto il principio della compensazione sottolineando che lo Stato deve al privato una somma maggiore dei circa 500 milioni di euro rivendicati.

Di fronte alla formalizzazione di un atto che non esita a definire “un sopruso”, Sdp ha già annunciato  in una nota durissima, di voler “difendere in tutte le sedi il proprio buon nome e gli interessi legittimi che rappresenta, che sono quelli di un gruppo italiano che garantisce lavoro a 1700 dipendenti e produce ricchezza pari all’8% del pil della regione Abruzzo”,

In questa complessa vicenda che coinvolge anche l’acquifero del Gran Sasso (a Teramo è in corso un processo per presunto inquinamento nel tunnel), tutto ruota intorno al Piano economico finanziario, fermo dal 2013, nonostante una quindicina di versioni e due commissari, uno nominato dal governo, l’altro dal Consiglio di Stato che ha considerato inadempiente l’allora Ministero per le infrastrutture e trasporti esautorandolo dalla approvazione.

Nel Pef, oltre ai costi dei pedaggi, emerge l’altra grande questione: il mega piano di messa in sicurezza sismica di circa 6,2 miliardi di euro per rispettare i dettami della legge di stabilità del 2012, dopo il terremoto dell’Aquila, che considera le due arterie strategiche in caso di calamità naturali. Proprio la maxi commessa i cui lavori, secondo il contratto in forza alla concessionaria, poteva essere gestita in house dalla società del gruppo Toto potrebbe essere stato il vero elemento di rottura tra le parti.

 

REVOCA SDP, SINDACATI: “GARANTIRE CONTINUITA’ OCCUPAZIONALE”

ROMA – “Nonostante le avvisaglie dei giorni scorsi, la notizia della revoca della concessione delle autostrade A24 e A25 alla società Strada dei Parchi decisa dal Consiglio dei Ministri attraverso un apposito decreto-legge con il quale è stata data efficacia immediata alla risoluzione della convenzione del 18 novembre 2009, sottoscritta tra Anas e SDP, ha colto un po’ tutti di sorpresa.

Così, in una nota, Silvio Amicucci (Fillea Cgil), Carmine Ranieri (Cgil Abruzzo Molise) e Franco Rolandi (Filt Cgil), che osservano: “Si è trattato dell’epilogo finale di posizioni contrapposte che si trascinano da almeno dodici anni e in particolare dal terremoto dell’Aquila del 2009 e dalla legge 228 del 2012 che, nel definire indispensabili e strategiche per la Protezione Civile le due tratte autostradali al fine di dare soccorso alle popolazioni in caso di nuove calamità, ha altresì reso indispensabile l’adeguamento delle due infrastrutture con requisiti antisismici”.

“Il decreto-legge – ricordano – renderebbe disponibile l’immediato subentro di ANAS S.p.A. nella gestione dell’autostrada che, per assicurare la continuità dell’esercizio autostradale, potrà avvalersi di tutte le risorse umane e strumentali attualmente impiegate, tra cui il personale di esazione, quello impiegato direttamente nelle attività operative e le attrezzature, automezzi e macchinari necessari ad assicurare il servizio.

“Pur tuttavia Fillea CGIL e Filt CGIL ovvero, le due categorie che organizzano e rappresentano i numerosi lavoratori operanti nelle due tratte autostradali unitamente alla Cgil regionale Abruzzo Molise, ritengono fondamentale e prioritario garantire la continuità occupazionale e le tutele economico-normative sia del personale della Società concessionaria che di tutto il personale dell’indotto, ponendo le dovute attenzioni finanche a recuperare i lavoratori licenziati a seguito di mancate assegnazione di ulteriori lavori legati alla sopra richiamata legge 228 del 2012.

“La Cgil Abruzzo Molise unitamente alle categorie Filt e Fillea ritiene altresì indispensabile che le due tratte autostradali di circa 370 km, siano messe a norma con i requisiti antisismici al fine di garantire la continuità del servizio e gli standard di sicurezza offerti all’utenza”.

“A tal fine e allo scopo altresì di assumere tutte le necessarie informazioni su un provvedimento altamente impattante sul territorio e dai risvolti alquanto incerti sul fronte sociale ed occupazionale, si rende assolutamente necessario anche mediante l’ausilio delle strutture nazionali, un confronto urgente con i Ministri competenti Giovannini (Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili) e Orlando (Lavoro e politiche sociali)”, concludono i sindacati.


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