Data: 07/11/2019
Testata Giornalistica: ABRUZZOWEB |
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Rapporto Svimez: un laureato su tre va via dall'Abruzzo, record pendolari con Roma. Focus del sindacato Cgil: Aumenta pil ma cala occupazione; bassa qualità del lavoro, «Regione rischia forte arretramento economico»
L'AQUILA - Qualche luce, ma tante, troppe ombre, anche per l'Abruzzo, emergono dal Rapporto Svimez 2019 che ha numeri alla mano ha evidenziato che dal 2001 hanno lasciato il Mezzogiorno due milioni e 15 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati". E in questa triste classifica l'Abruzzo è al primo posto tra le regioni italiane interessate da questo fenomeno di emigrazione "intellettuale", con una percentuale del 35 per cento dei giovani laureati che vanno a vivere altrove. Gli abruzzesi si trasferiscono nelle regioni del Nord, ma anche in quelle del Centro, prevalentemente nel vicino Lazio che è la seconda regione di destinazione degli emigranti dalle regioni del Mezzogiorno. A fare il focus sulla situazione abruzzese è la Cgil. "La riduzione della popolazione abruzzese, lo spopolamento delle aree interne, l'emigrazione dei giovani - sottolinea il segretario generale Carmine Ranieri - ridurranno sempre più la popolazione attiva e porteranno l'Abruzzo ad una situazione di forte arretramento economico". Accade però anche che sono tanti gli abruzzesi, particolarmente giovani, che hanno un più elevato grado di istruzione e di professionalità, che invece di emigrare nelle regioni limitrofe, decidono di restare in Abruzzo scegliendo il pendolarismo. Oltre il 40% dei pendolari ha meno di 35 anni mentre quasi il 70% ne ha meno di 45. Anche in questo caso l'Abruzzo è la regione che ha la percentuale di pendolarismo maggiore tra le regioni del Sud, ma dal 2017 sempre più persone decidono di trasferirsi in via definitiva. "Per arginare il fenomeno - commenta dunque la Cgil - è importante che la Regione investa maggiormente su un sistema di trasporto pubblico efficace. Si deve puntare sul trasporto pubblico su gomma e sul potenziamento delle nostre ferrovie. I collegamenti con la Capitale oggi sono messi seriamente in discussione dalla politica regionale anche se costituiscono un servizio essenziale per i pendolari e se non saremo in grado di dare risposte adeguate assisteremo ad un ulteriore spopolamento delle aree interne. Poiché parliamo prevalentemente di giovani, spopolamento significa perdere il futuro della nostra regione". Tra i dati positivi, rileva il sindacato, "si evidenzia che nel 2018 l'Abruzzo è stata la regione meridionale a far registrare il più alto tasso di crescita dell'1,7%. Dato importante se si considera che la crescita negli anni 2016 e 2017 è stata molto modesta, rispettivamente dello 0,1% e dello 0,3%. Il valore numerico, in senso assoluto certamente positivo, se analizzato in maniera settoriale vede una forte crescita nel settore delle costruzioni (+12,7%), un lieve incremento di quello dei servizi (+1,7%), una sostanziale stabilità nell'agricoltura (-0,3%) ed un arretramento dell'industria (-1,2%)". La crescita però non incide sui livelli occupazionali, tanto che evidenzia la Cgil, "dal 2008 a fine 2018 hanno registrato una flessione del 2,4% rispetto ad un incremento del 2,3 % delle regioni del centro Nord. I primi due trimestri del 2019 confermano il calo dell'occupazione. Lavoro povero, part time involontario, disoccupazione giovanile denotano una scarsa qualità del lavoro. Fortunatamente ci sono in Abruzzo imprese innovative che sfruttano sinergie con i centri di ricerca, con le università, con le istituzioni locali e che puntano sulla sostenibilità ambientale". "Da questa lettura dei dati - prosegue la Cgil - emerge più di qualche preoccupazione, considerando che la crescita dipende quasi esclusivamente dal settore delle costruzioni, che sta vivendo una stagione positiva però fortemente legata alla ricostruzione post terremoto e dunque all'utilizzo di risorse straordinarie. Dall'altro lato, invece, assistiamo ad una sofferenza del settore industriale che costituisce la nervatura del sistema produttivo abruzzese". "Nel rapporto - sottolinea la Cgil - emerge il forte disagio per le famiglie abruzzesi che hanno una componente con problemi di salute. I dati sulla mobilità passiva sanitaria ci dicono che continua il flusso di cittadini verso il centro Nord, anzi, i dati dimostrano che la percentuale dei cittadini abruzzesi che vanno a curarsi fuori regione tende ad aumentare. Anche la quantità e la qualità dei servizi sociali in Abruzzo risulta ancora decisamente inferiore a quella del centro Nord, così come si evidenzia che la maggior parte degli edifici scolastici abruzzesi richiede una manutenzione urgente. Il tema dovrebbe essere tanto più sentito dagli amministratori locali, considerata la forte sismicità della nostra regione". La Cgil Abruzzo Molise, alla luce dei dati, fa una serie di considerazioni, "con l'auspicio che possano essere da stimolo alla politica regionale e agli enti locali". "L'unica forma di contrasto alla riduzione della popolazione attiva può arrivare da politiche finalizzate ad accrescere l'occupazione. Per fare ciò è necessario che la Regione si attivi da subito per rendere più efficace la politica dei servizi all'impiego - spiega Carmine Ranieri -, oggi decisamente scarsa. Per creare nuovo lavoro, inoltre, è necessario riattivare gli investimenti pubblici in Abruzzo. A partire dai finanziamenti europei che gli enti territoriali spesso non riescono a utilizzare per progetti di qualità ed in tempi rapidi. Così come è necessario spendere bene e presto le scarse risorse nazionali già a disposizione e portare avanti la strategia nazionale per le aree interne, tenendo conto che il tema della trasversalità Tirreno Adriatico collegato all’istituzione delle Zes potrà rappresentare una grande opportunità di sviluppo per tutta la regione". "La Regione - prosegue il segretario - deve decidere in maniera intelligente e cantierare subito i lavori per migliorare la vulnerabilità sismica degli ospedali, 480 milioni di euro sono già disponibili, così come è necessario accelerare il processo di ricostruzione pubblica e privata. Far partire gli investimenti pubblici aiuterà a mettere in moto quelli privati e genererà incremento della domanda interna e aumento della occupazione, dando vita ad un circolo virtuoso. Il rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi sociali, inoltre, avrà finalità redistributive, facilitando l’accesso ai diritti di cittadinanza e rendendo più appetibile continuare a vivere in questa regione". "Piuttosto che chiedere al governo nazionale il regionalismo differenziato - conclude la Cgil Abruzzo Molise - bene farebbe la Regione a pretendere un rilancio delle infrastrutture e una maggiore attenzione alle aree interne, nell'ambito di una strategia nazionale di investimenti per il Sud, perché solo così l'Abruzzo potrà superare questa lunga crisi". |
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